BUFALE? A MUCCHI
Parla Martin Mystère, il celebre detective dell'impossibile che da quasi quarant'anni racconta gli enigmi della Storia e delle scienze su ABC tv. E rivela: <<io al Congresso? Perché no?>>
di Duddero Geogiato
Confessa di essere stanco e di non divertirsi più come un tempo, eppure non intende rinunciare al suo 'slot' del giovedì - prima serata - che dal 1980 usa per raccontare agli americani l'altro volto, quello che non si vede ("il culo", lo definisce), del pianeta Terra. Una figura sfaccettata e sfacciata, contemporaneamente semplice e complessa: il Martin Mystère che ci accoglie in casa sua, nel celebre indirizzo di Washington Mews, 3, un freddo pomeriggio di fine gennaio è un uomo che ha ben compreso il valore del riscaldamento acceso. La saggia conclusione di un viaggio per i quattro angoli del globo, da una Longitudine all'altra, da una Latitudine... all'altra pure questa, sempre alla ricerca di mysteri, come un giocattolo a molla. E dice: <<Discendo da Enoch e mi piace Gea. La Terra è il mio pianeta>>
Intervistatore: Il "pianeta del mistero", come recita, da quasi quarant'anni, la celebre sigla de I mysteri di Mystère, uno dei più celebri jingle della televisione americana.
Mystère: Buongiorno a tutti. Sì, pare che la quinta corda di Bach e Lorparty sia molto celebre, anche all'estero. Ma a noi non viene in tasca niente, perché ne abbiamo solo acquisito i diritti di trasmissione.
I.: Peter Kolosimo, in un suo libro, lo definiva Il pianeta sconosciuto.
M.: Ma non aveva la musichetta.
I: Partiamo proprio dal Suo programma. La prima domanda sarà banale, mi perdoni: dopo tutti questi anni, ci sono ancora mysteri da raccontare?
M.: Bbeh. mysteri nuovi direi di no. Si possono però raccontare di nuovo cose già raccontate.
I.: Raccontarle in modo nuovo?
M.: No, no, raccontarle di nuovo, proprio. Tanto la gente non si ricorda niente.
I.: Intende dire che non fanno presa sul pubblico?
M.: Per fare presa fanno presa, gli ascolti sono sempre molto buoni. Certo, non sfondiamo quanto il Superbowl o le premières delle serie televisive più pompate, però ce la caviamo e l'emittente è sempre stata soddisfatta. In caso contrario, avrei cambiato mestiere molto tempo fa. Con gran soddisfazione di Java, che da sempre desidera vedermi lavorare.
I.: E allora perché riproporre argomenti già trattati? Forse perché, nella loro vastità, presentano aspetti dimenticati o prospettive inedite?
M.: Magari. No, semplicemente al pubblico piace sorbirsi sempre le stesse cose. E allora gliele riproponiamo, che dobbiamo fare?
I.: Gli americani amano Atlantide e Mu? Mi riferisco alla sua celebre teoria della "Distruzione Mutua Assicurata" e della "Guerra Senza Tempo" fra le due superpotenze.
M.: Sì, gallina vecchia fa buon brodo. Quella è una teoria vecchia, anche un po' fiabesca, ma ai tempi della "guerra fredda" faceva presa. Chi è cresciuto in quegli anni la ricorda con nostalgia e vuole sentirsela raccontare di nuovo.
I.: Magari per farla conoscere anche alle nuove generazioni.
M.: No, alle nuove generazioni non interessano gli argomenti che racconto io. Nonostante oggi i giovani siano molto smart, multitasking, più colti e consapevoli di un tempo, non gliene frega proprio nulla di queste favolette per massoni.
I.: Il pubblico de I mysteri di Mystère è composto solo da fasce over 23?
M.: Per quanto ne so io, captiamo anche una fetta di pubblico giovane. Ma, ecco, costei (o costui? boh) ci segue come se seguisse una serie tv, o Indiana Jones. Degli argomenti in sé "poco gliene cale", come diceva quel mio collega. È il motivo per cui cerco di rendere sempre un minimo spettacolari le mie performance. Una volta non era così, facevamo inchiesta "alternativa" (fa il gesto delle virgolette), poi man mano sempre più "rassicurante", ma ora il diktat è "intrattenere" e così sono diventato "performante".
I.: Infatti la recente serie dedicata a quel dipinto di Leonardo è stata premiata da buoni ascolti.
M.: Ne sono molto lieto. Siamo partiti da un mystero reale, un'opera dimenticata (dico "opera" perché non ricordo esattamente cosa sia) di Leonardo, La batallia di Angiarri, o come diavoli dell'inferno si dice in italiano, e ci abbiamo ricamato sopra tutta una storia che intrattenesse piacevolmente lo spettatore e che, in qualche modo, ricordasse al pubblico chi è Leonardo. Al termine abbiamo rielencato (con l'aiuto di molte immagini della serie tv Da Vinci's Demons) tutta la paraphernalia leonardiana, col solito elicottero, e il sottomarino, e l'aliante, eccetera. Leonardo piace sempre, le Tartarughe Ninja e Dan Brown li conoscono tutti.
I.: Per quell'occasione si è "sdoppiato", interloquendo con il suo "inviato" simile a Lei ma ringiovanito e trasformato in una sorta di "avventuriero del mistero" capace di affrontare ogni sorta di creatura o enigma, dai vampiri con zombie ai lincantropi con zingari con mutate.
M.: (ride) Una sciocchezzuola, presa da una vecchia trasmissione italiana condotta da un mio collega e amico del Cicap. Ma a molti è piaciuta. Uno scherzo, per uno come me, comunque. Fino a qualche anno fa ero molto atletico, può chiedere a mia moglie.
I.: Prova nostalgia per il passato?
M.: Mmmah. Sì e no. Rimpiango un poco i tempi in cui trovavo affascinante questo pianeta. Non per i mysteri, naturalmente, che sono bufale, ma per... che so, altre cose: le donne, il vino, vedere posti mai visti (come nel celebre sonetto di Ceco Angiolierri... che suona come Angiarri. Parenti? Ecco un mystero). Non essendoci internet, allora ci si doveva muovere giocoforza. E leggere libri, giacché le uniche informazioni sui luoghi più remoti si potevano trovare solo lì. Oggi il pianeta è tutto mappato (escluse le vie che volete vedere), le informazioni sono ovunque, e confesso di provare ormai una sorta di nausea per tutto questo. Non ha più senso visitare Mohenjo Daro o Teotihuacán o le piramidi, anche perché le ho già viste, e comunque si può fare online. Ho perso un po' di entusiasmo. Per dire, come sa ho una Ferrari: una volta ci correvo, la prestavo a mia moglie, la riempivo di sozzerie, la distruggevo... ora se va bene la uso per fare la spesa e la tengo ben pulita. Però sono contento, almeno non inquino.
I.: D'altronde nelle sue trasmissioni dice spesso che il pianeta Terra è un essere vivente che soffre, come noi, ed è dunque da preservare.
M.: Ma no, è una cosa di un vecchio "Special" che realizzammo con i primi effetti digitali. C'era il pianeta che soffriva e lanciava una richiesta di aiuto, che solo i santoni indiani capivano (perché, poi? Politically correct d'antan, probabilmente; certo, con gli indiani di oggi sarebbe infattibile) e poi raccontavo dei megaliti che facevano da agopuntura così come le cattedrali gotiche e i grattacieli moderni. Praticamente giustificavo l'abusivismo e l'edilizia sfrenata. Ero nella fase repubblicana. Tanto che poco dopo facemmo anche uno speciale con l'attuale Presidente, Donald Trump. Una brava persona, molto "alla mano"; si prestò volentieri allo scherzo.
I.: Addirittura salvaste la Terra da un cane gigante idrovoro.
M.: Non mi pare che gli piacesse l'acqua. No, era onnivoro, o planetovoro, qualcosa del genere.
I.: Crede che Trump potrà fare bene come Presidente?
M.: Onestamente non lo so, non m'interesso più di politica. Troppe serie tv da seguire, troppi romanzi young adult da leggere - una pila alta così (indica alcuni volumi sul tavolino di vetro). Gli auguro di svolgere bene il suo lavoro, certamente. Penso comunque che il Presidente non abbia poi tutto questo potere. Credo che il "grosso" lo faccia il Congresso. La Camera, i senatori. Le lobby, soprattutto. Per capirci: dovessi candidarmi, mi candiderei al Congresso, non alla carica di Presidente. Almeno avrei la certezza di "contare qualcosa" (e poi il golf, come pure il tennis, non mi appassiona). Volendo potrei farlo, tanto ho vari amici che "contano". Sa che esiste anche un "Movimento per la sovranità illuminata-America a Mystère"? Beh, io ve lo dico: quando volete, sono qui.
I.: Lo farebbe sul serio?
M.: (ride) Perché no? Certo, ho detto che non mi interesso più di politica, ma se dovessi candidarmi ricomincerei a seguirla, sarebbe giusto nei confronti dei miei elettori.
I.: Le farò una domanda politica, allora. Siamo davvero sull'orlo di una terza guerra mondiale, come sostengono alcuni?
M.: Ma no. Pensa seriamente che i mass media, gli editori, i canali televisivi, lo permetteranno mai? Non credo. Beh, sicuramente io sono tranquillo, il mio capo è un Uomo in Nero.
I.: Dice sul serio?
M.: Così mi disse quando lo incontrai, parecchi anni fa. Non lo vedo da molto, magari è stato sostituito. Comunque chiunque occupi una posizione di potere è un Uomo in Nero. Anch'io lo sono, nel mio piccolo, con la mia attività ultradecennale di conduttore televisivo e divulgatore culturale. È per questo che porterò avanti il programma fino alla morte: è un ruolo importante. Insegno al pubblico come è andata la Storia.
I.: Storia "non ufficiale", però.
M.: Non esistono Storie ufficiali e non ufficiali, esistono la Storia e vari modi per raccontarla. Prospettive, punti di vista.
I.: Eppure lei ha sempre tenuto a tenere separate realtà e fantasia, fatti e opinioni. Con tanto di rubrichetta.
M.: Sì, però la mia opinione è questa.
I.: È un tema molto complesso e sentito, soprattutto oggi che le cosiddette "bufale" imperversano.
M.: È un tema molto sentito da chi ha tempo da dedicarvi. I mysteri sono tutti "bufale", o "mucchi" come li chiamo scherzosamente con mia moglie per non sbagliare ogni volta la coordinazione dell'aggettivo. Ogni leggenda, ogni mito, ha un fondo di verità minuscolo, contornato da quintali di panzane inestricabili, e di quel nucleo, di quel fondo di verità, si è persa ogni traccia. Si sa soltanto che c'è, ma non si sa quale sia. Questo è il brutto e il bello di questi argomenti frivoli: inventarsi le teorie più disparate per capire quale sia quella minuscola traccia di Verità in un inintellegibile ordito di Balle. Lo spiega bene quel bellissimo romanzo di quello scrittore italiano, Eco, The pendol of the F.Outcault, di cui - forte del mio "veraccie" legame con l'Italia - sono stato primo traduttore nel nostro Paese.
I.: Grandissimo autore.
M.: Nonché collega del Cicap. I suoi libri sono notevoli. Il passo della cagata sotto l'albero nella Misteriossa flamma dela Regini Luana è pura poesia (e minuscola Verità nella complessità della Fiction). Tornando a noi, i nerd della mia generazione, come pure di quella successiva, finivano sempre per appassionarsi a questi argomenti: erano gli unici in grado di farci sviluppare l'immaginazione e di farci sognare in un mondo dove, al massimo, fantasticavamo sul diventare ragionieri. Chiaramente, leggere libri e fumetti (non avendo altro) aiutava. I nerd di oggi, al contrario, hanno tante tante altre distrazioni e tanti altri interessi, dalle serie tv alle applicazioni per smartphones, dalla bibliologia fumettistica agli occhiali con la montatura spessa. Hanno proprio la testa altrove, e se si interessano - casualmente - agli antichi Egizi è perché li vedono nei film di supereroi. Per questo dicevo prima che i mysteri sono amenità per massoni (o per Uomini in Nero, se preferite). Solo vegliardi rincitrulliti possono ancora avere voglia di leggere Le stanze di Dzyan o sapere quando esattamente è morto Christian (con l'acca) Rosenkreuz. E dirò che io stesso, da bambino, ho letto Ignatius Donnelly solo per rimorchiare una tipa, yo. Non possiamo quindi pretendere di dare al pubblico cose che non vuole sapere - anche giustamente, eh, perché chisseneimporta di quando è morto Rosenkreuz, basta che sia morto - e pertanto le critiche dei detrattori del mio programma e di altri consimili peccano di hybris nel loro voler ignorare la realtà dei fatti ovvero che i tempi sono cambiati.
I.: Vedo che il tema La tocca particolarmente.
M.: Ma no (ride) è che con Diana finiamo sempre per fare questi discorsi. Lei mi dice "ma muoviti da quel divano, esci" però pure lei, parla parla, alla fine sta sempre a casa a Whatsappare non si sa con chi.
I.: Le cose non vanno bene?
M.: Litighiamo spesso, ma ci vogliamo molto bene.
I.: E Java? Sta "nel mezzo"?
M.: Java sta... da qualche parte, non so. Parla poco. O è fuori casa o si chiude in camera. Adesso non ho idea di dove sia. Non lo capiamo più. (sospira) Eh, c'est la vie.
I.: Diciamo pure che la Vita è il Mistero più grande.
M.: Non saprei, forse è più una Incognita, ma nemmeno tanto.
I.: Bene. La ringrazio per questa intervista. In quali vesti La vedremo nella prossima puntata del Suo programma?
M.: Nella puntata di giovedì prossimo parleremo di musica mysteriosa. I poteri del suono, i canti gregoriani, le canzoni al contrario, eccetera. Avrò in istudio una giovane blogger del mystero con la quale mi cimenterò in una sfida generazionale (un piccolo gioco molto simpatico come vedrete), e avremo ospite il rapper Faithz col quale parleremo anche di tatuaggi.
I.: Grazie.
M.: Grazie a Voi.