sabato 29 maggio 2021

[Recensione] Martin Mystère n. 375 - "Il potere del falco" (1)

Il nuovo formato di Martin Mystère, che esordisce con Ottant'anni fa (Martin Mystère n. 375), prevede, oltre al ritorno alle 96 pagine mensili, anche un apparato redazionale più robusto, la cui parte del leone spetta a una serie di dodici racconti di Carlo Andrea Cappi, i quali hanno la caratteristica di svolgersi in dodici diversi (e famosi) momenti della vita di Martin Mystère (ogni volta, spetta al lettore il piacere di riconoscere quale sia questo momento): raggruppati col nome collettivo de Il potere del falco, questi racconti hanno una particolare configurazione a incastro nel cui merito entreremo in seguito. Per un personaggio dal solido e vasto retroterra culturale come Martin Mystère, sulle cui pagine abbiamo visto citati o coinvolti i maggiori esempi della letteratura (ricordiamo che Castelli ha scritto un finale per l'incompleto Il mistero di Edwin Drood di Charles Dickens, e ha sviluppato un'intera saga parallela a Il pendolo di Foucault di Umberto Eco), un simile inserto di approfondimento letterario è la logica evoluzione/espansione del personaggio (e vale la pena di riportare ancora una volta che i romanzi mysteriani di Cappi sono pubblicati con successo ormai da anni). Dal nostro inviato ad Agarthi, ecco l'analisi del primo di questi racconti.

Il primo capitolo de Il potere del falco, oltre a raccontare una storia accessibile al lettore occasionale, contiene una sfilza di interessanti elementi e succosi premi per l'appassionato della serie, che andiamo qui a sviscerare.
Innanzitutto, giustamente, l'azione si svolge simbolicamente subito dopo Gli uomini in Nero (Martin Mystère): che razza di inizio celebrativo del nuovo corso sarebbe, se non si avesse l'accortezza di tornare alle origini del mito?
E, quindi, ci ritroviamo a godere di un momento inedito, ma importantissimo: quello in cui Martin esamina l'impatto emotivo e cognitivo degli eventi del citato n. 1 (Orloff ancora vivo e ostile, la biblioteca di Luxor perduta per sempre, l'esistenza e la spietatezza degli UiN, la verità degli scritti surreali di Ibn Battuta), e si rende conto che un intero mondo di certezze sta crollando (certo, Martin già da tempo era sulle tracce di "qualcosa", ma aveva raccolto indizi, non prove, mentre oggi, qui, di colpo, gli sono piombate addosso enormi rivelazioni a catena, difficili da metabolizzare in poco tempo).
C'è anche l'inedita ma illuminante prospettiva dell'Uomo In Nero "comune", cioè la manovalanza che esegue gli ordini senza sapere o capire: coinvinto di aver aderito a una consorteria che promette potere e contatti con persone influenti, il signor Borghetti si trova invece a dover vestire insensatamente di nero in qualunque stagione, e a obbedire a ordini provenienti dall'alto che per lui non hanno senso (come spiare Martin e i perquisire suoi effetti).
In questa accurata ricostruzione del mondo originale di Martin Mystère, esplorata attraverso angolazioni inedite che la arricchiscono in modo assai castelliano, esplode poi il prezioso e inimitabile elemento bibliofilo-letterario di approfondimento, per molti anni quid esclusivo di Martin Mystère, che differenziava la serie da qualsiasi altra produzione fumettistica (certo, oggi non è più vero, perchè per molti anni anche Dampyr ha portato avanti un discorso simile, prima di passare alla narrazione porno-soft). Dall'ossessione dell'accumulo di libri (che accomuna Martin Mystère, Alfredo Castelli e lo stesso Cappi, autore anche di romanzi dedicati a un cacciatore di libri) si passa alla mitologia egiziana, e qui subentra la classica intuizione alla Castelli che connette due mondi completamente diversi: i romanzi hard-boiled di Dashiel Hammet (e il mondo hollywoodiano dei relativi film) e i segreti dei Cavalieri Templari. Non può mancare l'agile ma accurata esposizione storica dei due argomenti, che Cappi dimostra di conoscere in modo appassionato (e non per semplice riciclo di nozioni della wikipedia). Si chiude la narrazione nel modo più mysteriano e arguto, con una teoria che attribuisce una nuova identità all'idolo che i Templari adoravano, e che capovolge l'enigma del Falcone Maltese di Hammet, andando a scomodare il binomio Horus/Gesù. Ogni pagina è inoltre corredata di illustrazioni a tema, che visualizzano (letteralmente) certi dialoghi del racconto.
Sarà davvero questo il primo tassello del mosaico di un'indagine (per ora a noi ignota) di Martin Mystère, che una presenza invisibile e ostile sta cercando di ricostruire?
E quale altra epoca della storia di Martin verrà esplorata la prossima volta?
Come anticipato all'inizio, ecco ora spiegato con chiarezza come funzionano questi racconti: sono narrazioni autoconclusive, che approfondiscono momenti importanti della storia di Martin Mystère e che offrono nuove conoscenze e speculazioni (com'è ovvio che Martin faccia in continuazione nel tempo libero), ma sono corredate anche di un sottile e discreto filo rosso che le collega tutte, formando un arco narrativo più ampio. Il isultato, già spiegato dallo stesso Castelli più volte, è che il lettore casuale si può godere la singola storia senza disperarsi di sapere "come va a finire", e il lettore fedele coglie il frutto dell'assiduità nel seguire la serie.

Sono anziano - Ovvero la tragedia del romanzo d'appendice a puntate su Martin Mystère

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