venerdì 24 giugno 2022

[Recensione] Martin Mystère n. 388 - "Fantasmagoria"

Martin Mystère n. 388 (mensile)
"Fantasmagoria"

Testi: Davide Barzi
Arte: Alfredo Orlandi
Giugno 2022

 E' successo di nuovo: il nostro schiavo recensore unico si è rifiutato di comprare l'albo in questione, e anche solo di leggerlo, accampando scuse che vanno dal mal di pancia al dover impiegare il tempo libero per rileggere gli albi storici di Martin Mystère e rifarsi così la bocca dopo il mese scorso (la causa del mal di pancia?). Siamo quindi costretti a presentarvi una scheda critica di Fantasmagoria che è il frutto di un'elaborazione collettiva, con tanto di un contributo esterno al terzetto dei curatori del blog.

 Un riassunto Una ex fiamma di Martin Mystère ai tempi della Sorbona (anni 1968-1969), tale Melanie, si è sposata in seconde nozze con l'ispettore parigino Charlier. La donna convoca Martin a Parigi per ritrovare il figlio che lei ha avuto dalle prime nozze: il giovane, di nome Martin Jacques e di cognome sconosciuto, è sparito nelle catacombe insieme alla fidanzata Desirèe. Martin accorre insieme a Diana Lombard e, dopo alcune scenette di gelosia di Diana, Martin e Melanie partono alla ricerca del giovane. Nelle catacombe, vicino alla tomba di uno degli inventori della lanterna magica della Fantasmagoria, giace quasi in bella vista uno di tali proiettori. Questo non solo genera immagini di fantasmi, ma li rende anche "materiali", ed è collegato alla mente dello spettatore, perché materializza fantasmi del suo passato. Attivata da mano femminile, lo strumento inoltre funge anche da macchina del tempo e quindi Martin e Melanie subiscono la stessa sorte di Martin Jacques e della sua fidanzata e vengono catapultati nella Parigi rivoluzionaria del 1790. La vicenda si biforca, raccontando prima le esperienze dei due giovani, e poi le peripezie dei due adulti, nella Francia del Terrore dove tutti venivano ghigliottinati. Alla fine i quattro personaggi si radunano e incontrano l'inventore della macchina, che dà qualche spiegazione, ma pare più un pazzo schizofrenico che uno scienziato. Il giovane Martin Jacques decide di restare nel passato,  perché nel futuro il suo vero padre è morto e lui non si è mai ripreso dal trauma; gli altri invece tornano nel presente e, per evitare che altri possano finire nel passato Martin, distrugge la macchina. 

 Una prima analisi Seguendo le riconoscibili istruzioni per costruire il fumetto a tavolino, anche questo albo comprende una rivelazione su passato di Martin Mystère e una riscrittura palese ma poco rilevante della continuità storica, e cioè il ringiovanimento di Charlier, evento da soap opera che spinge a chiedersi quante siano le probabilità che proprio una vecchia fiamma di Martin sia andata a sposare l'unico poliziotto parigino che conosce Martin. 

 Il figlio della donna si chiama Martin Jacques, e il suo aspetto richiama molto quello del protagonista della serie animata Martin Mystery, solo con qualche anno di più. Per gli appassionati della genealogia mysteriana, ricordiamo che esiste già un Jacques Mystère francese.

 Melanie chiama in soccorso Martin perché lui nel 1969, quando la lasciò, le promise di esserci sempre casomai lei avesse avuto bisogno. Martin riceve la telefonata e parte subito per Parigi per onorare la promessa fatta 54 anni prima.

 Martin e Melanie scoprono nel giro di una vignetta cosa è successo a Martin Jacques; ci sfugge il motivo per cui la madre, che sa già tutto, non abbia investigato da sola.
 
 Il proiettore di fantasmagorie, facilissimo da trovare, giace in quasi bella vista vicino alla tomba del suo inventore, in una catacomba di facile accesso.

 Il proiettore di fantasmagorie è palesemente costruito secondo i criteri dell'elettromagia, anche se non detto esplicitamente: un'occasione, tristemente sprecata, di seguire i dettami della redazione di riprendere la continuità storica e di farlo in modo consistente, senza ingarbugliare o contraddire gli eventi noti (come per il ringiovanimento di Charlier, o la vita segreta del vampiro Strauss che creò un esercito di propri simili sebbene in origine avesse dichiarato il contrario).

 Attivata da mano femminile, il proiettore di fantasmagorie, che già attinge all'inconscio dello spettatore, funge anche da macchina del tempo. Perché? Cosa ci azzecca? Che legame c'è?
L'assurdità e la pretestuosità di questo trucco narrativo sono indigeribili, per una serie che ha sempre avuto un approccio adulto e meditato: sembra di essere caduti in una storia prodotta dallo Studio Disney statunitense per il mercato estero negli anni 1960. Il contrasto con la seriosità dell'analisi storica (per quanto condensata e spigolosa) di questo stesso albo rende le premesse del viaggio arbitrario nel tempo ancora più grottesche.
 Questa lanterna magica a volte fa vedere i fantasmi, altre volte porta nel passato, ma solo dal 2022 al 1792, a volte fa il caffè corretto e a volte l'aragosta al forno: quale era lo scopo nel costruirla così? Qual è la pseudo-scienza che motiva questo comportamento squinternato? Il creatore ambiva a realizzare una fantasmagoria, non a compiere viaggi nel tempo. Si poteva tutt'al più dire che i viaggi erano "mentali", e che quindi la macchina concretizzava i morti e i desideri di viaggiare, ma solo per lo spettatore.
 La logica della macchina non è solo inesistente per quanto riguarda la disomogeneità tra i fantasmi dell'inconscio e il viaggio nel tempo: il proiettore viene usato come macchina del tempo solo due volte, una in andata e una al ritorno? E comunque, se Desiree la usa al ritorno perché la sua volontà era tornare, allora all'andata la sua volontà era vedere la rivoluzione francese?

 L'inventore della macchina (personaggio secondario della storia, assistente del vero inventore delle Fantasmagorie ma da questo derubato delle sue idee) è caratterizzato come uno scienziato pazzo deciso a dimostrare al mondo intero il suo intelletto superiore mai riconosciuto. E come lo fa? Lo fa costruendo una "macchina del tempo" che, dopo 330 anni, attiri nel suo tempo gente del futuro. Tra l'altro, ciò accade a sua insaputa, visto che l'inventore sembra ignaro di questa caratteristica della sua macchina. In sintesi: una falla narrativa colossale, in una trama già involuta di suo. E per inciso: obiettivo fallito, caro scienziato incredibilmente geniale, ma dalle idee gravemente confuse. 
 
 E' stato ipotizzato che Martin Jacques sia figlio di Martin Mystère, ma le date non combaciano: Martin frequentava la Sorbona nel 1969, cioè più di cinquanta anni fa, e il giovane è decisamente troppo giovane per avere cinquant'anni. La questione degli anni esatti, però, può forse essere ignorata, perché ormai il personaggio di Martin ha un'età fissa e quindi tutto il suo universo si sposta in avanti nel tempo con lui (anche se, volendo fare i conti, Martin Jacques si ritroverebbe ad avere sui trentacinque anni, se vogliamo che Martin Mystère, che lo ha concepito 15 anni prima di Martin Mystère n. 1, ora abbia comunque un'età abbastanza rilevante da giustificare tutte le battute sulla sua età, appunto).
Non si può invece ignorare che il proiettore evoca i cari estinti e, nel caso di Martin Jacques, ha evocato il padre biologico. 
 Inoltre, è proprio in Francia, nel secolo successivo al Terrore, che nacque Remì D'arx (Remi D'Aix), nemico degli Habits Noir, in azione negli anni dopo il 1850 e fondatore della dinastia dei Mystère.  Questa storia sembra suggerire che Martin Jacques (il cui cognome resta ignoto) sia un antenato di Remì: vogliamo quindi spingerci al paradosso per cui il nonno di Remì sia anche il figlio di Martin, che di Remì è il pro-pro-pro-nipote?
 Per rinfrescare le idee su Remì, ecco la recensione dell'Almanacco del Mistero 2012, "L'ombra di Fantômas" (2011).

 Il commissario Charlier, che attualmente dimostra venti anni in meno di Martin, al suo esordio in Delitto nella preistoria (Martin Mystère nn. 6-7) ne dimostra venti in più. Spietato fino al fanatismo, sceglie di far sparare a sangue freddo contro Java in fuga. In seguito, lo ritroviamo pentito e ammorbidito ne La spada di re Artù (Martin Mystère nn. 15-16), dove diventa amicone di Martin Mystère e Java (dimenticandosi comodamente il suo cinismo omicida). Lo si ritrova in seguito ne Il numero della bestia (Martin Mystère Gigante n. 7), minacciando di diventare una presenza semi-ricorrente a ogni visita di Martin in Francia.
Il suo ringiovanimento in Fantasmagoria è spiegabile in almeno due modi. Il più surreale, in linea con lo stile dell'albo, sostiene che si tratta di Charlier Junior, figlio del commissario che ha intrapreso la stessa carriera del padre e vi si immedesima tanto da convincersi di aver vissuto i suoi casi in prima persona. Il più prosaico ha a che fare con i brillantini del Genio de I suoi primi 40 anni: come Alfredo Castelli ci mostra in quell'albo, i poteri del Genio hanno effetto retroattivo, e quindi Charlier si è ritrovato con anni e anni di giovinezza recuperata sin da quando ha ricevuto uno di questi brillantini per posta aerea (e lo stesso vale per tutti gli altri personaggi della serie).

 Dopo la precedente dimostrazione di ignoranza di Martin sulla destinazione degi spiriti di defunti, in questo albo ci troviamo non solo la stessa impreparazione sul tema, ma anche l'ignoranza delle regole sui viaggi nel tempo dell'universo mysteriano: certo, abbiamo visto che anche queste regole sono malleabili e dipendono dal livello tecnologico raggiunto, ma forse, davanti alla macchina che evoca i defunti e fa viaggiare nel tempo a piacere, la redazione dovrebbe intervenire per invitare gli sceneggiatori a non abusare di questi usurati elementi, per di più in maniera incoerente con la storia della serie, e a sforzare di più il cervello per imbastire una trama solida, originale e coerente, senza fare continuo ricorso a queste deludenti scorciatoie narrative.

 Martin agisce ancora una volta come un Uomo In Nero, elevandosi ad assoluto giudice del bene e del male e distruggendo un macchinario dalle capacità prodigiose. Senza neppure chiedersi quali potrebbero essere le conseguenze dell'azione (vedi sezione successiva).
 
 Il siparietto finale ha lo scopo di sfoggiare la solita erudizione, per tranquillizzare il lettore sulle competenze di Martin Mystère. Si vede che Barzi, stavolta, ha studiato storia francese: purtroppo, continua a essere scarsamente ferrato in storia mysteriana e in costruzione di trame solide.

 Il secondo capitolo di Zona Y di Andrea Carlo Cappi è interlocutorio: nel 1977, in USA, Scandinavia e URSS viene visto un ufo. Oggi, un militare svela a Martin Mystère che l'ufo era un aereo spia sovietico. Martin non si fida e decide di indagare.
 
 Scavando a fondo Citiamo di seguito varie osservazioni del il lettore Andrea Turbati, che conferma le nostre perplessità e aggiunge un ulteriore livello alla nostra analisi.
 
 Il comparto artistico I disegni proprio non mi sono piaciuti e, a volte, ho faticato a riconoscere i vari personaggi (ma questo è un giudizio totalmente personale).
 
 Il MacGuffin Il problema più grande di questo albo è la storia stessa. L'oggetto su cui verte la storia è probabilmente, tra i prodotti dell'ingegno umano della nostra civiltà, uno dei più potenti mai mostrati in tutta la serie, cioè una macchina del tempo che può essere usata da chiunque (purché sia donna, ma di questo non viene data alcuna spiegazione) con un semplice tocco (a volte desiderando dove andare, altre volte no, mistero) e la cosa sembra passare in secondo piano visto, che lo stesso oggetto permette anche di evocare i fantasmi (quali fantasmi, non è chiaro: prima sembrano fantasmi collegati ai ricordi degli spettatori, ma poi diventano fantasmi in generale). Non viene poi specificato se il viaggio nel tempo sia possibile solo nell'arco temporale in cui tale macchina esiste o meno, come nel film Primer (2004)
 
 I personaggi di plastica Martin Jacques compare in scena nel 1792 al momento giusto e, per fugare ogni dubbio che sia lui, ha gli stessi identici vestiti, in perfette condizioni, di quando è arrivato nel passato un mese e mezzo prima, pur essendo stato in prigione. Oltre al fatto che la sua camicia bella colorata difficilmente è passata molto inosservata in quel periodo, si vede ha trovato una buona lavanderia.
La sua fidanzata Desirèe, che in questo stesso periodo è divenuta un'oppiomane e ha visto cose orribili (decapitazioni, torture e violenze in genere), alla fine è maggiormente preoccupata di cosa dirà ai genitori per essere scomparsa per un paio di giorni.
Martin Mystère distrugge la lanterna magica schiacciandola con un sasso, non sapendo minimamente come sia costruita, e se l'atto di distruggerla possa generare esplosioni, rilasciare sostanze pericolose o avere chissà quali altre conseguenze. 
 
 Declino inarrestabile Sembra una trama scritta da un gruppo di amici la sera al bar; mi spiace veramente assistere a questo continuo calo, visto che Martin Mystère è sempre stato un fumetto che, pur trattando tematiche al limite dello scientifico, seguiva sempre una certa logica di fondo ed anche i vari personaggi (Martin in primis) erano sceneggiati per agire in modo logico e coerente (anche se le situazioni potevano essere assurde).
 
 Ripensando agli ultimi anni della serie L'universo di Martin Mystère è molto complesso (con 40 anni di storie) e (almeno in passato) la continuità, nel senso di consistenza delle regole e dei concetti, è sempre stata molto importante.
Quest'ultima, però, sembra ora ridotta al ripescaggio di elementi "a caso" dal passato, come per "strizzare l'occhio" ai vecchi lettori.
Nella costruzione della trama, tali elementi passano rapidamente in secondo piano, per far posto a cose/eventi che potrebbero e dovrebbero rivoluzionare il mondo (un modo per controllare tramite la vista quasi tutta la popolazione viene usato per scrivere un romanzo; una macchina che analizza l'inconscio fa viaggiare nel tempo; gli alieni onniscienti della quarta dimensione si spacciano per i defunti degli anziani e non riescono a invaderci ecc.) e invece si risolvono come una (apparente) bolla di sapone. Il fatto che un ragazzo moderno (intelligente ed interessato alla storia ed ai misteri) si trovi all'epoca della Rivoluzione Francese e decida di vivere in quel periodo dovrebbe avere ripercussioni importanti: ne sentiremo più parlare? Ed è davvero necessario aggiungere altra "carne al fuoco" di questa portata, quando ci sono già questioni in sospeso da tempo immemore che non ci si decide a risolvere? Se siamo confidenti che i vari studiosi uccisi nel numero precedente siano destinati a tornare, la "morte" di Java nel 2021 si è invece risolta con un nulla di fatto: un uomo IDENTICO a Java è stato ucciso senza che nessuno si sia reso conto dello scambio di persona e poi Java è tornato comodamente in scena al momento necessario, lasciando in sospeso la storia del capo degli Uomini In Nero (sarà Java o Travis?) e quella del "segreto" di Java che risale a Il cervello quantico.
A questo punto preferirei una minore produzione di albi di Martin Mystère, ma con storie pensate e realizzate meglio di questi episodi riempitivi che sembrano in gran parte fini a loro stessi (se invece c'è dietro un grande piano per rilanciare la serie, usando le informazioni che vengono disseminate in questi albi, allora sarei contento di essermi sbagliato nel mio giudizio).
  

1 commento:

  1. Come ho già scritto altrove, secondo me l'intenzione di questo episodio era proprio quello di mostrare un personaggio che tutti immaginavano essere il figlio segreto del BVZM, per poi rivelare (oh, stupore!) che in realtà ne era un antenato, il capostipite, a causa di un viaggio nel tempo. Tutto il resto della storia era un gigantesco pretesto per realizzare il McGuffin che avrebbe consentito il paradosso. Successivamente, magari perché i piani per il futuro della serie sono cambiati o semplicemente in sospeso, si è deciso di "annacquare" il concetto e lasciare soltanto un suggerimento nell'aria che in futuro potrà essere o non essere suffragato. Risultato, una storia pasticciata, inutile e pretestuosa, con disegni che definire affrettati è un atto di gentilezza. Aggiungo, inoltre, che anche nella faccenda della morte di Java c'è stato secondo me un ripensamento dell'ultimo minuto, trasformando nel finale una storia che doveva essere un game-changer in un semplice episodio celebrativo. Chissà, magari i risultati non esaltanti del "reboot" di DD hanno indoto l'editore a restare su tematiche più tradizionaliste.

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