sabato 8 dicembre 2018

[Recensione] Maxi Martin Mystère n. 10: "L'abisso del male" - i personaggi

Maxi Martin Mystère n. 10: "L'abisso del male"
(Dylan Dog e Martin Mystère n. 3)
Testi di Carlo Recagno e Alfredo Castelli
Arte di Giovanni Freghieri

I personaggi

DYLAN DOG

I riferimenti alla configurazione odierna della serie di Dylan Dog sono limitati al breve cameo metanarrativo di Rania e Carpenter, e al telefonino parlante (Irma), utilizzato una sola volta, e anticipato da Martin Mystère.

I comprimari storici, Madame Trelkovski e Lord H.G. Wells, per diverse pagine superano per importanza anche Groucho (ma questi diviene fondamentale nel finale).
Nel recente albo Dopo un lungo silenzio (Dylan Dog n.362), la medium sembra essersi dotata di aiutanti più giovani (presi dalla saga cinematografica di Insidious), ma qui, come nelle altre apparizioni più recenti di madame Trelkovski, non vediamo traccia di Stan e Oliver.

RIP Lord Wells
Lord Wells, personaggio detestato da Sclavi al punto da richiederne la rimozione, muore ne Il tramonto dei vivi morenti (Dylan Dog Gigante n.22), albo che avvia la saga ipotetica de Il pianeta dei morti, collocata in una realtà divergente. Apparentemente, il funerale di Lord Wells si colloca a ridosso della "biforcazione" tra le due realtà; ma questo Maxi Martin Mystère smentisce la dipartita definitiva del bislacco nobile inglese.

Sono menzionati tutti e tre i precedenti incontri di Dylan e Martin, compreso il breve Incubo impossibile (Dylan Dog Color Fest n.12), fortunatamente retrocesso a "quasi sogno". I due eroi ricordano anche i mancati incroci di 29 Febbraio (Martin Mystère n.216) e Il giorno che non esisteva (Martin Mystère n.227).

Dylan afferma di non recarsi mai a New York per la paura di volare: nella storia L'ultima mutazione (Dylan Dog Gigante n.5) si è comunque ritrovato suo malgrado a San Francisco e ha pensato proprio a Martin come al suo unico referente americano.
Per la cronaca, è rimasta celebre la telefonata fra i due in Ananga! (Dylan Dog nn.133-134). Fra le pagine de L'eroe (Maxi Dylan Dog n.19), una possibile seconda telefonata è stata interrotta ancora prima di incominciare. 

Varchi mysteriani
Da Ultima fermata: l'incubo! (Dylan Dog & Martin Mystère n.1) tornano i tunnel di Agarthi, narrativamente consolidati nella saga di Martin Mystère come l'equivalente di collegamenti spaziodimensionali e Linee di Ley.
Dopo essersi conosciuti durante gli eventi de La fine del mondo (Dylan Dog & Martin Mystère n.2), Lord Wells e Martin Mystère hanno evidentemente mantenuto i contatti: è il nobile inglese a convocare Martin a Londra per indagare sulla strage di Avebury che dà l'avvio alla vicenda. Il precedente incontro fra i due è l'unico rimando esplicitamente evidenziato da una didascalia, mentre tutti gli altri riferimenti sono da intendersi come "nascosti" nei dialoghi o come invisibili retroscena.

Nella sequenza visionaria in cui Dylan viene posseduto da Hellingen, e si ritrova nella cabina di teletrasporto akkroniana, oltre alle citazioni tratte dalle storie di Zagor (vedi paragrafo relativo), sembra di scorgere una sottile allusione al racconto breve Comparse (Dylan Dog Super Book n.32).

Durante la discesa agli inferni, Dylan ha una visione di tre sue storiche fiamme: Bree Daniels (Memorie dall'invisibile, Dylan Dog n.19 e Oltre la morte, Dylan Dog n.88), Lillie Connolly (Finché morte non vi separi, Dylan Dog n.121), Alison Dowell (Dylan Dog & Martin Mystère n.1).


MARTIN MYSTÈRE

Scritto dall'autore che più di tutti ha approfondito e ampliato la visione mysteriana di Alfredo Castelli, questo Maxi Martin Mystère non si collega direttamente a particolari momenti del corpus narrativo mysteriano, ma si svolge in coerenza con lo stesso, risvegliando diversi echi.

L'incipit, in cui un gruppo di neodruidi stolti risveglia una semidivinità secolare dormiente ricorda l'avvio de La vendetta di Loki (Martin Mystère nn.244-245-246).

La doppia teoria del tutto
La base atlantidea di turno è stata prima costruita su di uno Snodo Ley particolarmente rilevante, poi ricercata e malamente sfruttata dai nazisti negli anni 1940, e infine ritrovata da Hellingen: sono le stesse caratteristiche della base atlantidea antartica del lago Vostok, comparsa in Longitudine zero (Martin Mystère n.317), vicenda in cui era stato inizialmente previsto un incrocio con Dylan Dog, poi retrocesso a semplice citazione.

Sempre in Longitudine Zero si cita la "doppia teoria del tutto", che si riflette nell'apparentemente esagerato piano di Hellingen, per il quale la distruzione del mondo fisico è soltanto la condizione necessaria per l'annientamento di quello metafisico. Lo scienziato menziona anche il celebre motto alchemico "come sopra, così sotto", meglio noto come "ciò che è in alto, è come ciò che è in basso".

Il Mondo del Sogno è parte integrante della saga mysteriana a partire da I figli del Sogno (Martin Mystère nn.26-27).

Yggdrasil
Per corroborare e rendere l'idea dell'inestricabile legame fra "ciò è che in alto" e "ciò che è in basso", fra scienza e magia, tra Storia e leggenda, Martin Mystère identifica la base atlantidea con una breve caccia al tesoro in stile "vecchi tempi", tracciando dei parallelismi con i miti nordici: è un rinvio al dio Odino, che Recagno aveva già messo in scena ne L'isola di ghiaccio e di fuoco (Martin Mystère Gigante n.6), a condurre Martin alla localizzazione della base/Yggdrasil.
In effetti, questo Martin Mystère appare più sveglio di quello che imperversa nelle avventure recenti della serie regolare, come se interagire con Dylan Dog lo stimolasse veramente.

Externsteine
Il sito di Externsteine viene messo in relazione con i siti megalitici britannici (Avebury in particolare, da cui trae energia) e viene identificato come la collocazione dell'Axis Mundi (Irminsul o Yggdrasil), qui rappresentato come un varco dimensionale particolarmente importante (uno snodo ley fondamentale).

Martin Mystère aveva sfiorato questa rivelazione negli albi Il ritorno di Jaspar (Martin Mystère n.139bis) e Il sole nero (Martin Mystère n.292), che toccavano, seppur lateralmente, i medesimi argomenti, senza però metterli in relazione.

Il fugace riferimento a Carlo Magno richiama Prigioniero del futuro (Martin Mystère & Nathan Never n.1). La citazione di Sigfrido può essere autoreferenziale (è stato Recagno a raccontarne l'epopea, nelle succitate L'isola di ghiaccio e di fuoco e La vendetta di Loki).

"Hai incontrato robot giganteschi atlantidei?", domanda Dylan. "Forse erano muviani", risponde Martin, che non ha sottomano il resoconto stilato al tempo di Viaggio nel futuro (Martin Mystère nn.24-25-26).

Giocano ruoli di una certa importanza i comprimari tipici dello Speciale Martin Mystère: Angie, Dee e Kelly e, via telefono, Chris Tower. Quest'ultimo, in qualità di direttore di Altrove, non può non essere a conoscenza dell'identità di Hellingen, essendo questi stato collaboratore a tutti gli effetti della base più di cento anni prima, e di conseguenza registrato nei suoi archivi.
Curiosamente, a Diana Lombard viene lasciato soltanto lo spazio di una breve comparsata. In compenso, altre due bionde svolgono un ruolo di primo piano.

L'avventura vede la partecipazione del personaggio di Zagor, seppure in forma di "Spirito", ed è basata sulla mitologia rintracciabile nella sua omonima serie a fumetti.
Si tratta di elementi che, finora, nell'universo mysteriano sembravano essere nient'altro che l'adattamento romanzato delle disavventure di Za-Te-Nay e dell'agente di Altrove Pancho. In questo caso, Martin ritorna a essere la propria versione più recente, e ha solo ricordi vaghi e confusi degli albi La scure incantata (Martin Mystère nn.242-243) e L'ombra di Za-Te-Nay (Martin Mystère n.335).

Il medaglione che determina gran parte degli sviluppi è di origine atlantidea e la sua interfaccia memo-olografica dal volto di Veronica Lake richiama il personaggio di Drusilla, l'androide atlantidea dalle fattezze di una bionda attrice del passato che compare in Fumetti del Mystero (Martin Mystère nn.274-275).

Dee e Kelly hanno appreso del medaglione dagli appunti dei loro avi storici, apparsi più volte nella serie: ricordiamo almeno Spade, sfide e magie (Speciale Martin Mystère n.24) e Il Re Rosso (Martin Mystère Gigante n.11).

La scena del locale notturno è un contatto diretto con la mitologia di Twin Peaks, vista svariati anni fa nelle storie Colui che dimora nelle tenebre, L'ombra che sfidò Sherlock Holmes e La donna che visse in due mondi (Storie da Altrove nn.2-3-5).
Anche il night club è un tormentone del Recagno degli ultimi anni: a esempio, un'altra esibizione straniante compare in Mysteri a Blandings (Speciale Martin Mystère n.32).


ZAGOR

La matrice narrativa di questo Dylan Dog & Martin Mystère è da ricercarsi in un'altra serie Bonelli,  cioè in Zagor, dove si dipana la saga della nemesi dell'eroe, il dottor Garth Hellingen.

Hellinger di Zagor e Mefisto di Tex

Al termine dell'ultima avventura sceneggiata da Guido Nolitta, Terrore dal sesto pianeta (Zagor nn.178-179-180-181-182), Hellingen si rinchiude in una cabina di teletrasporto akkroniana e svanisce grottescamente in un lampo di luce. Nolitta non specifica la reale natura della cabina, sebbene un lettore accorto possa facilmente intuirla.

Lo scontro metafisico tra Zagor e Hellingen
Da qui prende piede  il seguito, Incubi (Zagor nn.275-276-277-278-279-280), scritta da Tiziano Sclavi quando aveva già ideato Dylan Dog. Ed è questa avventura a fungere da fondamenta per L'abisso del male.
Dissolto molecolarimente, Hellingen trascende in un'entità superiore e mistica, come la scimmietta di Alfa e omega (Dylan Dog n.9), storia pubblicata un anno prima, che funge singolarmente anche da prologo del secondo Dylan Dog & Martin Mystère.
Per vendicarsi di Zagor, Hellingen lo trasporta in un universo parallelo, ove distrugge tutto ciò per cui Zagor ha sempre lottato e spinge lo Spirito con la Scure al suicidio. È solo a questo punto che la divinità Kiki Manito si manifesta (per la prima volta "di persona") nella serie, rivelando ad Hellingen la verità: il malvagio è morto, e l'universo in cui agisce è una creazione della sua mente. È questo l'Hellingen che compare come antagonista nel Maxi Martin Mystère.
Hellingen creatore
Kiki Manito rivelato
Kiki e gli universi paralleli

In Ombre su Darkwood" (Zagor nn.376-377-378-379), di Mauro Boselli, Hellingen è ancora uno spirito e sfrutta (male) la possibilità di reincarnarsi concessagli da Wendigo, la controparte negativa di Manito.
Al termine della vicenda Hellingen viene prelevato dalla "figura in bianco" tramandata dalla letteratura nel Gordon Pym di Edgar Allan Poe, ma questa figura è assente nel l'intreccio del presente Maxi Martin Mystère.


Hellingen e Altrove
Hellingen molecolare e spirituale
In coda all'albo, si rende noto che Moreno Burattini, curatore di Zagor, ha fornito una "preziosa consulenza" a L'abisso del male: il riferimento è alla recente storia Resurrezione! (Zagor nn.602-603-604-605), dove le molecole di Hellingen si ricompongono nella cabina di teletrasporto akkroniana, ora custodita nel cuore della base di Altrove, e il mad doctor si ritrova ospite di un nuovo corpo clonato, con le memorie ferme agli eventi di Terrore dal sesto pianeta. La presenza di fisica di questo Hellingen non implica che l'Hellingen spirituale sia tornato sulla Terra, come rivela il finale della vicenda.

Hellingen d'èlite
Nel corso di questa stessa avventura vengono rivelati i trascorsi dello scienziato pazzo come collaboratore della base Altrove, nonchè il suo nome di battesimo, Garth.
Ne viene infine accentuata la connotazione "proto-nazista" e classista, secondo la quale il futuro dell'umanità può essere deciso solo da una èlite composta dai più capaci, sani e forti; questa visione di Hellingen era stata originariamente delineata come un larvato razzismo nella sua primissima apparizione firmata Nolitta, Sulle orme di Titan (Zagor nn.11-12).

Anche il meccanoide Titan proviene dalle tre avventure aventi per antagonista lo scienziato pazzo: oltre a Sulle orme di Titan e Incubi, compare anche in Odio! (Zagor nn.39-40-41).

Le frasi udite da Dylan Dog al momento della sua possessione sono tratte rispettivamente da Ora zero! (Zagor nn.107-108-109) e dalle già citate Incubi, Resurrezione! e Ombre su Darkwood.
Ancora da Resurrezione! provengono i robot affrontati da Dylan e Martin nei corridoi della base atlantidea.

L'identità del misterioso "Custode della Scure" è suggerita dagli occhiali, dall'orologio e dal cornetto acustico contenuti nel baule: si tratta di un pronipote di Molti Occhi, lo stregone dei Mohicani, apparso per la prima volta in Guerra! (Zagor nn.30-31-32) e divenuto character ricorrente nella serie. Il ruolo attribuito al personaggio, il titolo con cui si presenta e la sua residenza alle pendici del Monte Naatani suggeriscono affinità con i personaggi di Keokuk e Akoto, custodi delle armi del cosiddetto "Eroe Rosso" Rakum (di cui Zagor ha evidentemente preso il posto) e della magia senza tempo, visti nelle storie di Nolitta e Sclavi sopra citate.

La sequenza dell'esplosione lunare è tratta anch'essa da Incubi.

Kiki Manito conversa con la Morte e con il burocrate a due facce degli inferni di Dylan Dog e, oltre a richiamare lo "Spirito con la Scure" per sconfiggere Hellingen, trae in salvo i protagonisti del Maxi Martin Mystère, tra lo stupore (non tanto accentuato, in realtà) di Tower e degli agenti di Altrove.
Lo stesso Manito "risolve" il mystero dei megaliti di Avebury, confermando la leggenda che li vuole eretti da indiani provenienti dai monti Appalachi (ma, a dire il vero, non è chiaro perché avrebbe dovuto essere lui a preoccuparsi della questione).

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