sabato 20 luglio 2013

[Recensione] Martin Mystère Speciale nr. 30, "Il segno di Venere"

Martin Mystère Speciale nr. 30, "Il segno di Venere"
Luglio 2013

Trame
Di Sergej Orloff

Anche questa nuova avventura del Detective dell’Impossibile affonda le radici in eventi del passato: nel 1769, Benjamin Franklin, uno dei futuri fondatori di Altrove, osserva il transito di Venere sul Sole, così come altri scienziati del suo tempo, da lui coordinati. Attraverso un telescopio riflettente, Franklin ed il suo assistente scorgono qualcosa di più di un semplice fenomeno astronomico, qualcosa che li fa urlare e cadere a terra svenuti.
Nella medesima reazione incorre anche il giovane Chris Tower quando, due secoli dopo, si ritrova a scrutare il pianeta Venere durante una noiosa lezione universitaria, adoperando il medesimo telescopio appartenuto a Franklin. Che cosa hanno visto realmente Franklin, il suo assistente ed il giovane Tower? E in che modo ciò che è successo nel recente o remoto passato è collegato all’attuale crisi di Altrove, dove il direttore Tower sembra essere mysteriosamente svanito nel nulla?
Martin Mystère e Java troveranno la risposta a queste domande in un piccolo paese del New Jersey, dove si sono recati per una conferenza e dal quale, per una serie di bizzarre coincidenze, non riescono più ad andar via! Ma non è questo l’unico elemento insolito di Basking Ridge: in quel luogo vive infatti una donna assolutamente identica ad Angie Dark, che si comporta però come una colta e solerte bibliotecaria; i due meccanici locali sono invece le copie sputate di Dee e Kelly, con l’unica differenza che è il sosia di Kelly a tiranneggiare quello di Dee e non il contrario. E’ proprio nel paese di Basking Ridge, così ordinario eppure al tempo stesso così straordinario, che il segreto del Segno di Venere verrà infine svelato.
L’allegato allo Special contiene una selezione di racconti brevi sulla “Fine della civiltà come noi la conosciamo”, narrati ed interpretati dal BVZM; i tre racconti sono accomunati da un mysterioso elemento mancante, per il quale gli Uomini in Nero manifestano un fortissimo interesse.


"Il segno di Venere"
Storia di Carlo Recagno
Arte di Rodolfo Torti

Commento
Di Franco Villa

Come ampiamente spiegato nell'introduzione all'albo, "Il segno di Venere" festeggia i trenta anni di vita dello Speciale, ed è quindi dedicato al personaggio che ha caratterizzato la stragrande maggioranza della collana, alias la sempreverde spogliarellista Angie Dark, creata tre decadi fa come omaggio a Marilyn Monroe e rimasta immutata sin da allora.
L'albo si rivela stimolante e interessante dal punto di vista delle singole scene, in quanto ricche di annotazioni di vario genere, che spaziano dallo storico allo scientifico, passando attraverso gli spunti per altre trame future che però sono radicate nel passato.
Se invece si considera la storia da un punto di vista globale, la prima lettura è deludente. Narrazione meccanica e senza brio; personaggi che sono loro stessi poco convinti di ciò che fanno; trama che si sviluppa in modo poco compatto e perdendo i pezzi (perchè la risata malvagia nel laboratorio? Perchè Jane e Aldous escono di scena? Nessuno, nemmeno Aldous, rileva che lo spiritello sta sorvegliando e manipolando Altrove? Non ci sono allarmi e difese potentissime in questa base? Come mai il telescopio ha avuto un simile effetto? A fronte di tutti questi dubbi, vien da pensare che ci siano troppe pagine di storia sprecate per siparietti stanchi che non fanno ridere); risoluzione convenzionale e orchestrata senza nessun entusiasmo (quante altre volte abbiamo sentito la storia dell'entità aliena che vuole esperire l'umanità?); sense of wonder completamente assente (si sta manifestando Venere, ma il tono e le scene sono noiose quanto una conversazione in una soap opera che non ci è familiare).
L'impressione generale potrebbe essere anche meno negativa, se la componente artistica non contribuisse a dare il colpo finale: tra anatomie improbabili (tipo Angie col collo da giraffa), smorfie alla Tiramolla (per fortuna attenuatesi negli ultimi anni) e soluzioni grafiche senza nessun impegno, la lettura diventa quasi un tormento. Basti come esempio il momento in cui Aldous usa i propri poteri per salvare Max Brody: le onde di magia si manifestano come cerchietti disegnati con una penna all'ultimo momento. Probabilmente la spettacolarità di altri disegnatori Bonelliani o statunitensi ci ha abituati sin troppo bene, ma ci aspetteremmo che un artista ispirato tragga (appunto) ispirazione dalla possibilità di illustrare una simile scena, lontana dal grigiore di una conversazione che si svolge in un garage, e ci si dedichi quindi con impegno, costruendo una scena immaginifica e suggestiva. Purtroppo così non è e così resta per tutto l'albo.

Ora che ci siamo levati di torno la parte spiacevole, torniamo finalmente a parlare degli elementi interessanti che è possibile rilevare nelle singole scene, specialmente a una seconda lettura (nonostante il deterrente grafico).


Analisi

Il mistero del telescopio, che non viene risolto, è corredato da due indizi: B. Franklin dice prima che "nessuno lo voleva", e poi che l'ha acquistato da un artigiano londinese. Magari si tratta di un oggetto proveniente dal negozio di Safarà, dell'universo di Dylan Dog. Ma è abbastanza sconfortante che siano i fan a dover riflettere su un elemento che la storia ignora deliberatamente e dichiaratamente. Lo spiritello di Venere dichiara proprio che non gli interessa nulla al riguardo: e "complimenti", gli rispondiamo noi, "bravo pirla". Che succede se, cinque minuti dopo che ti sei ricomposto, qualcun altro usa lo stesso telescopio e ti intrappola di nuovo? O magari lo usa scientemente per farti anche di peggio? Come detto, questa è la più grande delusione dell'intero albo: 120 pagine per sapere che il grande enigma non interessa a nessuno. Forse è il caso di che la scritta in copertina venga cambiata in "gli enigmi secondari di Martin Mystère".

Benjamin Franklin è forse l'elemento più interessante dell'intero fumetto, sia per la sua figura che per tutto ciò che orbita intorno a lui e alla sua epoca. Il contesto storico a cui si riferisce, che diventa anche metafora sottile per l'attualità. L'idealizzazione del personaggio, che ricorda molto un certo modo di fare telefilm di fantascienza con sequenze di viaggio nel tempo. La sua figura di scienziato/politico/filosofo con ispirazione illuminista. La sua propensione a godersi la vita. La cronaca della cooperazione scientifica internazionale del 1769 che Franklin ha favorito, con le sue caratteristiche di evento che ha cambiato la storia, anche se in modo non clamoroso. Tutto ciò, insieme alla presenza del Club Infernale e ai riferimenti a David Lynch, non può non costituire un aggancio ideale con la saga di Storia Di Altrove, collana in cui Recagno ha mantenuto uno stile di scrittura classico che prevede che i mysteri vengano affrontati e risolti, invece che accantonati.

Nel confronto con Franklin, Martin Mystère ne esce purtroppo sminuito: un po' è perchè l'ironia della trama prevede che Martin non serva a niente in questa storia, ma anche e soprattutto per il modo in cui gestisce il consigliere meschino a inizio albo. Sebbene sia nel giusto, Martin finisce col risultare antipatico, forse perchè la scena risulta sin troppo forzata. E il consigliere somiglia anche troppo all'immenzionabile Calderoli per non farci trarre qualche conclusione.

La sequenza della danza di Venere, come vista dal giovane Chris Tower, è l'unica che ci rivela cosa si vede nel telescopio. E ci chiediamo: ma perchè tutti reagiscono urlando inorriditi, come se avessero visto chissà quale mostruosità? Questa sequenza è anche un esempio di come l'arte di questo albo non funzioni: nella sceneggiatura, la scena è stata chiaramente pensata secondo precise suggestioni cinematografiche e fumettistiche, che fanno parte dell'immaginario collettivo; nella realizzazione, però, è poco evocativa, legnosa e banale,semplicemente perchè lo stile di Torti non si adatta a scene che richiedono l'uso di tecniche grafiche più complesse e di una "regia" impegnativa.

La sequenza introduttiva con B. Franklin ruota intorno a un elemento spiegato solo nella successiva sequenza del Giovane Martin: questo genere di rimandi interni, che svelano progressivamente il significato delle scene precedenti, è sempre stato un punto di forza dei migliori albi di MM. Ultimamente, è andato svanendo, e anche in questo albo ne viene fatto un utilizzo minimo, nonostante la presenza di tre piani temporali di narrazione, di cui però solo uno gioca un ruolo rilevante. Quasi come se si volesse mantenere la storia il più lineare possibile: sarà mica per accontentare i "lettori speciali" di MM che negli anni si sono lamentati che le storie erano troppo complesse e non riuscivano a seguirle?

Ecco le citazioni più facili delle sequenze ad Altrove: Super Mario del videogioco Super Mario Bros; la Marchesa Yanus (Marquis Janus) di Great Mazinger; Jean-Luc "Locutus di Borg" Picard di Star Trek: The Next Generation; il Buck Rogers di Philip Francis Nowlan, associato a Steve "Captain America" Rogers della Marvel; Wylon Smithers di The Simpsons; la mitologia di Harry Potter; Rosco e Sonny dell'omonimo fumetto (creato graficamente da Giancarlo Alessandrini e poi illustrato da Torti stesso).

Ad Altrove compare un'altra stanza segreta di cui nessuno sa nulla e cui si può accedere solo tramite un meccanismo assai complicato e improbabile (ispirato a una qualche serie d'animazione robotica inipponica?). Come sempre, questa base è zeppa di sorprese che non finiscono mai, anche se l'accumulo potrebbe portare a lungo andare al paradosso. Resta singolare che una base del genere, col suo esercito di maghi, telepati, mutanti, cervelli, golem e chi più ne ha più ne metta, finisca sempre con l'essere assoggettata dall'entità di turno, che riesce a fare il bello e il cattivo tempo ovunque. Passi che Altrove non riesca a difendersi (ma allora come riesce a resistere agli Uomini in Nero?), ma almeno accorgersi dell'intrusione sarebbe d'obbligo, perchè le risorse per la sorveglianza ci sono e i numerosi precedenti dovrebbero aver insegnato qualcosa. 

Menzione quasi d'obbligo per Dylan Dog, ma niente crossover. E basta tenerci a bocca asciutta!

Lo spettro sumero nel frigorifero, citazione di Ghostbuster, è un tormentone dell'universo di MM sin dai tempi di "Space Invaders!".

Nella fase di conversazione libera, a Martin Mystère vengono messe in bocca due osservazioni metafumettistiche.
La prima è che "certa gente pensa che, se non è su Google, una cosa non esiste": un riferimento a un'idea su cui Carlo Recagno da tempo vorrebbe scrivere una storia (o così ci pare di capire).
La seconda è che anche se Martin raccontasse le cose che ha visto, nessuno gli crederebbe: su questo tema si discute da tempo sul forum di Agarthi, e queste parole pongono davvero fine alla querelle. Martin Mystère deve stare zitto per non passare per pazzo: una ammissione definitiva di resa, e di vittoria degli UiN!

Nel pubblico della conferenza compare un giovanotto con l'aspetto di "un giovane secondo Torti". L'albo "I padroni del caos" sarà vecchio di dieci anni, ma svolge un lavoro adeguato nello spiegare in che modo vada illustrata la modernità se si vuole essere plausibili.

In compenso, gli interni dell'Hellfire Club sono illustrati in modo convincente: forse qui è stato svolto un lavoro di ricerca maggiore (magari grazie al fatto che il tema è già comparso più volte in SdA).
 
L'antenata di Angie si chiama come Angie e ne ha lo stesso aspetto. Una scorciatoia giustificata dal tono comico dello Speciale, oppure indizio di qualcosa di più? Il sospetto è che si tratti di un altro telescopio. 

Nella sezione centrale della storia, la crescente atmosfera da episodio di Twilight Zone funziona molto bene: Martin Mystère scopre progressivamente di essere intrappolato (Ferrari, treni, autobus, auto a noleggio), mentre i personaggi classici non-loro sfilano uno dopo l'altro davanti ai suoi occhi. Però la citazione potrebbe essere anche relativa a un Doctor Who, visto lo sceneggiatore.

Sempre in tema di citazioni, la sequenza Dee/Kelly al garage sembra richiamare classici episodi da cittadina americana: Happy Days, Alice e simili. La ragazza di Kelly sembra quasi "Flo" (dall'omonimo telefilm con Polly Holliday).

Sempre in tema di accumulo: ormai tutti quanti in questa serie sono "predisposti", e Carlo Recagno deve precisare che non c'è un motivo, altrimenti poi dovrebbe fare i conti con fan veramente squilibrati tipo il sottoscritto.
E ancora: Martin aveva pure il frammento di Venere dentro di lui, oltre a essere Cumbo e millantamila altre cose? E Angie non è già una reincarnazione con altre infinite caratteristiche magiche erditarie e simili?
La celebrazione dei trenta anni di Speciali è in questo senso molto mirata!
All'appello mancano solo Diana, che ha fatto coppia con Angie due volte, e i temi non frivoli dei primissimi Speciali, dove spesso e volentieri c'era qualche minaccia seria da affrontare.
C'è comunque una grande rivelazione rivoluzionaria che mina le nostre convinzioni, a voler ben guardare, anch'essa nello stile della collana. Seria, ma nello stesso tempo paradossale (per uno scettico come Martin Mystère), è la prova che l'astrologia è una scienza vera, basata sulla realtà oggettiva dello spiritello di Venere, che incarna gli aspetti sensuali del pianeta! Influenze astrali, oroscopi, pianeti nelle case e simili... d'ora in poi Martin dovrà leggere la pagina dell'oroscopo con un altro spirito.

L'effetto "What If" di questo albo, sottolineato dello stesso Spiritello di Venere, è uno spunto narrtivo interessante, che allude probabilmente alle numerose storie immaginarie che caratterizzano l'attuale albetto "compagno" dello speciale. Per essere veramente efficace, avrebbe richiesto di coinvolgere anche lo stesso Martin in una vita alternativa, ma ciò avrebbe richiesto una sceneggiatura ben più complessa, e non sarebbe stata certo una trovata originali per la serie: un'occasione sprecata, forse, ma magari un rischio evitato.

Martin Mystère ironizza sugli stratagemmi sempre più elaborati con cui viene coinvolto in indagini e simili: non basterebbe chiederglielo, si chiede.
No, non basterebbe, perchè uno scettico come lui ti mette subito alla porta!
E comunque, mica è colpa degli altri se è diventato un pantofolaio e bisogna usare il carro attrezzi per coinvolgerlo: dovrebbe invece darsi più da fare e iniziare "indagini" di sua iniziativa, invece che restarsene a casa in attesa, quasi non avesse più alcuno stimolo a svelare i famosi grandi enigmi!

Mentre è prigioniera di Aldermann, miss Angela utilizza un espediente psicologico raro ed elegante per tentare di farsi liberare: complimenti! Sarà farina del sacco di Angie o dello Spiritello di Venere?

Nel ribaltamento di ruoli generale, Max brody (il cui potere mutante lo ha aiutato di nuovo) viene finalmente riconosciuto come intelligente, Martin non serve a nulla, Java risolve il caso e Chris Tower ha addirittura avuto un momento intimo con Angie! Non che Brody non ci sia passato, ma comunque... Alla fine, lo status quo viene naturalmente ripristinato, contribuendo a smorzare l'interesse che questa novità avrebbero potuto introdurre.

Martin Mystère Presenta #9: "La fine della civiltà come noi la conosciamo"

Storia di Alfredo Castelli
Arte di Lucio Filippucci

"La danza dell'oscurità" (2007)
"Il Naviglio battagliero" (2011)
Storia di Alfredo Castelli
Arte di Alfredo Orlandi

"La sindrome di Babele"
Testi di Luigi Mignacco
Arte di Esposito Bros

L'albetto allegato allo Speciale rimedia alla mancanza della serie regolare, che nel 2012 ha sprecato in modo clamoroso un evento mysterioso per eccellenza (Martin Mystére n. 324, "La fine del mondo" (2012)).

Castelli propone due racconti (la "cornice" e il primo) in cui il suo impareggiabile stile narrativo bilancia, con perizia e naturalezza, gli elementi migliori della serie di MM: tematiche d'attualità, documentazione e una ponderata riflessione con un'ottica che risulta sempre un po' spiazzante nella sua logica inattesa ma condivisibile e istintivamente vera.

Mignacco invece, sebbene la storia sia a tema, si rifà un po' troppo alle opere di Douglas Adams, perchè il lettore più smaliziato non storca il naso davanti alla citazione un po' eccessiva.

Il racconto dedicato al Naviglio milanese è forse quello che meno si adatta al pretesto con cui queste tre opere sono state raggruppate (quello citato dagli UiN nel fumetto di cornice), e siccome non è il primo dedicato a una Milano vista come groviglio di paradossi spaziotemporali, ha anche un sentore di "già letto". 

Da segnalare l'omaggio a Tekkaman di Orlandi e la realtà parallela de "La danza dell'oscurità", in cui la saga del Countdown non si è chiusa col capodanno Newyorkese, stando a Diana.

Il lato artistico è semplicemente una delizia per occhi stanchi (e annioati, vedi sopra), in quanto questo albo raduna tre dei migliori e più personali artisti della serie di MM, capaci di sorprendere sempre con la loro freschezza, energia e capacità creativa (per non parlare dell'uso di documentazione grafica rinnovata e di tecniche di illustrazione degne di questo nome).

Per finire, segnaliamo un'altra recensione a MM Special nr. 30, a opera del nostro collaboratore Cristian DiBiase.


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