lunedì 7 gennaio 2019

[Recensione] Martin Mystère n. 347 - L'oro di re Mida

Martin Mystère n. 347 - "L'oro di re Mida"
Ottobre 2016
Testi di Alfredo Castelli e Lotti
Arte di Francesco Sforza


Il problema principale di L'oro di re Mida è il modo in cui l'albo è stato strutturato e sceneggiato. Un modo tale da far balzare tutti i difetti della storia agli occhi del lettore annoiato già alla prima lettura, cioè quella "a caldo" in cui abitualmente la tensione narrativa e la curiosità sul mystero di turno spingono a sorvolare su incongruenze, incuria, contraddizioni, carenze, faciloneria, soluzioni  paracadutate, riempitivi, sequenze tirate via. Una reazione abituale che, questa volta, proprio non si innesca, con L'oro di re Mida, fumetto che sin dall'inizio si rivela afflitto dal solito triste andazzo ormai divenuto una costante della serie: un ricorso all'azione convulsa, insulsa e senza logica; assenza totale di approfondimento; elementi inseriti a casaccio per fungere da facciata che copre il vuoto dei contenuti; moralette contraddittorie; documentazione scientifica superficiale e discutibile.
Eppure l'esordio è quasi gradevole, prendendo esso piede da una intuizione narrativa carina, etichettabile quasi come mysteriana, sebbene poco originale: il potere di trasmutazione dei metalli (termine tristemente menzionato solo una volta nell'albo, e al quale si preferisce "trasformazione") di re Mida non sarebbe altro che uno dei primi tentativi di realizzazione di quella Grande Opera che sarebbe divenuta in seguito l'ossessione dell'alchimia medievale; siccome l'aspetto fondamentale e più popolare della Grande Opera consiste nel trasmutare metalli vili in metalli preziosi, ecco entrare in scena l'audace parallelo con una forma moderna di trasmutazione, quella della fusione a freddo, che consisterebbe appunto nel convertire alcune specie atomiche in altre, pur lavorando a bassa energia (essa è infatti nota anche come Trasmutazione LENR, dove la sigla sta per Low Energy Nuclear Reactions).
Purtroppo, però, di mysteriano non c'è altro, oltre all'esordio: tutto il resto consiste in desolanti carenze narrative di ogni tipo.
Come il fumetto si guarda bene dallo spiegare o anche solo dall'accennarvi, la vera fusione nucleare che crea tutti gli elementi presenti nell'universo, dall'elio all'uranio, avviene all'interno delle stelle, coinvolgendo energie e pressioni inimmaginabili per produrre atomi di complessità proporzionalmente crescente. La fusione a freddo, che l'albo cita in maniera vaga e fumosa, alla stregua di una realtà magica come le apparizioni di divinità della religione in un qualche paese retrogrado e superstizioso, è invece un presunto processo elettrochimico i cui risultati non sono replicabili o misurabili con sicurezza, in quanto gli elementi "trasmutati", negli esperimenti noti, si sono presentati in quantità così scarse da poter essere impurità preesistenti nel materiale elaborato (e NON si è trattato di una trasmutazione da atomi di piombo ad atomi di oro, tanto per dire, ma della comparsa di isotopi di elementi già presenti).
Paradossalmente, la serie di Martin Mystère, che da anni ormai ci martella con la campagna dell'emulo di Piero Angela che combatte le teorie antiscientifiche, va qui vicinissima a dire che la fusione a freddo funziona, come funziona anche l'alchimia: il fumetto mostra infatti risultati concreti come la trasmutazione imperfetta di materia organica e non organica in metalli nobili, e la trasmutazione perfetta di lingotti di metalli vili in oro purissimo. Essendo, come già detto, la fusione a freddo al massimo capace di catalizzare la genesi di isotopi di un certo elemento già presente nell'esperimento, e non certo la genesi di oro o altri elementi di elevato numero atomico a partire da elementi "vili", simili eventi narrati dal fumetto senza alcuna voce critica lasciano così allibiti che è necessario vincere la repulsione per proseguire nella lettura, augurandosi che l'atteso momento delle spiegazioni sia comunque garantito in seguito, e ridimensioni il tutto col giusto razionalismo scientifico (quello dell'emulo di Piero Angela, qui inopportunamente distratto).
Invece, nulla di questo accade.
Peggio ancora, il fumetto adotta una crescente vaghezza quando deve trattare l'argomento, con risultati narrativi che sarebbero comici se non fossero grotteschi. Prima viene messo in scena uno studioso di fusione a freddo, tale Nicolau Basescu, cui viene impedito di esporre certe teorie (lasciando i lettori all'oscuro sulle sue idee e sul perchè siano così disprezzate); poi Basescu viene ingaggiato dall'azienda Five Nations, la quale conosce i suoi studi ed è interessata alla trasmutazione dei metalli, avendo appreso che in via alchemica essa è veramente possibile (ma anche questo non viene detto chiaramente); infine, viene fatto dire ai capi del progetto che degli studi di Basescu sulla fusione a freddo, a loro non interessa nulla, ma che esistono altre applicazioni a cui desiderando lavorare con lui. Quali siano queste altre applicazioni, lo si capisce solo nel finale, dove risulta chiaro che non sono "altre applicazioni", ma si tratta proprio dell'intima essenza della Trasmutazione LENR; ma anche qui il fumetto omette i dettagli cruciali, e il dottor Basescu finisce per sembrare un genio incompreso e perseguitato, sostenitore di una teoria scientifica fondata e osteggiata dai "poteri forti". Al culmine dell'orrore, nessuno solleva perplessità, quando Basescu realizza un "reagente" liquido di natura imprecisata, che contro ogni scientificità funziona anche in piccole dosi nell'aumentare il numero atomico di una grande quantità di atomi (il corpo di un essere umano) senza prelevare massa o energia da alcuna fonte nota, e ovviamente senza mai liberare quantità di  di calore o altre forme di energia (cioè lo scopo degli studi di Basescu).

Fumosità e disinformazione affliggono anche la sequenza in cui si parla di oro sintetico, dove gli autori sembrano quasi implicare che in laboratorio siano stati creati atomi d'oro a partire da materiali qualunque, tramite un qualche processo analogo alla fusione a freddo.
Niente di più fuorviante e antiscientifico: l'oro sintetico non è un prodotto paragonabile a un tessuto sintetico che vale quanto quello naturale, o al "latte di soia" alternativo a quello di origine animale; non è una "sostanza" equivalente all'oro e che viene prodotta in laboratorio usando altri ingredienti.
E' invece una forma di oro più pura e più stabile di quello presente in natura, ottenuta ricombinando atomi d'oro esistenti in molecole con configurazione cristallina diversa, e non certo creando detti atomi a partire da altri elementi con un processo elettrochimico.
Se gli autori avessero fatto i compiti, avrebbero potuto parlare di "oro artificiale", vagamente riconducibile all'argomento in esame, sebbene anche qui ci sia una differenza abissale con i risultati ottenuti da Basescu: l'oro artificiale è ricavato da un metallo come il rame, che viene bombardato con plasma di argon ad alta energia per alterarne la struttura elettronica in modo da abbassarne la reattività, ed è così indotto quindi ad assumere certi comportamenti fisico-chimici dei metalli nobili come oro e argento. Protoni e neutroni del nucleo non vengono alterati, e gli atomi restano atomi di rame. (Vale la pena di menzionare che un esperimento di anni fa ha mutato atomi di mercurio in atomi di oro, ma il risultato è stato conseguito utilizzando la fissione nucleare e bombardando gli atomi con neutroni).

Per portare avanti la faccenda dell'oro sintetico, il fumetto mette in scena un "esperto di metalli" che riesce a identificare in pochissimo tempo la natura di oro purissimo dei lingotti "magici", e non reagisce a questo evento lanciando allarmi alla comunità  internazionale, neppure considerando le implicazioni scientifiche, economiche, legali, industriali, politiche e via elencando.
E ci sono anche i frigi dell'ottavo secolo avanti Cristo, che riescono a distinguere metalli vili e metalli nobili a una semplice occhiata.
Ma, arrivati a questo livello di pressapochismo, cosa mai ci può più stupire?

Ci fossero almeno state due scarne paginette in cui Martin Mystère sottolinea l'impossibilità fisica delle esagerate trasmutazioni mostrate nella storia, elencando i punti deboli e i limiti pratici della teoria della Trasmutazione LENR, corredate poi di apposita risposta dello scienziato "malvagio" e visionari di turno che gli spiega di aver imbrigliato e sfruttato forze metafisiche che stravolgono le leggi della fisica eccetera, relegando tutto nel reame del fantastico plausibile e salvando la sospensione dell'incredulità con la solita conclusione per cui "è una cosa che accade solo nell'universo mysteriano, dove agiscono forze invisibili".

Ci fosse stato almeno un plagio dei documentari di Kurzgesagt. Ma sarebbe bastato anche porre la domanda su Quora.

Invece, nulla.

Finora abbiamo elencato ciò che il fumetto non contiene, oppure ciò che passa per la testa del lettore allibito, mentre la storia si dipana nelle sue grossolane convulsioni narrative.
Quello che invece è effettivamente presente nell'albo è l'altra faccia della succitata, triste struttura seriale: una noiosa e prolungata farcitura di tergiversazioni narrative a colpi di rapimenti, elenchi di elenchi, ricatti e ricattati, tossici svagati che non servono a nulla e poi muoiono, imprenditori spregiudicati che cospirano con tempi di attesa geologici, scene d'azione dozzinali e implausibili, inseguimenti tutti uguali, personaggi in preda a crisi emotive risibili, microfoni nascosti, segnalatori inutili, riepiloghi di riassunti di manovre commerciali di natura bibliofila atte a riempire qualche altra dozzina di pagine senza che si debba articolare una trama o divulgare quella fastidiosa conoscenza da approfondimento dei temi reali. E' il repertorio da manuale della cortina fumogena per confondere le idee del lettore sul nulla di fondo di gran parte della storia, e tirare le 158 pagine obbligatorie senza mai sviluppare o argomentare le deboli intuizioni mysteriose a margine di questo ennesimo tentativo di imitazione dei polpettoni cinematografici hollywoodiani per il pubblico meno esigente.

Negativamente sbalorditiva è la sequenza in cui il cattivo impicca un povero bibliofilo per simulare un suicidio, dopo avergli legato i polsi per impedirgli di liberarsi. Come tutti sanno, il risultante cadavere presenterebbe abrasioni o lividi sui polsi che porterebbero immediatamente le forze dell'ordine sulla pista dell'omicidio. Lo sceneggiatore si premura di far dire al cattivo che slegherà i polsi alla vittima, ma ciò non ha alcun senso: se lo facesse prima di ucciderlo, la vittima si libererebbe; se lo facesse dopo, i suddetti segni rivelatori farebbero la loro comparsa. Non stupisce quindi che questa scena gratuita e mal scritta non abbia alcuna conseguenza nel resto della storia, sebbene le premesse della sua realizzazione indichino invece necessariamente il contrario.

Tra le perle dell'insipienza narrativa, trionfano le battute di chiusura della scena a pagina 36, con Diana che impiega ben due vignette per dire "Martin, sei incredibile." e subito dopo addirittura "Saresti capace di farlo sul serio". In due intere vignette. Dove non succede altro. Come nelle peggiori telenovelas recitate a braccio degli anni 1980.

Ma la palma della spudoratezza va alla sequenza in cui Martin spiega che le "carte" che avvolgono i libri antichi sono il ritrovamento veramente interessante, pur precisando poi che si tratta di noiosissime ricevute per l'acquisto di insignificanti libri antichi, effettuato decenni fa dalla Marina statunitense: una transazione atipica, ma priva di qualunque fascino, resocontata tramite aride scartoffie tutte uguali.
Ancora una volta, è Diana (la stessa Diana ormai perennemente annoiata dagli interessi del marito e sempre impegnata a sbertucciarlo) a fare la figura della demente, affermando che da queste scartoffie emergerebbe sicuramente una storia interessante, quando sia lei che Martin si sono appena annoiati a morte insieme al lettore nel descrivere questa pletora di sterili fatture da cui non scaturisce un solo indizio significativo. (Si tratta del tipico trucco degli autori disperati: costringere tutti i personaggi in scena a ripetere un concetto palesemente falso per convincere i lettori che le cose stanno davvero così; esemplare è l'analogo trattamento del personaggio di Lana Lang nel telefilm Smallville, artificiosamente elogiato dagli sceneggiatori per bocca dei personaggi, ma sempre pù sbeffeggiato dagli spettatori).

Il premio per la morale affrettata e reazionaria va invece alla sequenza in cui Martin sostiene che nei libri medievali sull'alchimia della "collezione privata" c'erano sicuramente riflessioni sui limiti che la scienza non deve superare. A parte il fatto dolorosamente ovvio che gli alchimisti si ponevano invece l'obiettivo nettamente opposto di andare oltre quei limiti, Martin Mystère si dimostra qui all'oscuro anche su una questione che lui stesso ci ha spiegato più volte in passato (quando era veramente il BVZM, e non l'odierna, pallida imitazione amatoriale e travisata): l'obiettivo della Grande Opera non è la banale ricchezza materiale derivante dalla creazione dell'oro, ma una crescita spirituale derivante da un percorso iniziatico di liberazione e purificazione spirituale.
Questo albo, che si conclude oscurantisticamente con il monito a lasciare "non scoperte" certe scoperte scientifiche, fa quindi strame, con buona pace di autori come  Vincenzo Beretta, del Martin che fu, quello che appunto auspicava per l'umanità un continuo percorso "alchemico" inteso come ricerca, esplorazione e crescita, libero da vincoli moralistici degli autonominatisi custodi della specie (gli Uomini in Nero, e ciò della società moderna che essi rappresentavano).

Re Mida usa uno dei Graal: l'origine della leggenda del tocco aureo
Forse per segnare qualche nuovo record, questo fumetto si dimostra due volte incompetente mentre è impegnato a trattare lo stesso argomento.
Dalla storica ed epica avventura La setta degli Assassini (Martin Mystère nn. 88-80-90), ecco qui a destra una vignetta che non solo parla della netta distinzione tra lo scopo materiale e quello spirituale della trasmutazione dei metalli  (della quale il Martin odierno, come dicevamo in precedenza, non sa alcunchè), ma ci mostra anche che Mida cercò e acquisì a sua volta il talento della trasmutazione materiale, dando vita all'effettiva leggenda sul suo tocco aureo (una leggenda che, dopo aver letto gli eventi del solo L'oro di re Mida, non avrebbe mai avuto alcun motivo per nascere).
Sarebbe bastato cestinare qualche tavola-spazzatura delle sequenze di azione o di chiacchiere fatue o di ripetizioni di concetti secondari già esposti fino alla nausea, per scrivere le poche tavole sufficienti a trasformare L'oro di re Mida in un dignitoso preludio a una grande storia, conferendogli così almeno un minimo di parvenza di utilità.

Come desolante mazzata finale, la rubrica mysteriosa in coda all'albo tratta proprio degli argomenti che avrebbero dovuto essere quanto meno esposti nel corpo del fumetto stesso: l'alchimia, la fusione nucleare, la fusione a freddo.
Coerentemente con il suo passato di autore, Alfredo Castelli sottolinea come l'accanimento mediatico contro la fusione a freddo possa essere nato da interessi economici. E' ovvio, dato che i mezzi di informazione hanno spesso nel loro consiglio d'amministrazione i rappresentanti di industrie di ogni genere, interessati a controllare l'opinione pubblica per orientarla contro scoperte e rivelazioni che li danneggerebbero finanziariamente: non è forse questa la tesi del misconosciuto capolavoro fumettistico di Castelli, Il mistero delle nuvole parlanti?
Paradossalmente, però, il ragionamento per cui l'accanimento della stampa può indicare la volontà di soffocare una verità scomoda per questioni economiche, in quanto la stampa è necessariamente controllata da privati il cui interesse primario è il profitto, potrebbe tragicamente funzionare anche a difesa di altri argomenti, come la demenziale teoria sull'utilizzo degli aerei per diffondere elusivi composti chimici (non che esistano composti "non chimici"), la cui esistenza sarebbe rivelata proprio dalle scie tracciate dagli aerei: in quel caso, però, l'albo di Martin Mystére n. 322, "Congiura nei cieli" respinse in toto tale vaneggiamento, senza mai chiedersi se l'accanimento dei mezzi d'informazione possa celare interessi occulti (com'è possibile che ogni tanto l'accanimento giornalistico sia scevro da ogni sospetto, e ogni tanto no? Chi lo decide?).
Ecco quindi un Martin Mystère che va da anti-capitalista a super-scettico a cospirazionista, a volte ragionando e a volte prendendo posizioni così fanatiche da perdere credibilità proprio per questo motivo.
Eppure, il dubbio sembra legittimo, nel caso in esame: non è forse storia recente, quella delle grandi aziende automobilistiche che con i loro dati fasulli sulle emissioni dei veicoli moderni, privilegiavano il profitto a danno di ambiente e salute? In quanti altri ambiti industriali succede esattamente la stessa cosa, senza che il cittadino medio sospetti nulla? Come si può credere che gli inceneritori di rifiuti producano "solo vapore acqueo", quando le altre scorie devono essere trattenute da costosi filtri, non certo onnicompresivi, e che magari sono stati certificati con la stessa logica degli scarichi delle automobili, e sui quali palesemente le aziende assegnatarie della gestione degli inceneritori andranno progressivamente a risparmiare, per aumentare i margini di profitto? Qualcuno si è documentato sullo scandalo, denunciato dall'ICIJ, dei dispositivi medici difettosi e con effetto fatale, certificati però con marchio CE da una azienda privata? E perchè non potrebbe davvero esserci qualcosa na dascondere anche nel caso degli aerei che con i loro scarichi alterano la composizione dell'atmosfera terrestre?
Ci troviamo così a leggere sull'illuminato Martin Mystère una rubrica che suggerisce che forse la fusione a freddo può essere stata vittima di  una cospirazione occulta, mentre il fumetto non fa una piega davanti a un processo alchemico (!) che a partire da una massa e un'energia macroscopicamente irrisorie riesce a fondere atomi per creare elementi di numero atomico superiore al ferro: alla faccia delle bufale e della corretta divulgazione scientifica di Piero Angela.

Nel dipartimento artistico, dalla grafica oscillante tra il decente e il tirato via, sorvolando sul quelle che sembrano correzioni redazionali (o almeno ci auguriamo che siano tali), spiccano lo sgradevole ricorso alle facce di attori celebri, da Bruce Willis a Brad Pitt in Troy, e la generosa distribuzione di comparse femminili sistematicamente pettorute, come nel fanservice dell'animazione giapponese. Per il resto, l'arte resta impressa per la forte eco delle facce di Giancarlo Alessandrini e Lucio Filippucci, i riflessi della cronica carenza prospettica e documentativa di Giovanni Romanini, e la comparsa di fisionomie sghembe e mutevoli a seconda dell'inquadratura e dell'umore del momento.

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