Negli Stati Uniti d'America, nel maggio 1971, gli scrittori Gerry Conway e Roy Thomas creano per la casa editrice Marvel il tragico personaggio del mostruoso Uomo Cosa (Man-Thing): si tratta di un essere umano trasformatosi orrendamente in una creatura quasi priva di mente, con un corpo composto da materiale organico palustre. Presentato sulla rivista Savage Tales e passato poi ad Adventures Into Fear, l'Uomo-Cosa è affidato rapidamente allo scrittore Steve Gerber, che col suo stile impegnato, polemico, umanistico e sofferto, finisce per garantirgli una testata personale, Man-Thing, che dura 22 numeri e si chiude nel 1975. In Italia, l'Editoriale Corno propone la genesi dell'Uomo Cosa sui numeri 12 e 13 della sua testata antologica dell'orrore, Il Corriere della Paura.
Alfredo Castelli, all'epoca, sguazzava nella narrativa filmica e a fumetti dell'orrore, come si deduce dalla sua attività di curatore per la rivista Horror tra il 1969 e il 1972 e, anche, dal retaggio orrorifico che più di una volta è ricomparso nelle sue sceneggiature per Martin Mystère: sembra plausibile che la singolare serie di Man-Thing lo abbia colpito tanto da spingerlo a leggerla in originale. E, forse, qualche particolare ha funto da spunto per l'ideazione di Martin Mystère.
Andiamo quindi a vedere quali elementi hanno in comune queste due serie a fumetti.
Man-Thing n. 7 |
Più significativo, invece, è che in The Old Die Young! (n.7) compaiano soldati spagnoli del 1500 che, a un certo punto, subiscono un'orrenda metamorfosi in cadaveri scheletrici, continuando a indossare le loro armature.
Ne L'uomo che scoprì l'Europa (Martin Mystère nn. 7-9) ha luogo una sequenza molto simile, che gode dell'onore della copertina nel n.8. La singolare coincidenza risata maggiormente, dal punto di vista visivo, se si legge Man-Thing nell'edizione Marvel Essential, che ristampa la serie in bianco e nero, rendendo più immediato il paragone con Martin Mystère.
Man-Thing n. 4 |
La descrizione dell'arma è molto simile a quella del Murchadna di Martin Mystère, arma dall'aspetto bizzarro, simile a un giocattolo fantascientifico, che solo Martin può usare.
Man-Thing n. 14 |
Un personaggio pressoché identico, anche se venato da toni diabolici, è il Satiro che compare ne Il sabba delle streghe (Martin Mystère nn. 38-40): un abitante di Marte che dimora da millenni sulla Terra, prossimo alla morte a causa dell'inquinamento e capace di scatenare forze naturali che potrebbero distruggere le strutture rinforzate di una centrale nucleare.
C'è però una differenza tra quest'ultima somiglianza e le precedenti: se finora si trattava di elementi apparsi in storie scritte da Alfredo Castelli, questa volta invece Castelli è il coautore della vicenda, e il soggetto è opera di Sauro Pennacchioli.
Pennacchioli è noto per aver realizzato storie di Martin Mystère, attingendo liberamente all'universo a fumetti della Marvel, in almeno due occasioni: Caccia alla strega (Martin Mystère nn. 92-93) e Mutanti (Martin Mystère nn. 97-98) sono infatti pesantemente debitrici di concetti e personaggi della serie Uncanny X-Men, già allora curata da Chris Claremont (il cui cognome è il nome della cittadina de Caccia alla strega). In queste storie troviamo, tra i personaggi, due versioni del professor Charles Xavier (nella prima è un signore calvo che vuole aiutare i mutanti; nella seconda è John Merrick, potentissimo telepate e protettore della comunità mutante), una Dragoluna (che non è una mutante) con i poteri rigeneranti di Wolverine, una bambina telecinetica (come Jean "Marvel Girl" Grey) con l'aspetto e gli atteggiamenti sinistri di Illyana "Magik" Rasputin, e tanta tanta gente normale che nutre uno spaventoso odio per i mutanti.
E' più che plausibile ipotizzare che Pennacchioli fosse a sua volta un lettore di Man-Thing, e non solo per la singolare questione dell'ultimo Satiro, ma anche perché nel suo Caccia alla strega non troviamo solamente legami con i concetti del mondo mutante Marvel: la bambina su cui è incentrata questa storia, Bea, è dichiaratamente una mutante e, come già detto, è dotata di un talento psicocinetico, ma il suo potere va oltre, dato che la rende empaticamente sensibile alle ondate di odio che emanano dalle altre persone, e tale odio le causa un tale dolore fisico da farle perdere il controllo di se stessa, scatenando quindi la violenza dei suoi poteri telecinetici. Ebbene, queste sono caratteristiche fondamentali del mostruoso Man-Thing, che è una creatura empatica, sensibilissima all'odio, emozione che gli causa un dolore così intollerabile da spingerlo a tutto, pur di eliminarne la fonte.
Quattro anni dopo la chiusura della prima serie di Man-Thing (avvenuta nel 1975), la Marvel rilancia il personaggio nel 1979, con una nuova testata omonima, realizzata da altri sceneggiatori (tra cui il già citato Chris Claremont).
In The Gong of Doom! (n.3), l'Uomo Cosa giunge sulla catena montuosa dell'Himalaya, dove, percorrendo una tortuosa via tra alte pareti ghiacciate, arriva a una valle nascosta e inesplorata, dove dimora una tribù di uomini di Cro-Magnon, sopravvissuta all'estinzione e stanziatasi lì 30.000 anni fa.
Per l'occasione, riportiamo un altro elemento della storia Marvel che ricompare anche in Martin Mystère: il mentore del Dottor Strange, il Grande Antico, fa parte di una dinastia di "santoni" così simile a quella del Kut Humi di Martin Mystère che, per entrambi, nelle loro remotissime dimore esoteriche asiatiche, esiste una galleria dove vengono eternati i corpi dei loro predecessori defunti.