mercoledì 16 novembre 2016

[Recensione] Il raggio di Atlantide


Il raggio di Atlantide
Testi e disegni di Andrea “Casty” Castellan
Prima pubblicazione su Topolino (libretto) 3177-3178 : 8 Ottobre 2016

"Hanno scoperto più cose loro su Atlantide in pochi mesi che noi in dieci anni!"

Dopo le vicende del Colosso di Rodi e dell’Oricalco (Le miniere di Fantametallo), il prolifico e iconico scrittore/artista Casty torna a proporci una fascinosa nuova tappa nella sua personale ricerca di Atlantide in chiave Disney, dimostrandosi ancora una volta deliziosamente abile e ispirato nel partire da innumerevoli frammenti di conoscenza e finzione, che sono noti a volte persino da decenni, per costruire una grandiosa mitologia onnicomprensiva, intrecciata in una robusta narrazione avventurosa classica, capace di bilanciare intelletto ed emozioni.
In ogni pagina, incontriamo "volti" narrativi familiari, magari interpretati in maniera diversa, ma che da anni ci accompagnano nelle nostre letture: il senso di meraviglia, il gusto impagabile della speculazione storico-scientifico-fantastica, l’esplorazione metaforica e letterale degli angoli più enigmatici ed evocativi della Terra, la curiosità positiva portata alla sua massima e più appagante espressione.

E’ con passione Mysteriana, per esempio, che Casty collega la spagnola scultura della "Dama di Elche" alla leggendaria regina Antinea e al suo regno di Esperia, associando quest'ultimo alla situazione idrogeologica del Mediterraneo e del Sahara di 11.500 anni fa, scomodando anche i fiumi del Sahara, ora sotterranei, ma storicamente registrati come in superficie sino al XVI secolo.
Se ciò ricorda qualcosa ai lettori di Martin Mystère, è perchè di recente se ne è parlato ne Il Nilo Giallo, dove però gli sviluppi di questo fascinoso elemento storico hanno portato a un esito diverso dal colossale affresco storico-apocalittico mirabilmente concepito (e dipinto) dall'abile e ispirata mano di Casty.
Ma non è certo solo questo, per quanto di respiro grandioso, il punto in comune con la pluridecennale concezione mysteriana dell'universo che ha reso Martin Mystère il fumetto unico che era. Proprio come l’opera di Alfredo Castelli usava essere spiazzante e imprevedibile, nella sua capacità di riflettere sulla modernità tramite l’antico, così sa fare anche Il raggio di Atlantide, come è evidente nella visionaria e positivista genesi della città segreta di Demopolis: decenni fa, scienziati di tutta Europa che non volevano più essere finanziati da multinazionali avide di profitto e interessate solo a usare le loro idee per sviluppare nuove armi con cui alimentare il mercato mondiale della guerra, si ritirarono in un angolo disabitato del mondo, per costruire una idealistica (e impossibile?) "città della gente".

 Questa concezione utopistica, forse irrealizzabile ma che di certo illumina la parte migliore dell'essere umano e lo stimola a crescere ed agire in senso positivo, per se stesso e per gli altri, è la stessa che molti anni fa noi lettori scoprimmo alla radice di una storica vicenda narrata da Alfredo Castelli in Morte nella taiga (Tunguska!), dove scienziati e filosofi e letterati dei secoli bui, mal visti dall'opprimente e oscurantista mentalità cattolica dominante nel medioevo, fuggirono nelle terre del nord, fondando una comunità che sviluppò le scienze, durante il periodo che nella nostra civiltà corrispose alla completa interruzione della ricerca scientifica.
Ma come Castelli concludeva tragicamente il suo racconto (la civiltà di Tunguska raggiunge un livello tale di sviluppo da causare il proprio annientamento in una catastrofica esplosione, non tanto diversamente da ciò che fecero anche Atlantide e Mu), così fa Casty con il sogno impossibile dela sua Demopolis.

O meglio, Casty lo farebbe se non dovesse scrivere un fumetto Disney, in cui i finali tragici non sono ammessi. Ma Casty non demorde, e non si adatta a scrivere una storia ebetemente ottimistica: ecco quindi che l'autore inietta una figura che incarna il deprimente realismo nella vicenda, per spiegarci perché l’ideale alla base di Demopolis non può prosperare nel mondo della realtà.
Questa figura è il personaggio di Abelardo Monk, modellato come un chiaro omaggio all’opera di Romano Scarpa, come accade anche per certi dialoghi, essenziali, chirurgici e linguisticamente insoliti ("Qui si suda!"). Questo multimiliardario magnate delle telecomunicazioni è l’epitome dell’essere umano sociopatico, egotista, egoista e narcisista, che tiene in considerazione solo i propri interessi e bisogni, infischiandosene del benessere della comunità o di quello delle generazioni future: è per via di personaggi come costui, ci dice Casty, che la parte decente dell’umanità non riuscirà mai a costruire una società armoniosa, equilibrata, egualitaria e lungimirante. E purtroppo, aggiunge Casty, simili sociopatici sono solo parte del male che ci infesta, perché dopo di loro vengono le masse che si lasciano incantare dalle promesse di questi individui, o, peggio ancora, che li ammirano e sono ansiosi di imitarli per entrare a far parte della loro corte. Non è certo un caso che Monk controlli le telecomunicazioni, proponga un’informazione rincitrullente, e si bei nel mondo cool dei social network, scattando selfie e sollazzandosi con la vacuità del nulla (e degli inglesismi random che tanto non improvano le vostre skills, come ci ricorda Lercio.it), mentre Topolino e soci rifiutano di agire come schiavi (o diventarne dipendenti) di queste tecnologie modaiole, pervasive, vacue e persino dannose.
 
E nonostante l’analisi di Il raggio di Atlantide conduca a questa pesante riflessione, il fumetto non prende mai una piega retorica, e non diventa mai di gravosa lettura.
Nelle pagine di questa storia ci sono infatti troppe idee e trovate e sorprese e divertimento, perché ciò accada, e a ogni svolta e rivelazione ci si addentra sempre più in una matrice Mysteriana a quattro dimensioni che spinge a riflettere, ma anche a spaziare nell'immenso potenziale che l'umanità possiede e che sta gettando nello scarico.
C’è una fantastica risposta ai grandi enigmi sulla costruzione dei monumenti dell'antichità, come le Piramidi, con l’ideazione di uno strumento ancestrale simile a un laser, le cui tracce, secondo Casty, si trovano in varie leggende da lui mirabilmente collegate (come il fulminante Occhio di Balor dei Celti).
C’è l'organizzazione delle "Lepri Viola", una setta avida di potere e costituita dai ricchi e potenti del mondo, intenzionati a schiacciare il globo sotto i loro piedi a qualunque costo, in nome del profitto.
C’è la "dama delle rocce della Guinea", che qui diventa un’effige di Antinea, presente anche in Africa.
C’è la teoria del secondo satellite della Terra, schiantatosi contro il pianeta (sebbene qui la tecnologia di Atlantide abbia attutito l'impatto).
C'è l'immaginifico macchinario retrofuturista dell'iconografo, che ci riporta ai tempi in cui Castelli era capace di perdere giorni per ideare un cervellotico meccanismo (o analizzarne uno esistente), per puro amore del cazzeggio.
Ci sono i resti intatti o quasi del regno di Esperia, in una delizia di rovine e architetture superstiti, su cui troneggia un cannone unico nel suo genere e nella sua progettazione retro-futurista. E al di sotto, l’immancabile vulcano che segna la fine di questa testimonianza del passato.
C'è uno spettacolare "sottomarino" dei deserti, con conseguente battaglia impossibile tra questo mostro tecnologico e i nostri eroi guidati da Topolino, che è la conferma dell'influenza visionaria di Hayao Miyazaki.
Si potrebbe malignamente dire che c’è  tutto il materiale fantaspettacolare a cui Hollywood potrebbe attingere per ricavarne un film colossale come quelli che vanno di moda adesso, anche se la componente socio-critica ovviamente nel film verrebbe edulcorata o del tutto sforbiciata, per evitare che lo spettatore medio cominci a porsi domande sullo status delle cose che gli viene imposto da gente che non ne ha il diritto nè la statura morale o etica.
Alla conclusione di questa sarabanda di azione, tecnologia, storia, archeologia, architettura, fantascienza, astronomia, geografia, geologia, immaginazione, utopismo, filosofia e genuino divertimento che è sia infantile che intellettuale, si resta per un istante senza fiato. Si ripensa ai capitoli antecedenti, gioendo dell'appagante affresco complessivo che si sta dipandando. E si pregusta l'episodio che verrà, chiedendoci come sarà l'Atlantide di Casty.

"Dunque è questo il vostro scopo: monopolizzare l'informazione!" 
"Già! Così, quando assumeremo il controllo del mondo, nessuno avrà i mezzi per contraddirci!" 

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