lunedì 31 maggio 2021

Carrellata di finali alternativi

LUNEDI' 31 MAGGIO

I temi dell'ottava prova

E, come giusto che sia, ecco i vostri mysteri alternativo a quelli proposti dagli albi del nostro BVZM.
Complimenti a tutti e buona lettura.


L'ORIGINE DI EXCALIBUR (nessun albo particolare), di Salvo di Bella

Excalibur ha origini antichissime.... in realtà è l'arma usata da Caino per uccidere Abele. Da quel momento si è impregnata di energia mistica negativa ed è stata il tramite di tutti i crimini più efferati che si sono succeduti. È stata l'arma che Achille ha usato per uccidere Ettore, poi è stata portata a Roma dove è stata usata più volte per l'uccisione dei personaggi più influenti. Dopo essere stata dispersa e divisa in diversi pugnali si ritrovano tracce in epoca moderna per tutte le uccisioni più famose a partire dall'assassinio di Francesco Ferdinando per proseguire con il suicidio di Hitler..... adesso alcune parti sono ben conservate presso i servizi segreti israeliani in attesa della prossima prova .

 

2.   IL TESORO DI LOCH NESS (MM Special 2), di Alberto Simionato

Alla fine il tesoro non si rivela essere una ricetta, idea simpatica ma poco affascinate, ma qualcosa che si collega al mito del mostro del lago con un approccio tipo che il forziere conteneva le cartelle cliniche o comunque della documentazione tecnica degli esperimenti che hanno portato gli scienziati di una civiltà precedente a creare dei mostri Kaiju. Lo so, è la “solita” spiegazione con Atlantide ma secondo me sarebbe stata più in sintonia con le storie di Martin dell’epoca. Vedrei più logica la possibilità di far crescere di dimensione (o ridurre) i mostri in quanto così erano più facilmente trasportabili attraverso l’uso di “parole magiche” (“Neftario! Dicterio! Colubro! Lizardo!”) cioè erano delle “armi a comando vocale”.

 

OPERAZIONE ARCA (MM 3), di Alberto Simionato

Quando la lessi mi aspettavo che la spiegazione della Bibbia venisse rivista in chiave Atlantide ma magari avrei preferito che Martin trovasse l’arca vuota e pronta all’uso, con indicazioni e comandi in inglese e che un qualche messaggio pre-registrato gli spiegasse che faceva parte di una serie di “Arche” spedite da un futuro non lontano rispetto al momento in cui Martin la trova (es. 10 anni in avanti nel futuro) ad un punto nel passato in cui la razza umana non era ancora sul punto di un evento che la minacciava di estinzione (cosa che nel “futuro 10 anni in avanti” sta per accadere) ed è pronta all’uso per salvare esemplari di persone che ripopoleranno la terra quando l’apocalisse “10 anni nel futuro” capiterà inevitabilmente. La scelta di piazzarla sul monte Ararat era funzionale al fatto che lì venisse cercata quella biblica!

 

 

LA MAREA GRIGIA (MM 313), di Alberto Simionato

 

Al posto del diapason alieno da solo avrei messo in campo uno scontro fra due o più gruppi/sette/organizzazioni segrete che al tempo della Serenissima si combattevano ognuno coi rispetti alchimisti che fabbricavano armi non convenzionali e usando i ratti per sperimentarli come killer. Ai giorni nostri i discendenti di quei gruppi si stanno ancora combattendo. Oppure il diapason alieno è sfuggito al loro controllo, ma ratti intelligenti e basta mi è sembrato poco.


E VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI (nessun albo), di Marco Campagnari

Anche oggi devo ricorrere a uno stratagemma per partecipare: non me la sento di fare un torto alla grande fantasia degli autori, quindi non mi permetterei mai di cambiare un finale, ma dato che sono un depravato, al posto della classica finale “lui davanti al MAC”, metterei qualche tavola  che raffiguri Martin con Angie o Diana in “…e vissero felici e contenti” con una scena un po‘ esplicita



IL RISVEGLIO DI MARTIN MYSTERE (nessun albo), di Marco Cioni

Martin Mystere deve rendersi conto della sua vera condizione sopita nella sua mente: è infatti un elohim che deve risvegliare la sua coscienza posta in animazione sospesa dal suo Essere Superiore con lo scopo di farlo risvegliare 3333 anni dopo l'evento che ha determinato la fine del suo potere su parte della popolazione terrestre. L'evento stesso scaturito da un misterioso black out comunicativo verso il pianeta d'origine ha indotto l'Essere Superiore a creare l'animazione sospesa dell'essenza del suo adepto per farlo sopravvivere, con trasmigrazione da un corpo all' altro, con il fine di riprendere la sperimentazione sui terrestri quando i flussi saranno ripristinati tra la Terra ed il pianeta originario. Martin Mystere rivive saltuariamente flash di esperienze passate in altri corpi ed epoche ed è portato alla ricerca del quid che possa recuperare la possibilità di riscoprire esseri come lui nascosti ancora sulla Terra.


IL DESTINO DI ATLANTIDE E MU (nessun albo), di Alessandro Giacobazzi

E se si potesse evitare la distruzione di Atlantide e Mu?

Martin Mystère, un fumetto distribuito clandestinamente ad Atlantide, difficile da trovare, ma non troppo se si è disposti a cercarlo con ostinazione. Una pubblicazione impossibile, che sembra arrivare da un altro tempo. Sarebbe sufficiente a smuovere alcune coscienze, potrebbe modificare la rovinosa catena degli eventi?

Probabilmente verrebbe combattuto dalla censura, che ne impedirebbe la diffusione. Oppure verrebbe tollerato, ma ridicolizzato e bollato come una lettura per bambini ed inguaribili sognatori?

I lettori lo apprezzerebbero come uno svago proibito, senza troppe meditazioni, oppure potrebbero nascere riflessioni profonde nei loro animi? Quella spada di Damocle che grava sul loro futuro, forse solo una fantasia, potrebbe indurli ad intraprendere azioni concrete per migliorare la società?

Riflettendo sul destino dei nostri mitici antenati, non riflettiamo forse anche sul nostro avvenire?

 

OTTANT'ANNI FA (MM 375), di Giovanni Gaddoni

W il Presidente !




I SETTE SIGNORI DELL’IRIDE (MM 300), di Giovanni Gaddoni

 

Finale alternativa dell'episodio "Viola" del quale le due tavole seguenti sostituiscono quelle di pagine 130 e 131.


Le vignette sono  tratte da:


MM  300, dic 2008, Recagno-Esposito Bros.:  I sette signori dell'iride: Viola (1a,1b,1c,2g). 

MM  358, ago 2018, Castelli e Lotti-Romanini: Chimere (1d). 

Storie Da Altrove 8, ott 2005, Recagno-Giardo: L'isola che giaceva in fondo al mare (1e,1f,1g). 

MM  Gigante 7, dic 2001, Castelli-Alessandrini e Zancanella: Il numero della Bestia (2a,2b,2c,2d,2e). 

MM NAC 12, lug 2017, I Mysteriani-Alessandrini: Al cuore della tenebra (2f).


Una geniale operazione di recupero che neanche Castelli ... 

Un preciso incastro spazio-temporale che neanche Recagno ... 

Un'intimistica introspezione narrativa che neanche Beretta ... 

Un'apoteosi di singhiozzi e lacrime che neanche Morales ...




IL GATTO CHE SAPEVA LEGGERE (MM 270-271), di Ivano Rezzonico

Manny ce l’ha fatta! Finalmente è riuscito nella sua impresa di tornare un uomo, grazie naturalmente all’aiuto di Martin che, come sempre, è riuscito a scoprire il mistero degli uomini-animali. L’unica cosa che Manny desiderava più di tornare umano, era ringraziare quell’uomo che gli aveva regalato affetto e una casa in cui vivere: Archer.

Torna da Archer e decide di raccontagli tutta la sua storia, lasciando l’uomo senza parole, ma senza alcun dubbio che la storia di Manny possa non essere vera. Ma Manny aveva un’altra sorpresa per Archer: un gattino, figlio del gatto Mehitabel, che pur non essendo sapiente come suo padre, porterà un po’ di serenità nella vita dell’uomo.

 


DIECI ANNI DOPO (MM 121), di Fabio Franzini

DIDASCALIA [Fascia degli asteroidi, regione situata fra le orbite di Marte e Giove]

La vignetta ci mostra una porzione oscura di spazio, ma il campo tende via-via a restringersi mostrando sempre maggiori dettagli corpuscolari, fra cui si cominciano a distinguere i contorni confusi di uno strano oggetto. Il campo si restringe sempre di più fino a penetrare dentro l’oggetto. L’ambiente interno è altrettanto oscuro, freddo, inquietante. L’unico segno di vita è dato dall’attività di uno schermo “disturbato” che ci mostra un individuo con fattezze umane che, senza trasparire emozioni, pare stilare un rapporto dove si conferma il successo della fase 1 e l’inizio della procedura di preparazione che culminerà nell’attuazione della fase definitiva, la seconda. La figura sullo schermo, certamente la personalizzazione dell’ I.A. del sinistro congegno, è generosa di dettagli, ma l’immagine va e viene e i buchi narrativi salienti sono molti. Il “Killer planetario” è ancora troppo debole, povero di energia, e per ricaricare gli accumulatori raggiungendo un’operatività del 100% occorreranno millenni. Ma il tempo non è un problema, e la vignetta finale che mostra una sorta di display-contatore su cui scorrono caratteri incomprensibili in sequenza non fa presagire niente di buono.

FINE DELLE 150 PAROLE A DISPOSIZIONE.

Spiegazione della tavola.

Quello che ho fantasticato io non riscrive la conclusione alternativa di una singola storia ma, esattamente come nell’albo del numero 121, DIECI ANNI DOPO, aggiunge una tavola imprevista in sequenza al finale ufficiale, esemina il primo egg di una serie di indizi che avrebbero dovuto avere cadenza triennale. Dove andrebbe posta questa prima tavola? Assolutamente in una delle prime storie (se non la prima). Questa saga, fatta di un quarantennio di indizi, avrebbe dovuto essere più ermetica di quella degli esagoni. Niente doveva essere rivelato nel corso dei decenni, se non l’evoluzione dell’oscuro progetto con cadenza periodica, ma senza far trapelare niente. Il lettore di Martin Mystère avrebbe dovuto vivere questi quarant’anni con un senso di oppressione, con la consapevolezza di una SPADA DI DAMOCLE posta sulla testa: un countdown millenario parallelo a quello storico, ma ancora più distruttivo e ineluttabile. Nessuna concessione ai lettori, che pur lamentandosi per l’allungamento del brodo si sarebbero persi in decenni di speculazioni. La base del mio progetto è questa: il satellite FINE DEI TEMPI non è andato distrutto terminata la fase operativa precedente. E’ semi-dormiente, esaurito, occupato in un’opera di manutenzione a scadenza millenaria. Quando i “Fratelli delle Pleiadi” lo hanno attivato e reso indisinnescabile non hanno modificato il protocollo originale che, come per il richiamo di un vaccino, prevedeva un secondo bombardamento di bolidi plasmatici (salvo contrordini atlantidei) per debellare definitivamente il virus che infestava il pianeta: i sopravvissuti di MU. Illusi coloro che pensavano in una nuova fase dell’umanità sulle ceneri della precedente. La continuità della storia non si è mai interrotta, e non lo sarà fino a che il tecnologico angelo vendicatore, che già una volta ha reboottato la storia, non sarà nuovamente affrontato e stavolta sconfitto. Illusi anche gli UIN, che pensavano di esorcizzare gli errori del passato con un’educazione oscurantista dell’umanità. Il destino è scritto e va oltre il loro operato. UIN che, tuttavia, grazie alla loro memoria storica millenaria, sono gli UNICI a conoscere la minaccia incombente. Come hanno pensato di gestirla e tentare di neutralizzarla è una cosa a conoscenza solo di pochi elementi al vertice del gruppo. P.S Onore a Franco Villa che non ha lasciato cadere nell’oblio il divoratore di mondi FINE DEI TEMPI col favoloso DocSulkamore ma, come vedi, io sono più fatalista e timoroso sulla natura e sulla missione del Dio Elettrico

 

IL DIO CHE VENNE DAL MARE (MM 356), di Andrea Brambillasca

Il laboratorio sottomarino è in realtà una postazione di Mu che intendeva utilizzare gli animali come "arma di sterminio di massa" contro gli esseri umani qualora avessero cominciato a fare morire il pianeta con l'inquinamento o il surriscaldamento globale, ma che poi ha acquisito una propria coscienza come letto nell'albo.

Lo so che può essere banale, ma quell'albo mi è rimasto impresso per il comportamento degli animali.

 


LE MACCHIE DI RORSCHACH (MM 171), di Rocco Sartori

 

Da Pag.93

 

MM esce dall’ufficio di Boher e incontra il Casiraghi al bar, racconta che le macchie hanno un particolare potere, ma che non ricorda più quale e che comunque è prematuro per l’umanità conoscerlo. I due si salutano.

 

Intanto Bohler da casa contatta telefonicamente una persona in giappone: ”Buongiorno signor Kimura finalmente ho le carte originali, ora possiamo governare l’Economia mondiale. La prossima settimana ci vediamo a Tokyo.

 

Il giorno dopo a Tokyo nel suo ufficio il sig. Kimura parla con due collaboratori (tradotto dal Giapponese):” dal prossimo mese modificheremo i prototipi di codice QR che abbiamo creato, utilizzeremo altre microimmagini. Tenetevi pronti”.

 

Ultima vignetta in casa Mystere circa 6 mesi dopo.

Martin sfoglia il giornale con accanto Diana e vede la pubblicità di una macchina giapponese, accanto alla quale nota un quadratino con strani disegni.

Pensa: “che strana immagine mi ricorda qualcosa…”

A voce poi :”Diana non sarebbe ora che anche tu avessi una bella macchina?”

Abbraccio di Diana, mmghrr di Java …e fine della storia.

 

 

14.LA PIRAMIDE NERA (MM 99), di Roberto D’Urso

Sones non era altro che un "Goa'uld" che proveniva da un'altra galassia lontana per la conquista della terra, non sopporta il caldo e con delle apparecchiature controllava il sole facendo gelare la terra. Già nell'antichità aveva perso il suo simbionte ucciso da una spada arroventata,  risvegliato dopo la cura della ferita dal sarcofago Goa'uld, si imbatte con Martin. Dopo una lotta, Martin ricorda che non poteva sopportare il caldo gli da fuoco con l'accendino, e salva la terra.

 


L'INVENTORE DEI MITI (MM 339), di Pier Aicardi

Nel finale Martin nella notte fa un sogno in cui un aborigeno australiano (KUNANJUN?), rappresentante del mondo del sogno gli spiega l’importanza della diffusione, innescata da narratori predisposti, di certe leggende/miti: tutto cio’ esiste dalla notte dei tempi, dai primi racconti orali alle forme scritte, a quelle piu’ tecnologiche moderne. L’obiettivo di queste storie e’ di raggiungere tra le moltitudini determinati individui particolari, ed attivare in essi poteri latenti che inconsciamente si manifestano nella dimensione del sogno permettendo di esprimere una sorta di energia che contrasta una serie di forze maligne che attraverso i sogni vogliono giungere alla nostra realta’. E’ un processo continuo e presto Martin sara’ coinvolto in un evento su questo tema di grande importanza. Dopo questa rivelazione pero’ tutto sara’ dimenticato da Martin come spesso accade con i sogni al nostro risveglio.

 

L’ESERCITO DI TERRACOTTA (MM 74), di Daniele Marcheselli

I guerrieri di terracotta erano dei Golem! lo stile è la conoscenza esoterica era stata portata in Cina da Alessandro Magno. Tale conoscenza deriva da Abramo, padre di moltitudini.... quindi grazie all’esercito di Golem....con cui ha unificato il regno …. Abramo è “padre” oltre che delle tre religioni abramitiche, ebraismo, cristianesimo e islam ….anche del primo imperatore dei Cinesi?

Per approfondire:

Nel 2016 alcuni archeologi hanno avanzato una singolare ipotesi speculativa sulla possibilità che le statue dell'esercito di terracotta possano essere state ispirate alle statue ellenistiche diffuse in Asia a seguito delle conquiste di Alessandro Magno; spingendosi oltre, alcuni di essi immaginano che artisti greci possano aver aiutato nell'ideazione delle statue e supervisionato alla loro realizzazione. Questa ipotesi renderebbe conto dell'improvvisa apparizione in Cina di statue ad altezza naturale, un prodotto artistico privo di alcun precedente nell'arte cinese, mentre era comune nella Grecia dell'epoca; l'ipotesi è dovuta al ritrovamento, nella provincia, di DNA mitocondriale europeo e di raffinate figurine di uccelli di bronzo realizzate con fusione a cera persa, una tecnica scultorea che era conosciuta nella scultura greca e dell'antico Egitto.

Ricordiamo che Alessandro, giunse ai confini dell'odierno Xinjiang cinese, dove fondò un'altra Alessandria, che chiamò Eschate (Ultima), l'odierna Chodjend.

E se Alessandro Magno avesse importato oltre allo stile delle statue anche le conoscenze esoteriche ebraiche Babilonesi relative ai Golem?

Si dice che il Golem sia stato formato attraverso il testo esoterico ebraico di origine babilonese Sefer Yetzirah: esso risale alla sapienza di Avraham, Abramo.

Abramo in ebraico significa "Padre di molti" è un patriarca dell'ebraismo, del cristianesimo e dell'islam. Le tre religioni sono dette abramitiche. La sua storia è narrata nel Libro della Genesi ed è ripresa nel Corano. La cronologia interna alla Bibbia colloca Abramo verso il 2000 a.C. Ai tempi della prigionia babilonese degli ebrei.

 

L'ENIGMA DEL SATOR/VERSO L'APOCALISSE (MM 207/208), di Claudio Bonci

EPILOGO :

 … Montaperti ( Siena ), 4 settembre 1260

Le forze ghibelline ammontavano a ventimila unità, composte da ottomila fanti senesi, tremila pisani, duemila fanti e ottocento cavalieri germanici di Re Manfredi di Sicilia. A loro si aggiungeva la più accanita città ghibellina di Terni. Le cronache indicavano in trentamila fanti e tremila cavalieri le forze della lega guelfa fiorentina.

Le prime ore del pomeriggio segnarono l’inizio de “ lo strazio e ‘l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso “ ( Dante, Inferno canto X.85 )

Firenze ne usciva inesorabilmente sconfitta. Il sacco al campo guelfo permise ai ghibellini senesi di catturare e razziare di tutto.

Guelfi e ghibellini, il male e il bene.

Le insegne gigliate benedette nel battistero fiorentino, custode del ROTOR, ancora oggi giacciono come trofei dentro al Duomo di Siena , protetto dal SATOR …

 

OTTANT’ANNI FA (MM 375), di Marianna Fanti

Vsto che non ho albi con me se non l'ultimo,  lo applico lì. Non può peggiorare il finale scelto dall'autore,  il modo orrendo in cui il brucone alieno va in tilt.

Pagina 73.

Prima vignetta identica. Nella seconda, il bruco muore improvvisamente di infarto. Protagonisti spaesati. Robottino esce elegantemente di scena. 

Si apre una porta. I protagonisti, in assoluto silenzio, escono. Deserto.  Martin e Java vanno a dx, l'inafferrabile a sx. Durante il tragitto, ciascuno tornerà nel proprio tempo.

La storia finisce prima di chiudere i fili lasciati in sospeso.

 

LA FINE DEL MONDO (DD-MM 2), di Massimo Medina

A grandi linee il finale originale era che il diluvio che aveva innalzato il livello mondiale dell’acqua, era terminato, senza lasciare danni e la fine del mondo riguardava l’estinzione di un insetto.

 “Martin apre gli occhi, è buio. Il respiro regolare di Diana gli conferma di essere a letto. << Diavoli dell’Inferno! >>  Pensa <<Per una volta tanto, mi spiace risvegliarmi e ricordarmi perfettamente quello che ho sognato!>> Il rumore della pioggia sull’asfalto di Washington Mews lo spinge a pensare che la causa del delirante incubo sia in parte dovuto a quello e alla pizza “burro d’arachidi, acciughe e ciocco kiwi” cucinata da Java la sera prima. La mente del BVZM cerca di riportare nei binari della logica l’accozzaglia di situazioni oniriche.

<<Giuda ballerino, mi vien da dire, era un po’ che non pensavo a Dylan, a sapere che era un sogno, qualche pugno in più glielo avrei tirato, invece era lui che, ogni volta che parlavo, mi pestava come un fabbro … E poi quell’antipatico bambino con il suo marchingegno chiamato AIW che continuava “ La fine del mondo! Sì sì, la fine del Mondo!!”… … Mavvaff … e la pioggia, e la gente che spariva, e l’androide nel tempio, e quelli che mangiavano solo insetti…>>

<<E’ inutile ripensare a tutte le incongruenze … ormai sono sveglio, ho visto dal sito della Bonelli che è uscito l’ultimo Bollettino dell’AMYS: cerchiamo di iniziare almeno bene sta giornata anziché no>>”

sabato 29 maggio 2021

[Recensione] Martin Mystère n. 375 - "Il potere del falco" (1)

Il nuovo formato di Martin Mystère, che esordisce con Ottant'anni fa (Martin Mystère n. 375), prevede, oltre al ritorno alle 96 pagine mensili, anche un apparato redazionale più robusto, la cui parte del leone spetta a una serie di dodici racconti di Carlo Andrea Cappi, i quali hanno la caratteristica di svolgersi in dodici diversi (e famosi) momenti della vita di Martin Mystère (ogni volta, spetta al lettore il piacere di riconoscere quale sia questo momento): raggruppati col nome collettivo de Il potere del falco, questi racconti hanno una particolare configurazione a incastro nel cui merito entreremo in seguito. Per un personaggio dal solido e vasto retroterra culturale come Martin Mystère, sulle cui pagine abbiamo visto citati o coinvolti i maggiori esempi della letteratura (ricordiamo che Castelli ha scritto un finale per l'incompleto Il mistero di Edwin Drood di Charles Dickens, e ha sviluppato un'intera saga parallela a Il pendolo di Foucault di Umberto Eco), un simile inserto di approfondimento letterario è la logica evoluzione/espansione del personaggio (e vale la pena di riportare ancora una volta che i romanzi mysteriani di Cappi sono pubblicati con successo ormai da anni). Dal nostro inviato ad Agarthi, ecco l'analisi del primo di questi racconti.

Il primo capitolo de Il potere del falco, oltre a raccontare una storia accessibile al lettore occasionale, contiene una sfilza di interessanti elementi e succosi premi per l'appassionato della serie, che andiamo qui a sviscerare.
Innanzitutto, giustamente, l'azione si svolge simbolicamente subito dopo Gli uomini in Nero (Martin Mystère): che razza di inizio celebrativo del nuovo corso sarebbe, se non si avesse l'accortezza di tornare alle origini del mito?
E, quindi, ci ritroviamo a godere di un momento inedito, ma importantissimo: quello in cui Martin esamina l'impatto emotivo e cognitivo degli eventi del citato n. 1 (Orloff ancora vivo e ostile, la biblioteca di Luxor perduta per sempre, l'esistenza e la spietatezza degli UiN, la verità degli scritti surreali di Ibn Battuta), e si rende conto che un intero mondo di certezze sta crollando (certo, Martin già da tempo era sulle tracce di "qualcosa", ma aveva raccolto indizi, non prove, mentre oggi, qui, di colpo, gli sono piombate addosso enormi rivelazioni a catena, difficili da metabolizzare in poco tempo).
C'è anche l'inedita ma illuminante prospettiva dell'Uomo In Nero "comune", cioè la manovalanza che esegue gli ordini senza sapere o capire: coinvinto di aver aderito a una consorteria che promette potere e contatti con persone influenti, il signor Borghetti si trova invece a dover vestire insensatamente di nero in qualunque stagione, e a obbedire a ordini provenienti dall'alto che per lui non hanno senso (come spiare Martin e i perquisire suoi effetti).
In questa accurata ricostruzione del mondo originale di Martin Mystère, esplorata attraverso angolazioni inedite che la arricchiscono in modo assai castelliano, esplode poi il prezioso e inimitabile elemento bibliofilo-letterario di approfondimento, per molti anni quid esclusivo di Martin Mystère, che differenziava la serie da qualsiasi altra produzione fumettistica (certo, oggi non è più vero, perchè per molti anni anche Dampyr ha portato avanti un discorso simile, prima di passare alla narrazione porno-soft). Dall'ossessione dell'accumulo di libri (che accomuna Martin Mystère, Alfredo Castelli e lo stesso Cappi, autore anche di romanzi dedicati a un cacciatore di libri) si passa alla mitologia egiziana, e qui subentra la classica intuizione alla Castelli che connette due mondi completamente diversi: i romanzi hard-boiled di Dashiel Hammet (e il mondo hollywoodiano dei relativi film) e i segreti dei Cavalieri Templari. Non può mancare l'agile ma accurata esposizione storica dei due argomenti, che Cappi dimostra di conoscere in modo appassionato (e non per semplice riciclo di nozioni della wikipedia). Si chiude la narrazione nel modo più mysteriano e arguto, con una teoria che attribuisce una nuova identità all'idolo che i Templari adoravano, e che capovolge l'enigma del Falcone Maltese di Hammet, andando a scomodare il binomio Horus/Gesù. Ogni pagina è inoltre corredata di illustrazioni a tema, che visualizzano (letteralmente) certi dialoghi del racconto.
Sarà davvero questo il primo tassello del mosaico di un'indagine (per ora a noi ignota) di Martin Mystère, che una presenza invisibile e ostile sta cercando di ricostruire?
E quale altra epoca della storia di Martin verrà esplorata la prossima volta?
Come anticipato all'inizio, ecco ora spiegato con chiarezza come funzionano questi racconti: sono narrazioni autoconclusive, che approfondiscono momenti importanti della storia di Martin Mystère e che offrono nuove conoscenze e speculazioni (com'è ovvio che Martin faccia in continuazione nel tempo libero), ma sono corredate anche di un sottile e discreto filo rosso che le collega tutte, formando un arco narrativo più ampio. Il isultato, già spiegato dallo stesso Castelli più volte, è che il lettore casuale si può godere la singola storia senza disperarsi di sapere "come va a finire", e il lettore fedele coglie il frutto dell'assiduità nel seguire la serie.

Sono anziano - Ovvero la tragedia del romanzo d'appendice a puntate su Martin Mystère

Decima prova: Collezionisti, scatenate l'inferno!

 


SABATO 29 MAGGIO

Decima prova: Collezionisti, scatenate l'inferno!

LA DECIMA PROVA

Diventare un collezionista di Martin Mystère non è un certo un’impresa semplice: oltre agli albi usciti in edicola, esiste un’ampia gamma di pezzi da rintracciare, dai gadget più strani alle storie brevi realizzate per varie iniziative, dai libri non a fumetti fino ad arrivare ai quotidiani o ai depliant che citano di sfuggita il Detective dell'Impossibile… e non tutti sono agevoli da recuperare! 

A questo proposito, per la tappa odierna del MyTH vi chiediamo di elencare tre pezzi collezionistici di Martin Mystère che sono estremamente rari

Attenzione: non vi stiamo chiedendo di indicare i pezzi estremamente rari della vostra collezione (per quanto siete liberi di farlo e chissà non vi porti dei bonus) ma di elencare i pezzi che in generale sono ritenuti estremamente rari. 

Come di consueto, premieremo le prime cinque risposte che, ad insindacabile giudizio di Paolo "l'uomo con la barba" Mignone, giudicheremo corrette.



RISULTATI DELL'OTTAVA PROVA

Naturalmente essendo una prova a tema libero non vi sono delle risposte univoche alla domanda dell'altra settimana, quella di riscrivere un finale alternativo ad uno dei mysteri affrontato da Martin. Però alcune delle vostre risposte sono state davvero interessanti. Tutti i vostri "temi" saranno pubblicati in settimana, in modo che tutti possano ammirare i vostri sforzi. 

Fin d'ora però vi diciamo che Alberto, Giovanni e Daniele sono stati davvero bravi. Salvo è stato invece il più veloce. 

Alcuni di voi non hanno centrato la richiesta di finale alternativo ma hanno fornito un nuovo mystero, nonostante questo abbiamo voluto premiare tutti i partecipanti a questa prova che si sono ridotti a 16. Come dico sempre (sostenuto dalla prova della classifica): non demordete: la gara è ancora aperta e vincono davvero in tanti.

                  


LA CLASSIFICA

Quasi inalterato il vertice della classifica, ma Alberto e Salvo fanno un bel passo avanti. Cesare si arrende lasciandosi superare da Semtex, anche se di un solo punto. A dimostrazione che bastava mandare una risposta, per quanto scarsa, essere pari. Del resto la maggior parte dei giocatori si trova concentrata tra i 15 e i 30 punti.

Giavanni Gaddoni                57,2
Alberto Simionato             46,2
Daniele Marcheselli             45,8
Ivano Rezzonico             42,5
Salvo di Bella                     35,7
Alessandro Giacobazzi     35,3
Andrea Tognozzi             29,9
Marianna Fanti             26,5
Roberto d'Urso             25,6
Massimo Medina             25,4
Fabio Franzini                     24,6
Cesare Milella                     23
Luca Mazzocco             22,6
Sara Selmi                     22,6
Gianfranco de Michele     19,4
Andrea Brambillasca     19,1
Paolo Bontempi             17,5
Pier Luigi Aicardi             17,3
Rocco Sartori                     16,2
Daniele Baldino             16
Alessandro Resta             14,7
Mauro Micheletti             13,4
Francesco Argento             12,8
Stefano Liguori             12,1
Marco Campagnari             11,8
Davide Fornasiero             11,2
Fabio Gremizzi                    11
Agostino Morosi              9
Stefano Della Puppa      8,9
Claudio Bonci                      8,5
Matteo de Battisti              8,5
Sergio Noferi                      8,5
GB Baiardo                      8
Tommaso Menchini Fabris    6,5
Marco Cioni                           5,9
Marco Marcantonini       5,5
Filippo Dubla                       1,5
Paolo dell'Aglio              0

martedì 25 maggio 2021

Nona prova: Beretta Day & Towel Day!

 



MARTEDI' 25 MAGGIO

Nona prova: Beretta Day & Towel Day!

NONA PROVA

Come ben sanno gli appassionati della Guida galattica per gli autostoppisti, oggi è il Towel Day ovvero il giorno dell’asciugamano: in questo giorno, i fan della saga ideata da Douglas Adams portano sempre con sé un asciugamano perché “è forse l’oggetto più utile che un autostoppista galattico possa avere”. Concorderete con noi che spesso l’ironia di Adams possa ricordare quella di alcuni speciali di castelliana memoria.

Del resto oggi ricorre anche un’altra importante ricorrenza mysteriana: il compleanno di Vincenzo Beretta, uno dei nostri migliori e più apprezzati paladini.

Unendo quindi le due pietre miliari, in occasione di queste due basilari ricorrenze, la nostra caccia al tesoro vi chiede di usare la vostra fantasia e il vostro ingegno per diventare dei cosplayer del mystero: inviateci una foto in cui interpretate un personaggio a vostra scelta del nostro fumetto preferito!

Come sempre, i punti del MYTH andranno alle prime cinque foto a tema che arriveranno al nostro indirizzo. Ma per una prova così assurda vi attendono anche decine e decine di punti bonus che saranno elargiti anche per premiare fantasia, simpatia, ironia e quant’altro vorrete sottoporci. In fondo lo spirito della tappa è aprire e le porte dell’immaginazione!

sabato 22 maggio 2021

Ottava Prova della Caccia e Risultati della Settima

 


SABATO 22 MAGGIO

Ottava prova: Autori per una notte!

L'OTTAVA PROVA

Dopo aver letto un albo, vi è mai capitato di pensare: «mi sarebbe piaciuto che dietro questo mystero ci fosse una spiegazione diversa da quella proposta nella storia»? 

Se sì, la nostra caccia al tesoro vi offre l’opportunità di indossare i panni dell’autore di Martin Mystère: proponeteci una soluzione alternativa a uno dei mysteri affrontati dal BVZM nel corso della serie! 

E se l’Arca di Noè non fosse di origine atlantidea? E se l’Excalibur non fosse stata forgiata dal frammento di un esagono venuto dallo spazio? Questi sono solo due spunti: sbizzarritevi con la fantasia

Descrivete la vostra idea come preferite ma tenete conto che avete a disposizione al massimo 150 parole (nel caso mandaste un testo) o 2 tavole (nel caso di disegni). 

Naturalmente i punti in palio per questa tappa non saranno valutati sulla mera e semplice velocità, ma andranno alle prime cinque persone che ci invieranno delle soluzioni godibili ed originali a un mystero della serie.


RISULTATI DELLA SETTIMA PROVA

La frase da tradurre settimana scorsa era scritta con il font Dwarf Runes, facilmente trovabile in rete. Av
evamo anche pensato di dare un bonus a chi avesse identificato l'alfabeto, ma nessuno pare esserci riuscito.

D'altra parte, invece, siete stati quasi tutti bravissimi a tradurre la frase anche senza la facile scorciatoia fornitavi dal web, quindi: complimenti.

Come molti avranno notato la frase è tratta dall’inizio del discorso che un Uomo in Nero rivolge a Martin nel primo albo della serie regolare (cfr. pag. 88): “la società, l’economia, il potere si basano da duemila anni su determinati schemi, determinate religioni, determinate credenze… se qualcuno le sconvolgesse ribalterebbe necessariamente certi ruoli”.

Molti hanno notato che la V e la U hanno la stessa codifica, ma solo Daniele e Fabio hanno capito che non si trattava di un errore ma dell'uso latino della U mutuata anche in quell'alfabeto runico.

I vincitori in velocità invece sono stati Luca, Alessandro, Andrea, Alberto e Roberto.

Particolare menzione ai "soliti" Fabio e Marianna, questa volta accompagnati dal velocissimo Marco che però ha usato uno stratagemma divertente.



LA CLASSIFICA

Quasi inalterato il vertice della classifica, ma sono stati ridotti i distacchi soprattutto a vantaggio dei concorrenti giù dal podio che si fanno tutti insidiosamente a ridosso degli attuali leader.

Giavanni Gaddoni             47,2
Daniele Marcheselli     41,8
Ivano Rezzonico                38,5
Alberto Simionato             34,2
Alessandro Giacobazzi     33,3
Andrea Tognozzi             29,9
Salvo di Bella                     25,7
Marianna Fanti             25,5
Roberto d'Urso             24,6
Massimo Medina             23,4
Cesare Milella                     23
Fabio Franzini                     22,6
Luca Mazzocco             22,6
Sara Selmi                     22,6
Gianfranco de Michele     19,4
Paolo Bontempi             17,5
Andrea Brambillasca     17,1
Daniele Baldino             16
Pier Luigi Aicardi                 15,3
Alessandro Resta                14,7
Rocco Sartori                     14,2
Mauro Micheletti             13,4
Francesco Argento             12,8
Stefano Liguori             12,1
Davide Fornasiero             11,2
Fabio Gremizzi             11
Marco Campagnari             10,8
Agostino Morosi              9
Stefano Della Puppa             8,9
Matteo de Battisti              8,5
Sergio Noferi                         8,5
GB Baiardo                      8
Claudio Bonci                       7,5
Tommaso Menchini Fabris    6,5
Marco Marcantonini       5,5
Marco Cioni                           4,9
Leonardo Argentieri      2,5
Filippo Dubla                      1,5
Pietro Bombonati                  1,5
Alberto Negri                      1
Alessandro de Losa       1
Claudio Morini                       1
Luca Moscatiello               0,5
Paolo dell'Aglio               0

E a chi è arrivato fino a qui... attenti alla prossima prova!! Chi sa che non ci sia una ricorrenza particolare in settimana. O meglio una doppia ricorrenza particolare!

giovedì 20 maggio 2021

[Recensione] Martin Mystère n. 375 - "Ottant'anni fa"

Martin Mystère n. 375 (mensile)
Pubblicato nel maggio 2021 da Sergio Bonelli Editore
"Ottant'anni fa"
Storia: Alfredo Castelli
Arte: Lucio Filippucci
"Il potere del falco" (1)
Di Carlo Andrea Cappi
 
Al Burdi (Bardia), Libia. 1940. Vittorio Leoni, agente segreto V.T.7. meglio noto come "l'inafferrabile", dopo aver dato il fatto loro a tre soldati fascisti che invece di combattere gli inglesi pensano a molestare le donne e fare i gradassi con gli indifesi, si presenta al cospetto del colonnello Longhi con brutte notizie riguardanti l'incombente attacco che gli inglesi si preparano a sferrare alle forze di occupazione italiane. Ma il colonnello rilancia con una notizia ancora peggiore: un colossale carro armato di fattura avvenirtistica, nascosto nelle caverne della depressione di Qattara, destinato a garantire la già probabile vittoria agli inglesi.

Quello che abbiamo appena letto è un classico incipit della narrazione mysteriana di Alfredo Castelli, con sequenze di altre epoche in cui si muovono personaggi storici e/o di fantasia le cui gesta finiranno per ripercuotersi sul presente di Martin Mystère, il quale probabilmente non saprà mai della loro esistenza, ma risolverà l'enigma di cui essi fanno parte. Vittorio Leoni è quindi un avventuroso personaggio creato da Alfredo Castelli, al pari di altri predecessori (come l'atlantideo Adam)?

No. L'agente segreto V.T.7., recentemente comparso nel Maxi Martin Mystère n. 10: "L'abisso del male", era uno dei personaggi del giornale Audace, che Gianluigi Bonelli acquistò nel 1940, trasformandolo nel mensile del 1941 e gettando così le basi per ciò che sarebbe poi diventata la Sergio Bonelli Editore. Tutto ciò accadeva quindi ottanta anni fa, e nelle celebrazioni in corso da parte della casa editrice, l'onore di festeggiare direttamente l'evento e l'uomo non poteva spettare che a Martin Mystère, avendo questa testata ciò che manca ai suoi "cugini" (anche quelli che vendono molto di più), e cioè Alfredo Castelli, una solida tradizione filologico-letteraria e la capacità di restare se stessa durante le sue abituali incurioni metafumettistiche.

Ecco quindi che, nelle pagine dell'albo, Martin Mystère presenzia alle celebrazioni milanesi della Sergio Bonelli Editore, e si vede regalare da uno sconosciuto un impossibile numero dell'Audace, uscito durante il periodo del cambio di editore e ospitante le inesistenti avventure a fumetti di Martino Mistero, il grande archeologo (e del suo insolente e mordace assistente, l'ascaro Tomi). Tra accurata ricostruzione storica dell'epoca e speculazioni su progetti folli come l'Altantropa, Castelli conduce Martin fino in Libia, inconsapevolmente sulle tracce dell'Inafferrabile, per giungere a un nodo narrativo di matrice atlantidea che causa ineluttabilmente l'impossibile, quando il detective dell'impossibile finalmente incontra l'inafferrabile, e gli araldi di due epoche dell'editoria italiana si stringono la mano.

La sceneggiatura, agile e scattante, ma anche audacemente (!) intellettuale nel suo virtuosismo, è una summa delle caratteristiche del poliedrico Martin Mystère che Castelli ha delineato negli anni, dalle già citate caratteristiche "serie" a quelle più maniacali (come il collezionismo di fumetti), senza dimenticare la beffarda e signorile ironia che spesso caratterizza queste avventure speciali in cui Martin Mystère irrompe in altri universi narrativi.

Ebbene sì, i lettori fedeli lo sanno: non solo non è la prima volta, ma è quasi scontato che Martin, da quando è entrato nell'universo di Wold Newton grazie ad Affari di famiglia (Martin Mystère nn. 174-175) e a L'ombra di Fantômàs (Almanacco del Mistero 2012), scopra che gli eroi della letteratura sono realmente esistiti e incontri loro o i loro discendenti. E quindi in che modo Alfredo Castelli conferisce un quid inedito a questo albo commemotativo, in cui le passioni note dell'autore coincidono esattamente con l'argomento da celebrare? La risposta è nell'ultima vignetta, in cui si svela il volto di chi ha consegnato quel numero impossibile dell'Audace a Martin: un momento in cui anche i lettori più navigati sono colti dalla vertigine dei secoli (be', delle decadi) che li separano eppure li uniscono al padre di questa impresa che dura da ottant'anni.

Altro fattore rinomato di Martin Mystère è la propensione a rendere memorabili gli eventi grazie alla concomitanza di celebrazioni e accadimenti: nel caso in questione, Ottant'anni fa non si limita a commemorare la svolta che G.L. Bonelli diede al fumetto italiano otto decadi or sono, ma ne inaugura anche una nuova, grazie al cambio di periodicità e di formato di Martin Mystère stesso, che (grafica modernizzata e ariosa a parte) torna a essere un mensile di 96 pagine, ma lo fa in modo inatteso, senza ripetersi, e nello stesso tempo rende omaggio ai diversi modi italiani di fare fumetto e intrattenimento negli anni (non dimentichiamo che Castelli è uno dei creatori di questi modi, essendo in attività dagli anni 1970, nonchè una delle menti più vulcaniche del panorama). Come spiega l'introduzione dello stesso Castelli (nella rubrica "la macchina per leggere"), il fumetto passa da 96 a 76 pagine (e le storie potranno quindi essere serializzate, come ai vecchi tempi), per fare spazio alle rubriche mysteriose, ai fumetti comici di Zio Boris e Bonelli Kids, e soprattutto al romanzo a puntate di Carlo Andrea Cappi (Il potere del falco), strutturato in dodici racconti autonomi, collegati da un fattore comune: ognuno di essi è ambientato in un'epoca diversa, e si inizia proprio con un epilogo alle vicende di Martin Mystère n. 1, trattando del Il Falcone Maltese di Dashiel Hammet, ricostruendo i retroscena dei tre film ad esso dedicati, scomodando i Cavalieri Templari e gli Ospitalieri, sfodernda un'altra loro divinità oltre al Bafometto, aggiungendo un Uomo In Nero posseduto da un ente arcano...il tutto senza mai uscire dal bar romano dove Martin si scola un vinello per dimenticare i traumi vissuti a Luxor. Come il tema del fumetto di questo albo è l'opera di Bonelli (e infatti c'è anche un fumetto dentro il fumetto, visto che Martin Mystère legge le pagine dell'Audace con l'avventura di Martino Mistero), così il tema del rinnovo della testata è radicato nella storia delle pubblicazioni italiane e non: per quanto moderna, la grafica che accompagna il romanzo a puntate ci riporta alla collana di Urania di un tempo, per esempio, e le strisce comiche in appendice sono a loro volta un classico di un'infinità di riviste per ragazzi e lettori meno giovani che andavano per la maggiore qualche decennio fa (e abbiamo già detto chi era uno degli autori di dette riviste).

La nuova direzione della testata di Martin Mystère prevede anche un altro tipo di ritorno alle origini, questa volta nell'ambito della tanto detestata continuità (che però ha compiuto meraviglie per Incubi! e che si può tranquillamente chiamare "continuità", in italiano, perché se si usa il termine anglofono esprimiamo comunque il medesimo concetto, e in aggiunta otteniamo solo di rendere noto il nostro scarso spirito critico, in quanto ripetiamo i termini sentiti da altri, o letti sul web, senza neanche chiederci perché in una frase in italiano non vengano impiegati gli equivalenti termini italiani). Lo scopo è naturalmente quello di attirare i lettori storici fuggiaschi che si erano allontanati, delusi dalla direzione artistica degli ultimi dieci e passa anni della serie, costellata da affermazioni quali "non mi interessa niente di Atlantide e dei misteri" oppure "non mi interessa spiegare il perché delle cose" (ma se ne potevano scorgere vari allarmanti prodromi già quindici-venti anni fa).
Il problema è che detti lettori, a differenza della nuova generazione accuratamente selezionata col tipo di storie autoconclusive e riciclate senza tanto sforzo da film più o meno popolari, hanno certe esigenze e si aspettano il Martin Mystère certosino che ricostruisce tutto (anche a insaputa del personaggio) e spacca il capello in quattro per far quadrare ogni cosa: ma Castelli non ce la fa più (o non ne ha voglia, il che è lo stesso) e Recagno è stato rovinato dalla "critica" su internet (più equiparabile a una tifoseria calcistica, visti i modi e i doppi pesi), per cui la ricerca storica e la ricostruzione della continuità interna della serie, seppur sempre presenti, vengono esposte nei fumetti con un'essenzialità che le riduce ai minimi termini. Citiamo per esempio il recente Le ombre di Camelot (Speciale Martin Mystère n. 35): dietro la vicenda c'è di tutto, ma dovete arrivarci da soli, perché il fumetto non ve lo spiega. E chi si è accorto che lo Scheletro di Cristallo de Il ritorno della dea normalmente è percepito come un dio, al maschile? Eppure la spiegazione storico-religiosa c'è, ma non nel fumetto (ve la presenteremo su Get a Life!).
Lo stesso discorso vale per Ottant'anni fa: anche se un simile fumetto celebrativo difficilmente può essere considerato esemplare della nuova direzione artistica, ha già un elemento di continuità storica che viene inaspettatamente ripreso (il modello del carro armato atlantideo Voyager di Martin Mystère Gigante n. 3), con le suddette caratteristiche del "non spiegato". Succede con la presenza nello spazio adimensionale di un drone assistente (il "ragioniere") che ricorda i droni de L'eredità dei Teutoni ( Martin Mystere nn.160-161) situati in un'analoga tasca dimensionale e sempre illustrati da Filippucci. Succede col cattivo di turno, cioè Sua Eccellenza Rylech il Senza Nome, il quale dichiara di essere un tardigrado mutante (Carlo Recagno in persona ci ha confermato che non è una sua idea per citare Star Trek: Discovery), rimandando quindi potenzialmente a Korg (il mutato buono di Martin Mystère Gigante n. 3), quasi si trattasse del suo opposto incarnato, ma si comporta come il Brucaliffo di Lewis Carroll, richiamando quindi anche le insensate creature della dimensione di Ibez, vista ne La sfera di cristallo (Martin Mystere nn. 28-29-30); in seguito, Rylech valica il confine scienza/fantasia quando, esplodendo, rigurgita un immaginario fumettistico collettivo che si estende per millenni, e così facendo si accoda ai recenti Il barone di Munchausen e Le porte dell'immaginazione, dove il primo fumetto parla di una tecnologia che potrebbe aver generato i particolari talenti del tardigrado, e il secondo fumetto potrebbe aver descritto gli effetti del suo vampirismo psichico ai danni dell'umanità.
Non va neppure trascurata l'attuale tendenza degli autori a semplificare e alterare l'impalcatura esistente: nel succitato Le ombre di Camelot, i Kundingas e i Tuatha De Danaan vengono descritti come la stessa specie (una rettifica dura da accettare), e Martin si ricorda di aver visitato la tomba di re Artù (ma questo fatto era stato cancellato dalla sua memoria ne Il cavaliere verde); analogamente, nel presente Ottant'anni fa, Martin crede che l'atlantideo Adam fosse il comandante del veicolo Voyager (Adam era un superstite del disastro, tratto in salvo dal comandante del Voyager; certo, il contesto in cui Martin apprese questa vicenda gli dava poco spazio per annotare/memorizzare tutti i dettagli, ma noi sappiamo benissimo che la spiegazione extradiegetica è che gli autori storici non ce la fanno più a stare dietro ai dettagli e scelgono la scorciatoia delle rettifiche improvvisate; d'altro canto, anche gli autori giovani non sembrano generalmente impegnarsi oltre la scorsa sbrigativa a qualche storia famosa del passato).
Che speranze ha un simile approccio di trattenere il lettore storico che, tentato dalla promessa di tornare agli antichi fasti, darà una nuova possibilità alla testata? Non si otterrà invece l'effetto di allontanarlo definitivamente? Ma, lo ribadiamo, Ottant'anni fa non può essere usato per giudicare il nuovo corso, a causa della sua natura metafumettistica: potremo farci un'idea più attendibile di cosa ci attende davvero dopo aver letto Come ai vecchi tempi (Martin Mystère n. 376), fra un mese, quando Carlo Recagno metterà in scena Amaterasu (la dea?) e Susanoo (detentore di una Spada sacra molto importante), risvegliando quindi l'attenzione di Martin Mystère per il Giappone (dato che forse Sergej Orloff è prigioniero a Yonaguni).

Filippucci e l'arte di "Ottant'anni fa"

L'operazione di rievocazione di Castelli e Filippucci per Ottant'anni fa è meticolosamente filologica, e non poteva essere diversamente, data la profonda competenza di entrambi gli autori e la cura maniacale con cui, da sempre, Castelli esplora i propri poliedrici interessi nelle pagine della testata. A certi lettori, cui è sfuggito il livello di ricostruzione dell'epoca in esame e dei suoi fumetti (ma non solo), non sono andati a genio i disegni, definiti "affrettati" o peggio. Approfittiamo di un intervento dello stesso Filippucci sulla pagina Facebook di AMys per fare chiarezza in merito, riportandolo nell'immagine qui di fianco (e cosa credete, che solo C. A. Cappi possa arricchire il suo romanzo di illustrazioni?).

Spiegato il finale di "Ottant'anni fa"
Anche la risoluzione della vicenda, chiaramente metaforica e commemorativa, come si dovrebbe capire dalla chiave di lettura della ricorrente frase sullo scrittore che non può cambiare il passato ma può cambiare il futuro, ha suscitato non poche perplessità tra i lettori in rete. Riportiamo nell'immagine alcune perplessità a cui è stata data una risposta che, per forza di cose, rovina il finale e il significato della storia a chi non l'ha ancora letta, e osserviamo che Sua Eccellenza Rylech il Senza Nome, sconfitto dall'opera di G.L. Bonelli, è a sua volta un creatore di mondi fantastici, che però tiene racchiusi dentro di sè, e ciò fa di esso uno scrittore mancato, cioè l'antitesi (e la nemesi) del creatore dell'universo Bonelli: come tale, non poteva che essere sconfitto da uno specialissimo fumetto pubblicato da Bonelli (capace di andare oltre il tempo, proprio come la dimensione di Rylech).
La distruzione di Rylech causa il rilascio dell'immaginario fantastico che accumulava da millenni, e logicamente essa avviene all'epoca di V.T.7. nonostante il coinvolgimento di Martin: ma dove si riversa, tutta quella fantasia così liberata? Castelli sembra voler dire che essa è all'origine dell'età dell'oro del fumetto italiano (e non solo italiano?). Va anche notato che teoricamente l'evento avviene anche nel 2021, per cui l'immaginario rilasciato da Rylech potrebbe anche essere destinato a innescare una simile rinascita nel presente.
Vale infine la pena di notare che, sebbene Castelli non lo dica per non banalizzarne il ricordo, restando prettamente nella logica narrativa interna di Martin Mystère, G.L. Bonelli trascende qui la sua mortalità per divenire una delle entità eterne che, come Kut Humi, interviene per indirizzare la Storia dell'umanità.

COS'E' SUCCESSO AI LETTORI SPECIALI?

Da molti anni, ormai, bersagliare Alfredo Castelli (e Carlo Recagno) per partito preso va di moda in rete, specialmente da parte di presunti esperti che si sono autoconferiti la licenza di stroncare con la massima violenza verbale ogni loro opera. Si tratta degli stessi "esperti" che, quando invece leggono critiche oggettive al loro autore preferito (per esempio, il fatto che le sue storie siano palesemente copiate da film e telefilm), si indignano e scatenano campagne di protesta perchè sarebbe stato oltraggiato il nome del loro idolo, in quanto sottolineare che le sue opere usano la stessa trama di film e telefilm è offensivo. Ma a queste groupies apertamente faziose siamo abituati, tanto che ormai è possibile predire le loro stroncature (basta prendere l'intervento precedente e sostituire il titolo dell'albo). Quello che invece non si riesce a comprendere è l'astio cieco e rancorso dei lettori di Martin Mystère, specialmente di quelli che si dichiarano seguaci della prima ora e che quindi, per definizione, dovrebbero conoscere e comprendere l'ecletticità di Alfredo Castelli, e di conseguenza della testata, molto meglio dei presunti esperti, e sicuramente con maggiore onestà. Invece accade il contrario: i seguaci della prima ora sembrano totalmente dimentichi delle numerose escursioni metanarrative della serie, degli incontri letterari impossibili (La sfera di cristallo), dello sconfinamento fantastico/orrorifico (Il libro degli Arcani, Necronomicon!), dei sogni mai accaduti (Ritorno a Lilliput, I guerrieri venuti dal nulla), e di fronte di un chiarissimo e annunciatissimo albo commemorativo come Ottant'anni fa si gettano in ferocissime critiche sulla mancanza di approfondimenti di continuità, sulla "bruttura" della soluzione sopra le righe (che per di più non hanno capito, ma solo in tre hanno avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo e di rivedere la propria opinione), sul fatto che loro avrebbero scritto una storia coi nazisti che spiegava meglio le origini del carro armato eccetera eccetera (e non si accorgono che ciò avrebbe comportato la completa rimozione dell'elemento celebrativo, nonchè di quello filologico di ricostruzione del fumetto Audace d'epoca, vanificando lo scopo di questo albo, unico in tutta la produzione Bonelli ad aver avuto l'incarico di salutare l'anniversario in modo così diretto). E, a fronte del'astio riversato nelle loro parole per questa occasione mancata, è impossibile non chiedersi dove fossero questi lettori così puri e oltranzisti, così letterali e monomaniacali nella loro visione di un modo di fare univoco di Martin Mystère, quando ben più di dieci anni fa nella serie prese il sopravvento la già citata linea editoriale del "fregarsene di Atlantide e Mu, fregarsene della continuità, non citare mai le storie vecchie se non in modo superficiale e arbitrario, accantonare gli approfondimenti storici che rendono la serie unica nel panorama mondiale e denigrarli con l'umiliante etichetta di 'spiegoni', infarcire la serie di plagi di film e telefilm, andare avanti a suon di colpi di scena da dimenticare subito dopo come nelle serie televisive statunitensi": com'è possibile che il loro sdegno emerga solo adesso, e ciosì completamente fuori luogo? Non avevano dure parole di sprezzo per ciò che fu scientemente operato ben dieci anni fa e che si ripetèper anni? Che hanno fatto in tutto questo tempo? Solo adesso, fuori tempo massimo, e contro un albo di natura palesemente atipica, devono levare la loro voce di protesta? Che ne è stato dell'apertura mentale e del "pensiero laterale" che hanno sempre ispirato Martin Mystère, e che di conseguenza dovrebbero essere non una seconda ma una prima natura di lettori così fedeli? Per una volta che Alfredo Castelli torna a scrivere da solo (senza l'apporto di imbarazzanti scrittori capaci solo di discettare per pagine e pagine sulle pubblicità delle merendine), l'unica accoglienza che i suoi lettori più fedeli sanno offrirgli è quella della completa incapacità di comprendere il suo lavoro?