mercoledì 23 novembre 2022

Martin Mystère + Man-Thing = Manthing Mystère

Negli Stati Uniti d'America, nel maggio 1971, gli scrittori Gerry Conway e Roy Thomas creano per la casa editrice Marvel il tragico personaggio del mostruoso Uomo Cosa (Man-Thing): si tratta di un essere umano trasformatosi orrendamente in una creatura quasi priva di mente, con un corpo composto da materiale organico palustre. Presentato sulla rivista Savage Tales e passato poi ad Adventures Into Fear, l'Uomo-Cosa è affidato rapidamente allo scrittore Steve Gerber, che col suo stile impegnato, polemico, umanistico e sofferto, finisce per garantirgli una testata personale, Man-Thing, che dura 22 numeri e si chiude nel 1975. In Italia, l'Editoriale Corno propone la genesi dell'Uomo Cosa sui numeri 12 e 13 della sua testata antologica dell'orrore, Il Corriere della Paura.

Alfredo Castelli, all'epoca, sguazzava nella narrativa filmica e a fumetti dell'orrore, come si deduce dalla sua attività di curatore per la rivista Horror tra il 1969 e il 1972 e, anche, dal retaggio orrorifico che più di una volta è ricomparso nelle sue sceneggiature per Martin Mystère: sembra plausibile che la singolare serie di Man-Thing lo abbia colpito tanto da spingerlo a leggerla in originale. E, forse, qualche particolare ha funto da spunto per l'ideazione di Martin Mystère.

Andiamo quindi a vedere quali elementi hanno in comune queste due serie a fumetti.

Man-Thing n. 7
1. La fonte della giovinezza
 
Man-Thing vive avventure ambientate nelle Everglades, le paludi della Florida. Nei primi albi viene menzionato il famoso conquistatore spagnolo Juan Ponce de León, ed è inevitabile un'avventura incentrata sulla fonte della giovinezza (che in Man-Thing è, letteralmente, una fontana).
La Florida è uno stato degli USA che Martin Mystère visita ripetutamente nei primi anni delle sue avventure, e la prima volta vi si reca proprio per cercare la fonte della giovinezza. Ma siccome si tratta di un tema mysterioso piuttosto noto e antico, il fatto che la serie Man-Thing se ne sia occupata per prima non può essere visto come elemento ispiratore. 

Più significativo, invece, è che in The Old Die Young! (n.7) compaiano soldati spagnoli del 1500 che, a un certo punto, subiscono un'orrenda metamorfosi in cadaveri scheletrici, continuando a indossare le loro armature. 

Ne L'uomo che scoprì l'Europa (Martin Mystère nn. 7-9)  ha luogo una sequenza molto simile, che gode dell'onore della copertina nel n.8. La singolare coincidenza risata maggiormente, dal punto di vista visivo, se si legge Man-Thing nell'edizione Marvel Essential, che ristampa la serie in bianco e nero, rendendo più immediato il paragone con Martin Mystère.

Man-Thing n. 4
2. L'arma a raggi

Nella serie di Man-Thing, uno dei peculiari "malvagi" che entrano in scena è il Foolkiller (o Insanicida, nella felice traduzione che fu proposta dalla casa editrice Star Comics). Pur essendo un comune essere umano, Foolkiller è dotato di un'arma a raggi dalla foggia inusitata, che solo lui è degno di usare.

La descrizione dell'arma è molto simile a quella del Murchadna di Martin Mystère, arma dall'aspetto bizzarro, simile a un giocattolo fantascientifico, che solo Martin può usare.






Man-Thing n. 14
3. La creatura che dimora nel Triangolo delle Bermuda

Vista la collocazione geografica delle Everglades, per Man-Thing è inevitabile un viaggio nel tratto di mare noto come Triangolo delle Bermuda: trattandosi di un altro tema mysterioso di grande risonanza, anche in questo caso non si può vedere una coincidenza significativa nel fatto che anche Martin Mystère abbia vissuto un'avventura (a dire il vero, due) in questo stesso angolo di oceano. 
 
Molto più interessante e singolare è che è in tale Triangolo che Man-Thing, nell'episodio Tower of the Satyr (n. 14), incontra un singolare personaggio conosciuto come il Satiro della torre, ultimo rappresentante della sua specie; ormai avvizzito e morente, questo personaggio è comunque dotato di enormi poteri, in grado di compiere prodigi, e cerca l'amore di una donna.

Un personaggio pressoché identico, anche se venato da toni diabolici, è il Satiro che compare ne Il sabba delle streghe (Martin Mystère nn. 38-40): un abitante di Marte che dimora da millenni sulla Terra, prossimo alla morte a causa dell'inquinamento e capace di scatenare forze naturali che potrebbero distruggere le strutture rinforzate di una centrale nucleare.

4. La bambina mutante

C'è però una differenza tra quest'ultima somiglianza e le precedenti: se finora si trattava di elementi apparsi in storie scritte da Alfredo Castelli, questa volta invece Castelli è il coautore della vicenda, e il soggetto è opera di Sauro Pennacchioli.

Pennacchioli è noto per aver realizzato storie di Martin Mystère, attingendo liberamente all'universo a fumetti della Marvel, in almeno due occasioni: Caccia alla strega (Martin Mystère nn. 92-93) e Mutanti (Martin Mystère nn. 97-98) sono infatti pesantemente debitrici di concetti e personaggi della serie Uncanny X-Men, già allora curata da Chris Claremont (il cui cognome è il nome della cittadina de Caccia alla strega). In queste storie troviamo, tra i personaggi, due versioni del professor Charles Xavier (nella prima è un signore calvo che vuole aiutare i mutanti; nella seconda è John Merrick, potentissimo telepate e protettore della comunità mutante), una Dragoluna (che non è una mutante) con i poteri rigeneranti di Wolverine, una bambina telecinetica (come Jean "Marvel Girl" Grey) con l'aspetto e gli atteggiamenti sinistri di Illyana "Magik" Rasputin, e tanta tanta gente normale che nutre uno spaventoso odio per i mutanti.

E' più che plausibile ipotizzare che Pennacchioli fosse a sua volta un lettore di Man-Thing, e non solo per la singolare questione dell'ultimo Satiro, ma anche perché nel suo Caccia alla strega non troviamo solamente legami con i concetti del mondo mutante Marvel: la bambina su cui è incentrata questa storia, Bea, è dichiaratamente una mutante e, come già detto, è dotata di un talento psicocinetico, ma il suo potere va oltre, dato che la rende empaticamente sensibile alle ondate di odio che emanano dalle altre persone, e tale odio le causa un tale dolore fisico da farle perdere il controllo di se stessa, scatenando quindi la violenza dei suoi poteri telecinetici. Ebbene, queste sono caratteristiche fondamentali del mostruoso Man-Thing, che è una creatura empatica, sensibilissima all'odio, emozione che gli causa un dolore così intollerabile da spingerlo a tutto, pur di eliminarne la fonte.

Man-Thing (1979) n. 3
5. La città degli uomini primitivi

Quattro anni dopo la chiusura della prima serie di Man-Thing (avvenuta nel 1975), la Marvel rilancia il personaggio nel 1979, con una nuova testata omonima, realizzata da altri sceneggiatori (tra cui il già citato Chris Claremont).


In The Gong of Doom! (n.3), l'Uomo Cosa giunge sulla catena montuosa dell'Himalaya, dove, percorrendo una tortuosa via tra alte pareti ghiacciate, arriva a una valle nascosta e inesplorata, dove dimora una tribù di uomini di Cro-Magnon, sopravvissuta all'estinzione e stanziatasi lì 30.000 anni fa.

Spostando la collocazione dell'insediamento tra i monti Hangaj della Mongolia, e passando dalla specie di Cro-Magnon a quella di Neanderthal, si ottiene curiosamente proprio il nucleo narrativo della vicenda mysteriana delle origini di Java, narrata ne La città delle Ombre Diafane (Martin Mystère nn. 17-19).

6. Stephen Strange

Subito dopo, nella serie compare, ironicamente, il Dottor Strange, e ne approfittiamo per menzionarlo perché si tratta di uno dei più trascurati padri putativi di Martin Mystère, per quanto riguarda la componente mistico-spirituale, come abbiamo riepilogati in apertura de Il mystero degli strani vampiri.

Per l'occasione, riportiamo un altro elemento della storia Marvel che ricompare anche in Martin Mystère: il mentore del Dottor Strange, il Grande Antico, fa parte di una dinastia di "santoni" così simile a quella del Kut Humi di Martin Mystère che, per entrambi, nelle loro remotissime dimore esoteriche asiatiche, esiste una galleria dove vengono eternati i corpi dei loro predecessori defunti.

Questo dettaglio, per dovere di cronaca, non può essere però considerato alla stregua dei precedenti, perché è un concetto ricalcato su quello dei Maestri della Teosofia, a cui gli autori di entrambe le serie attingono.

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