MARTIN MYSTÈRE n. 329
Ottobre 2013
“La minaccia di Allagalla”
Storia di Luigi Mignacco
Arte di Enrico Bagnoli e Maurizio Gradin
La possibilità di rendere omaggio al compianto Enrico
Bagnoli, citata dell’articolo finale di Alfredo Castelli, è stata sprecata da
questo brutto albo che qualcuno ha paragonato a una storia Topolinesca per
titolo e tema. Anche noi stavamo per definirlo “alla stregua di”, ma poi ci
siamo resi conto che Topolino vanta storie di trenta anni fa scritte da giganti
come Rodolfo Cimino, Romano Scarpa e Giorgio Pezzin (tra gli altri) che sono un
capolavoro di logica, struttura e corenza, e che danno punti su punti a “La
minaccia di Allagalla”.
E’ stata una lettura talmente sconcertante che non ci
riesce quasi di decidere come sviscerarne i difetti, e quindi ci sembra giusto
dare il nostro giudizio in maniera stringata e immediata, per risparmiare ai
lettori una perdita di tempo come la lettura di questo articolo.
Martin Mystère n. 329 significa centosessanta
pagine (160) a ben cinque Euro (5) per una vicenda basata sull’improvvisazione,
dove tutto si verifica per caso, la trama va avanti a “sensazioni” e passaggi
illogici, e la vicenda si risolve perché fortunatamente c’era un tizio “coi
poteri” che passava per caso. Soldi e tempo sprecati.
La storia non comincia male: i resti del robot titanico,
la scoperta dei turisti per caso nello Sri Lanka, l’atmosfera surreale, le
visioni di una New York retrò andata distrutta… è tutto molto suggestivo e
promette un mistero degno di questo nome.
Di più, sembra davvero in continuità con la storica serie
a fumetti “Il terrore di Allagalla” (come spiegato da Alfredo Castelli
nell’editoriale e dai nostri intrepidi redattori sul forum di Agarthi).
Inoltre, una sequenza incentrata su Java presenta in tono
bonario quella che non sarà la soluzione dell’albo, cioè la banalità di
una realtà parallela: non sia mai che nella serie di MM si usi un escamotage
così poco originale.
Da qui in poi, la storia comincia ad andare in discesa,
senza più fermarsi, diventando una valanga che raccatta cliché su
insensatezze su improvvisazioni, finchè non si schianta. O forse la si può
paragonare a un trabiccolo sgangherato che arranca perdendo pezzi a ogni giro
di ruota, e viene riparato con toppe ricavate da materiale di fortuna, finchè
non va a pezzi da solo.
Il personaggio di Martin Mystère, dipinto fino a pochi
albi fa come lo scettico per eccellenza, si lascia coinvolgere con creduloneria
completa da un vortice di sensitivi, esper e cartomanti da barzelletta. Tutti
quanti intorno a lui hanno “le sensazioni”, compresi Diana Lombard e Travis
Travis, e Martin non fa una piega. E’ una ridda frenetica di personaggi vecchi
e nuovi che parlano in un modo completamente fuori dal mondo (come se per noi
fosse naturale dare retta al primo svaporato che ci dice che “sente che
Allagalla è davvero una minaccia”): al confronto, costoro fanno sembrare sobrio
quel poveretto vittima dell’ossessione delle scie chimiche.
E Martin si beve tutto, come un perfetto boccalone da
manuale, senza mai anche solo sollevare un minimo dubbio (si vede che lo
scetticismo va riservato solo alle realtà parallele).
Terminata la sarabanda delle sensazioni, si passa ai
fenomeni da baraccone, e la storia si trasforma in circo: lo scienziato
fotocopia di Octopus; il bambino-pipistrello che in realtà è un povero mutante
incompreso dotato di percezioni non spiegate (è un telepate? Un sensitivo? Un chiaroveggente?
Un onnisciente? Tutto quanto insieme? Non si sa, ma non appena serve un potere
per far andare avanti una trama che si è cacciata in un vicolo cieco, ecco che
il bambino-pipistrello miracolosamente ha quel potere); e infine, ciliegina
sulla torta di questo freak show da barzelletta, la geologa Magda, che è
il trionfo della razionalità e del metodo scientifico. Sua è infatti la
capacità di percepire le onde ELF a bassa frequenza (e già lì le diciamo
grazie: non sono tali per definizione? Esistono onde ELF ad alta
frequenza?) e sua è la meravigliosa spiegazione: dopo aver lavorato per anni
coi terremoti, Magda ipotizza di aver sviluppato una speciale sensibilità alle
onde ELF.
Dobbiamo davvero commentarlo? E come si fa a leggere un
simile sproposito senza ridere per una settimana? Basta ricordarsi quanto è
costata questa barzelletta.
Specialmente se viene offerta da un fumetto come Martin Mystère, che si presenta sempre
più filo-CICAP, cioè con una filosofia che è esattamente il contrario di questa
vicenda da film di serie zeta. Ci viene il sospetto che la vera minaccia qui sia quella di leggere un'altra storia simile, altro che Allagalla.
Quando la trama riprende a muoversi, oltre che con le
sensazioni, lo fa con il caso. Non c’è costrutto, non c’è progettazione, non ci
sono causa ed effetto: ci sono solo persone che passavano di lì e che, per
grandissima fortuna, hanno proprio il potere necessario per risolvere la crisi.
Già, che fortuna che la redazione del giornalaccio
scandalistico abbia rapporti con un ragazzino che guarda caso ha davvero un
potere mentale che gli permette di risolvere il caso. Da notare come questo deus ex machina, che compare di colpo
quando la lettura è giunta a ben tre quarti della storia (!) sia stato invece
presentato dall’anteprima dell’albo come un personaggio chiave che innesca la
vicenda e intorno al quale ruota tutto. Alla faccia!
E ovviamente, essendo un deus ex machina, il
ragazzino non ha nessun legame con la minaccia in corso. Assolutamente nessun
legame. Come se, nella visione razionale di Martin Mystère, fosse
normale uscire di casa e trovare mutanti, sensitivi e geologhe ELF-ofile che si
accapigliano per levare le castagne dal fuoco all’inutile Detective
dell’Impossibile.
Certo, ai tempi de “Il terrore di Allagalla” era
normale che i fumetti, più ingenui e senza pretese, fossero zeppi di eventi
casuali che miracolosamente rimettevano tutto a posto. Ma nel 2013, anche se si
vuol porgere un omaggio a una vicenda classica, ciò è accettabile? E
soprattutto, lo è dopo che si è fatto tanto gli schizzinosi sulle realtà
parallele?
Ma davvero abbiamo accantonato Atlantide e Mu perché erano
noiose? Davvero sentivamo il bisogno di trovare altri temi? Davvero in
alternativa c’era solo questo?
Parliamo della soluzione della storia, visto che ci siamo.
Innanzitutto, si scopre che “Il terrore di Allagalla” non ha mai avuto
luogo: quindi altro che il “seguito” che ci era stato promesso. “Il terrore”
era solo un fantastico film amatoriale (!) realizzato cinquanta anni fa da uno
scienziato pazzo sepolto sotto una montagna dello Sri Lanka, con modellini in
miniatura ed effetti speciali avanzatissimi che ancora adesso non sapremmo
riprodurre, e naturalmente nessun essere umano in scena. La vera arma dello
scienziato era un “cannone sonico” che causava terremoti e che, per caso,
trasmetteva il film direttamente nella mente delle persone. Un tipo iperattivo,
che era riuscito nel contempo a conseguire risultati incredibili in due campi
completamente diversi come la cinematografica e la geologia/acustica/fisica dei
materiali.
Questa è la soluzione del mistero. Un macchinario che deve
fare una cosa, ma poi inaspettatamente ne fa anche un’altra completamente
slegata. E che non si capisce come faccia.
Naturalmente, lo stesso vale per la “bomba sonica”
costruita dal dottor Octopus nel presente: trasmette ai sensitivi le
ossessioni di Octopus. Ma, ci chiediamo, lo fa sempre, anche quando è spenta? E
se lo fa da accesa, questa bomba come riesce a sapere che deve trasmettere
proprio le ossessioni di Octopus, che non è nemmeno presente sulla scena? E’
forse senziente, questa bomba, per andare a prendere le fissazioni dal cervello
di Octopus (e non da quello di un passante a caso), scegliere solo quelle tra
miliardi di altre cose, e proiettarle nella testa di altre persone?
Va bene che la tecnologia ormai sembra fare cose
prodigiose, ma questa è una bomba sonica basata su un cannone di cinquanta anni
fa. Dov’è Martin-CICAP, davanti a queste elucubrazioni a base di magia
simpatica stregonesca? Dorme?
Alle domande si sommano altre domande: perché il mondo
psichico è entrato in fermento, per questa specifica minaccia? Non ha reagito a
nulla di nulla, fino all’albo precedente. Ora sì? E il prodigioso Bat Boy non
poteva intervenire per sventare anche tutte le minacce precedenti? Solo questa,
gli andava di sventare? E perché, visto che con essa non ha nessun legame? In
un fumetto normale, questo requisito sarebbe stato il minimo obbligatorio per
la pubblicabilità.
E visto che ci siamo, chiediamoci anche perché lo
scienziato pazzo aveva quei pezzi giganti di vero robot gigante nel sottosuolo:
se era tutta una messinscena cinematografica con modellini in miniatura
praticamente perfetti, a che gli servivano quei pezzi anatomici smisurati?
E ancora: dove ha trovato i finanziamenti veramente
necessari per un’impresa simile, nello Sri Lanka degli anni 1950? E perché li ha
buttati tutti per girare un inutile film? Sapeva che sarebbe stato trasmesso
“telepaticamente”?
Adesso che abbiamo svelato la “soluzione”, non possiamo
che chiederci perché Diana “sentisse” che la minaccia è Allagalla, quando
invece si tratta del dottor Octopus, a New York, che semina bombe per la
metropolitana.
E ancora, l’idea della realtà parallela era stupida, e
andava scartata. Dopo aver letto la soluzione effettiva, ci chiediamo: ma ne
siamo sicuri?
L’unica cosa che ci è chiara è che l’assunto di base di
questa vicenda è veramente banale e privo di immaginazione: la vicenda del “terrore
di Allagalla” degli anni 1950 non poteva essere accaduta nel nostro mondo.
Ma come, non è forse Martin Mystère il fumetto dell’originalità? E dove
sta l’originalità di dire che quel fumetto era in realtà un filmetto
amatoriale?
E tutto ciò con buona pace di chi, già venti anni fa, era
riuscito invece a rendere “storici” gli eventi de “La guerra dei mondi”, per
esempio: erano loro, quelli poco originali.
La perla della geologa Magda (presto fumettista, a causa del suo approccio da geomante) è talmente assurda,
insensata e ingiustificata che sentiamo il bisogno di ribadirla, ma solo per
tornare sul tema di telepatia, onde ELF e terremoti artificiali.
Queste parole fanno suonare un campanello nella testa di
qualcuno? Dovrebbero, perché si tratta di argomenti già comparsi
abbondantemente e con dovizia di documentazione nella saga di Martin Mystère,
fatto che però qui non viene nemmeno lontanamente citato. E attenzione, non
stiamo dicendo che deve essere citato perché è successo nel numero X e allora
Martin lo deve sapere: non siamo il nerd pazzo che vuole le didascalie per ogni
idiozia.
No. Noi lo stiamo dicendo perché a) la trama è
stra-riciclata e non c’è stato nemmeno il pudore di dirlo e b) le vecchie
storie in questione (e quelli sì che sono fumetti degni di questo nome)
avrebbero potuto fornire le basi razionali e pseudo-scientifiche necessarie per
rendere credibile la baracconata in esame.
Abbiamo detto che la trama è stra-riciclata? Sì, perché
tra le vecchie storie con temi in comune c’è Speciale Martin Mystère n. 7, “Ultimatum a New York”.
Potremmo dire che “La minaccia di Allagalla” è un
copia&incolla di quello Speciale, ma significherebbe fare un torto a quel
fumetto, dove la minaccia di distruggere New York con un terremoto artificiale
(causato da poteri telecinetici di un vero esper) è gestita in maniera logica e
razionale, in una storia con una trama solida che gode di uno sviluppo
articolato e di un finale coerente (causa ed effetto).
Certo, noi non facciamo testo: siamo i soliti sfigati che
hanno una conoscenza nerdistica del fumetto di MM, quindi siamo capaci solo di
offrire queste idee e avanzare pretese da perdenti. Siamo come chi legge “I
promessi sposi” calandoli nel doppio contesto storico delle dominazioni spagnola
e austriaca: che c’azzecca? L’importante è che Renzo la sposi e lei sia
illibata.
Siccome noi non contiamo niente, vogliamo però segnalare
che neppure a Castelli la storia deve essere piaciuta tantissimo, dato che
nell’editoriale tenta di abbozzare lui stesso una dignitosa trama alternativa
per celebrare degnamente i robottoni di Allagalla. Certo, Castelli avrebbe
radicato la sua trama nella nostra realtà, sfruttando elementi storici veri
come i calcolatori a vapore di Babbage, per cui sarebbe stato tragicamente poco
originale!
Se questa è l’originalità, noi nerd ne facciamo a meno.
Ridateci la banalità della fantascienza classica, quella sensata delle realtà
parallele. Ridateci la noia di intreccio, logica, sviluppo e rispetto per il
lettore. Ridateci le basi atlantidee che crollano. Ridateci le IDEE, tipo
quando Castelli sfruttava gli apparecchi di Tesla e le onde ELF, o i film
maledetti di Lovecraft, o qualunque altra cosa che avesse un senso.