Testi e disegni di Andrea “Casty” Castellan
Prima pubblicazione su Topolino (libretto) 3177-3178 : 8 Ottobre 2016
Dopo le vicende del Colosso di Rodi e dell’Oricalco (Le miniere di Fantametallo), il
prolifico e iconico scrittore/artista Casty torna a proporci una fascinosa nuova tappa nella sua personale ricerca di Atlantide in chiave Disney,
dimostrandosi ancora una volta deliziosamente abile e ispirato nel partire da innumerevoli frammenti di
conoscenza e finzione, che sono noti a volte persino da decenni, per costruire
una grandiosa mitologia onnicomprensiva, intrecciata in una robusta narrazione avventurosa classica, capace di
bilanciare intelletto ed emozioni.
In ogni pagina, incontriamo "volti" narrativi familiari, magari interpretati
in maniera diversa, ma che da anni ci accompagnano nelle nostre letture: il senso
di meraviglia, il gusto impagabile della speculazione
storico-scientifico-fantastica, l’esplorazione metaforica e letterale degli
angoli più enigmatici ed evocativi della Terra, la curiosità positiva portata
alla sua massima e più appagante espressione.


Ma non è certo solo questo, per quanto di respiro grandioso,
il punto in comune con la pluridecennale concezione mysteriana dell'universo
che ha reso Martin Mystère il fumetto unico che era. Proprio come
l’opera di Alfredo Castelli usava essere spiazzante e imprevedibile, nella sua
capacità di riflettere sulla modernità tramite l’antico, così sa fare anche Il
raggio di Atlantide, come è evidente nella visionaria e positivista genesi della città
segreta di Demopolis: decenni fa, scienziati di tutta Europa che non volevano
più essere finanziati da multinazionali avide di profitto e interessate solo a
usare le loro idee per sviluppare nuove armi con cui alimentare il mercato
mondiale della guerra, si ritirarono in un angolo disabitato del mondo, per
costruire una idealistica (e impossibile?) "città della gente".


O meglio, Casty lo farebbe se non dovesse scrivere un fumetto Disney, in cui i finali tragici non sono ammessi. Ma Casty non demorde, e non si adatta a scrivere una storia ebetemente ottimistica: ecco quindi che l'autore inietta una figura che incarna il deprimente realismo nella vicenda, per spiegarci perché l’ideale alla base di Demopolis non può prosperare nel mondo della realtà.

E nonostante l’analisi di Il raggio di Atlantide conduca
a questa pesante riflessione, il fumetto non prende mai una piega retorica, e
non diventa mai di gravosa lettura.
Nelle pagine di questa storia ci sono infatti troppe idee e
trovate e sorprese e divertimento, perché ciò accada, e a ogni svolta e rivelazione ci si addentra sempre
più in una matrice Mysteriana a quattro dimensioni che spinge a riflettere, ma anche a spaziare nell'immenso potenziale che l'umanità possiede e che sta gettando nello scarico.
C’è una fantastica risposta ai grandi enigmi sulla
costruzione dei monumenti dell'antichità, come le Piramidi, con l’ideazione di
uno strumento ancestrale simile a un laser, le cui tracce, secondo Casty, si
trovano in varie leggende da lui mirabilmente collegate (come il fulminante
Occhio di Balor dei Celti).

C’è la "dama delle rocce della Guinea", che qui
diventa un’effige di Antinea, presente anche in Africa.
C’è la teoria del secondo satellite della Terra,
schiantatosi contro il pianeta (sebbene qui la tecnologia di Atlantide abbia
attutito l'impatto).
C'è l'immaginifico macchinario retrofuturista
dell'iconografo, che ci riporta ai tempi in cui Castelli era capace di perdere
giorni per ideare un cervellotico meccanismo (o analizzarne uno esistente), per
puro amore del cazzeggio.

C'è uno spettacolare "sottomarino" dei deserti, con
conseguente battaglia impossibile tra questo mostro tecnologico e i nostri eroi
guidati da Topolino, che è la conferma dell'influenza visionaria di Hayao
Miyazaki.
Si potrebbe malignamente dire che c’è tutto il materiale fantaspettacolare a cui
Hollywood potrebbe attingere per ricavarne un film colossale come quelli che
vanno di moda adesso, anche se la componente socio-critica ovviamente nel
film verrebbe edulcorata o del tutto sforbiciata, per evitare che lo spettatore
medio cominci a porsi domande sullo status delle cose che gli viene imposto da
gente che non ne ha il diritto nè la statura morale o etica.
Alla conclusione di questa sarabanda di azione, tecnologia, storia, archeologia, architettura, fantascienza, astronomia, geografia, geologia, immaginazione, utopismo, filosofia e genuino divertimento che è sia infantile che intellettuale, si resta per un istante senza fiato. Si ripensa ai capitoli antecedenti, gioendo dell'appagante affresco complessivo che si sta dipandando. E si pregusta l'episodio che verrà, chiedendoci come sarà l'Atlantide di Casty.
"Dunque è questo il vostro scopo: monopolizzare l'informazione!"
"Già! Così, quando assumeremo il controllo del mondo, nessuno avrà i mezzi per contraddirci!"
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