In Operazione Monna Lisa (Martin Mystère n. 102), nelle vicinanze di Clusone, compare un contadino di Clusone di nome Ambrogio Renzi, in possesso di una delle varianti del dipinto della Monna Lista di Leonardo da Vicini.
Ambrogio Renzi se la gode un mondo, perché ha gabbato quei "polli" che sono venuti a dargli milioni di lire per quel quadro.
Ambrogio Renzi è caratterizzato come un personaggio gretto, meschino, ignorante e offensivo, che non perde occasione per insultare chi è più intelligente e colto di lui.
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Gli altri personaggi sottovalutano e scherniscono Ambrogio Renzi, e lo considerano un arrogante ingenuo che può essere facilmente manipolato col denaro, dato che non capisce il vero valore di ciò che possiede. Però, nel finale, tutte le varianti del dipinto della Monna Lisa vanno in cenere, e Renzi resta a godersi la sconfitta di Martin e soci, con i soldi in tasca.
Lo sceneggiatore cade infatti nel tranello di fare ricorso a semplificazioni troppo banali e snobistiche, tipiche di quella elite che vive nella cosiddetta Zona a Traffico Limitato e guarda dall'alto in basso chiunque non ne sia parte: il messaggio che deriva da questa storia, infatti, sostiene che i fumetti sono un intrattenimento per gente rozza e incolta, come si evince dalla manichea caratterizzazione dei due scagnozzi del ricco collezionista di turno; quello più ignorante dei due, infatti, legge The Incredible Hulk. E' coerente che uno sceneggiatore di una serie a fumetti dia questo messaggio ai lettori del fumetto che lui stesso ha scritto? Oppure, peggio ancora, è buona cosa ricorrere a un simile qualunquismo classista, per il quale Martin Mystère è superiore ai fumettacci di supereroi statunitensi per definizione, senza entrare nell'ambito degli autori e quindi della qualità delle storie?
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Alla fine, quando c'è di mezzo gente con i valori di Ambrogio Renzi, l'etica e l'onestà sono solo accessori da mettere in scena quando serve. L'importante è fare cassa.
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