venerdì 26 agosto 2022

Martin Mystère e gli omicidi: un'antica tradizione (1)

Quante volte, nel commentare il declino narrativo della serie di Martin Mystère, specialmente per le storie doppie del periodo bimestrale, i lettori hanno espresso forti perplessità sulla disinvoltura con cui Martin Mystère se ne va dalla scena della morte di qualche suo nemico o conoscente o compagno di viaggio, persino all'estero, per poi non tornare più su un argomento che dovrebbe invece obbligatoriamente renderlo oggetto nelle indagini delle forze dell'ordine?

Eppure, non si tratta di una involuzione recente, bensì di una tradizione, specialmente quando anche l'influentissimo ispettore Travis A. Travis (altrimenti noto come Doppio Tì) è della partita, a New York come nel resto degli USA e persino all'estero (a volte intervenendo anche solo telefonicamente per spalancare qualunque porta).

Andiamo quindi a esaminare i casi storici più eclantanti, in questa serie di articoli che aggiorneremo man mano che ce ne vengono segnalati altri.

In Caccia all'uomo (Martin Mystere nn. 67-68-69), del 1987, Java uccide involontariamente un Uomo In Nero, facendolo precipitare da una balconata interna del museo Guggenheim di  New York, Stati Uniti. Per proteggere il bersaglio degli Uomini In Nero, però, Martin Mystère non si fa problemi ad abbandonare la scena dell'omicidio, garantendo di poter poi sistemare tutto parlando al suo amico ispettore Travis. In seguito, Martin si premura di ribadire non solo quanto Travis sia potente, ma come sia anche ansiosissimo di spifferare i dettagli riservati di qualunque indagine a chiunque ne faccia richiesta.

Ne (La donna immortale, Martin Mystere nn. 79-80), del 1988, Martin Mystère e Java inseguono il traditore Abdul nei vicoli de Il Cairo, Egitto. Sotto i loro occhi, Abdul precipita da una passerella rialzata, morendo apparentemente per le conseguenze della caduta (in realtà, Sergej Orloff gli ha sparato col Murchadna senza essere visto). Questa volta, Martin attende le autorità, fuori scena, e a quanto pare la sua parlantina e il fascino della sua notorietà gli permettono di liquidare la faccenda e togliere il disturbo in pochi minuti. Esatto: un occidentale presente alla morte violenta di un nativo, nell'Egitto di Hosni Mubarak (di cui Doppio Tì è nipote), non viene né interrogato, né sospettato, né trattenuto per accertamenti, né rinchiuso cautelativamente in una cella per una notte.


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