venerdì 15 agosto 2014

[Recensione] Speciale Martin Mystére n. 31, “Martin contro Martin” (1)

Speciale Martin Mystére n. 31
“Martin contro Martin”
Sergio Bonelli Editore
Agosto 2014

La ricchezza di contenuti da commentare nello Speciale di quest’anno ci ha spinti a suddividere la recensione in tre parti. A questo post ne segue uno dedicato all’ex albetto “Martin in Slumberland”, mentre una più sintetica panoramica dell’albo nel suo insieme compare sulla pagina del BVZM ospitata dal sito PostCardCult.

“Martin contro Martin”
Storia di Carlo Recagno. Disegni di Rodolfo Torti.

Riprendendo l’Altrove del 26° secolo, Carlo Recagno compie un discorso di continuità che va ben oltre il semplice agganciarsi al suo storico volumone Generazioni, come va anche oltre la coerenza (addirittura l’obbligo) di ospitare questa base del futuro remoto in una collana che l’ha vista nascere nel presente. Il discorso è, letteralmente, generazionale, e fa parte dell’opera di paziente costruzione che è tipica della produzione migliore dell’autore, come vedremo in seguito.
Il “fantasma” della prima puntata (stiamo parlando dello Speciale Martin Mystère n. 23) aleggia in continuazione, grazie alla presenza non solo degli stessi luoghi e delle stesse epoche, ma anche del cast di quell’epoca: la coppia Diana & Angie, i futuri dirigenti di Altrove, Dee & Kelly (del presente), la Statuetta Maya del Tempo…
E infatti, narrativamente parlando, le due avventure costituiscono un interessate unicum pur restando leggibili singolarmente. Non c’è “perdita di qualcosa” nel non ricordarsi la prima parte, ma c’è un premio se la si tiene presente, un premio in termini di soddisfazione intellettiva: che c’è di più appagante che comprendere il lavoro orchestrato da qualcun altro?
Parlando di opere dell’autore, a vedere come si conclude questo Speciale, ci dispiace che Recagno non abbia ancora azzardato un progetto autonomo, facendo il bis di Storie di Altrove: una multiversale miniserie spin-off dedicata alla Altrove del 26° secolo, che gestisca i futuri (possibili o garantiti) di tutte le serie Bonelli, appartenenti o meno alla stessa continuità. Noi ci immaginiamo Recagno che fa scintille nel coniugare le continuità di Dampyr e Brad Barron, Martin Mystère e Brendon e via dicendo, tirandone i fili da una base in un futuro remotissimo che diventerebbe il punto di arrivo di ogni personaggio Bonelli passato e presente. E magari persino di quelli che non hanno mai visto la pubblicazione!
Digressioni a parte, “Martin contro Martin” passa bruscamente dal misterioso evento cosmico (narrato come un ibrido di Star Trek Next Generation e Doctor Who) alla comicità citazionista di Angie, che qui Torti riesce a rendere bene nella sua imitazione di Marilyn Monroe, senza scadere nel pecoreccio. E siccome Marilyn non bastava, ecco che l’assistente di Angie è nientemeno che Velma, una delle amiche di Scooby-Doo.
La buffoneria travolge poi Martin Mystère: si parte da uno stilema che sembra totalmente Castelliano (i Protocolli Mystère per la gestione delle scadenze), per poi riflettere ancora una volta del diverso valore della conoscenza presente su internet e sui libri stampati, e si arriva a definire “squilibrati” gli spettatori di Mystère’s Mysteries, mentre il nozionismo di Martin lo equipara a quello di Sheldon Cooper del telefilm The Big Bang Theory, ma senza l’autismo.
Il citazionismo è presente anche nell’odissea di Dee & Kelly, che cercano di fuggire dall’Altrove del 2032, e devono fare i conti con misure di sicurezza più scarse delle nostre (davvero ad Altrove, fra quasi vent’anni, si utilizzeranno ancora tessere di riconoscimento che già oggi sono obsolete? Davvero basta digitare un codice su un tastierino per aprire una cella?). Misure che però potrebbero essere deliberatamente scarse, se ci rifacciamo alla spiegazione fornita dal vecchio Max Brody, la quale permette a Recagno di radunare numerose incarnazioni di Doctor Who in una sola scena (con tanto di citazione del Doc Brown di Back To The Future e di assistente disperata/rassegnata).
Come da programma, Altrove ospita la solita rassegna di citazioni impossibili, dal Dalek di Doctor Who al “disco” dell’Enterprise di Star Trek, passando per una scena che ricorda il film Coma Profondo (?).
Non abbiamo invece colto chi sia quella specie di Groot nel vasto giardino/foresta sotterraneo (lo stesso visto nel secondo albo Martin Mystère/Nathan Never?).
Molto frizzanti sono i dialoghi tra Dee e Kelly, con Dee particolarmente autoconsapevole della deriva linguistica in cui il suo socio lo trascina. Inattesa e divertente è la sequenza in cui i due soci si ritrovano al punto di partenza, con tanto di esilarante “bella cicogna” ad attenderli. Altrettanto divertente è la circolarità di certe trovate, come la frase sui due Martin Mystère che sono un incubo che si realizza, e che rimbalza con inquietante naturalezza da Java a John Dee.
E’ spassoso anche l’incontro col gatto parlante, mentre fanno un po’ raccapriccio gli umani con teste di animale (o viceversa?) alla spiaggia, di cui non riconosciamo la citazione, se escludiamo l’Uomo Tigre di nipponica memoria.
Sebbene divertente come sempre, è in generale poco convincente questa Altrove del 2032 perché, a parte le tecnologie di sicurezza obsolete, non c’è nulla di veramente futuristico che si distacchi dalle meraviglie viste nell’Altrove contemporanea.
Il tono della storia muta quando, a fianco del BVZM, entra in scena il Giovane Martin (GM), che proviene da un altro dei filoni narrativi che Recagno ha concepito per la collana Speciale. Il GM si rivela petulante e insopportabile, ma anche velenoso e chirurgico nelle critiche ragionate e micidiali che rivolge all’evoluzione del BVZM adulto. Quest’ultimo, d’altra parte, sembra più che altro dominato dal rancore, quando infierisce sull’avventatezza e l’arroganza del GM, come se sfogasse un risentimento costruito in anni di durissima autocritica e auto-analisi. Nello stesso tempo, però, il BVZM sembra quasi paterno nella sua durezza, ed è difficile non vedere un parallelo con il suo stesso genitore, Mark Mystère (vedi la nostra recensione di Martin Mystére n. 325, “Voci dal passato”). Recagno costruisce l’incontro/scontro con sottigliezza psicologica che rimanda senza mai citare, allude senza mai esplicitare, e infine chiude conciliando le due parti in causa: il BVZM è invidioso di ciò che ha perso, ma il GM è a sua volta incapace di ammettere che ciò che perderà vale molto meno di ciò che guadagnerà: da qui i modi burberi del primo e la petulanza ipercritica del secondo.
Il “doppio Martin” però dà anche occasione per altre annotazioni, di cui questo albo è peraltro ricchissimo. Il BVZM si “beve” subito la faccenda del viaggio nel tempo, non appena vede il proprio alter ego giovanile; se per il GM è comprensibile e sebbene ciò dia vita a una gag molto divertente, per lo scettico BVZM è invece dura da digerire. Davvero non sente neppure lontanamente il bisogno di trovare una spiegazione razionale e prosaica, ipotizzando per esempio che il GM sia un attore? O uno squilibrato che segue il suo programma?
Nella discussione/idillio/litigio trovano spazio divertenti gag “nuziali” con l’interazione tra il GM e Angie, che ovviamente causano le reazioni tipiche di Diana. Si conferma inoltre l’attenzione alla continuità, col GM che incontra per la prima volta il “vero” Java e nota la somiglianza con un amico dei tempi del college, in riferimento al “mnemonicamente occultato” Speciale Martin Mystère “I misteri di Torrington”. Il riferimento al bisogno di approvazione da parte del padre Mark conferma poi la citata identificazione (parziale) tra il BVZM adulto e Mark. Sorprendente, sempre in termini di continuità, è la lettura esilarante che Diana e Angie forniscono di avventure storiche e memorabili, come quella del Golem o quella del Teschio di Mozart: si tratta di vicende “strampalate” che potrebbero “traumatizzare” un giovane universitario.
Passando alla continuità generale della serie, Recagno raccoglie poi la provocazione dei fan, che di recente si sono lamentati di come la giovinezza del BVZM venga nebulosamente collocata a “un po’ di anni fa” (è parte processo già spiegato nelle nostre precedenti recensioni, che quindi non ripeteremo in questa sede): comicamente, è ora lo stesso BVZM a voler confondere le acque, per una tipica vanità delle persone mature riguardo all’età. Da questa fase “moderna” si passa poi all’ipotesi che nello Speciale Martin Mystère n.1, “Il cobra d’oro”, il BVZM si fidi immediatamente di Angie perché nel suo inconscio si rende conto di averla già incontrata durante il paradosso temporale di “Martin Contro Martin”: una annotazione apparentemente marginale, che però chiude un cerchio trentennale (alla faccia della celebrazione dell’anno scorso!) e suggerisce una suggestiva visione globale coerente delle avventure di questa collana. Sappiamo che non c’è un “grande disegno” degli autori e chi si ostina a cercarlo non ha capito molto, ma di certo Recagno sa come dare l’impressione opposta, quando vuole.
Il Mistero piomba improvvisamente nella storia, o meglio sono i personaggi a cadervi, quando l’appartamento del BVZM si ritrova in un nulla cosmico-temporale dove fluttua la raffigurazione colossale del Dio Maya del Tempo, col crono-fardello sulla sua schiena: Torti rende molto bene l’impossibilità metafisica della situazione, che richiama sottilmente i “viaggi al di fuori del tempo” dei vari Rip Hunter, Kang il Conquistatore e simili delle mitologie Marvel e DC Comics: luoghi in cui il tempo non scorre e gli esseri umani sperimentano una fisica completamente diversa, che però viene rielaborata come convenzionale attraverso le loro limitate percezioni sensoriali. Visto l’argomento del rinnovo del ciclo temporale legato alla mitologia Maya, con i disastri mondiali che ne conseguono (sebbene nel 2032), è un vero peccato che questa storia non sia stata usata per l’albo del dicembre 2012.
Tra una battuta e l’altra delle “amiche del giaguaro”, anche questo argomento si incastona con eleganza nella continuità, gettando le premesse per gli eventi nello Speciale n.23 (e spiegando che c’era un effettivo progetto narrativo). Nello stesso tempo, gioca anche a imitare il genere giallo di “Assassinio sull’Orient Express”, con un evento/omicidio che sembra essere un’opera collettiva: la crisi in corso nel 2032 è stata causata dal BVZM, che ha “rubato il tempo”? O invece è opera degli esperimenti troppo azzardati di Altrove? E’ forse il GM l’anomalia mobile che ha devastato persino l’Altrove del 26° secolo? L’hanno causata Dee e Kelly? O forse la stessa Anya?
Le catastrofi naturali che costellano queste rivelazioni sono forse il punto più debole della storia, in quanto è difficile vedere una connessione tra le stesse e il Tempo che si “esaurisce”: sarebbe stato opportuno proporre qualcosa di più creativo, magari accorciando la già debole odissea di Dee e Kelly nell’Altrove non-così-futura.
La risoluzione della vicenda è un chiaro omaggio a Doctor Who, così come la contemporanea riappacificazione tra GM e BVZM è tipica delle strutture narrative dei telefilm, ma ci sono anche alcune interessanti sorprese. La nuova incarnazione del Tempo (o di un suo aspetto), oltre ad avere qualche eco di telefilm britannici tipo Sapphire And Steel (e non solo il Dottore), sfoggia un aspetto grafico piuttosto curato, che sembra considerevolmente lontano dallo standard di Torti, il quale abitualmente ricicla all’infinito una gamma piuttosto limitata di volti, pose e capi d’abbigliamento: che il model sheet sia opera di un altro artista? Che sia una citazione?
Ma ciò che ci interessa davvero è che questa incarnazione sia Anya: apparentemente, è una banalità da escamotage narrativo abusatissimo (il paradosso della predestinazione); ma se ci si riflette, ci si accorge che, ancora una volta, Recagno mirava invece ad espandere in maniera Generazionale il cast dello Speciale (e non solo, si spera). Non solo perché Anya è una diretta discendente di Tower, ma anche perché dalle parole della ragazza deriva l’impressione che ella abbia ascoltato direttamente dalla voce di Tower i racconti che quest’ultimo elargiva negli ultimi anni della sua vita. E non venitemi a dire che ci sono 5 secoli di mezzo: come se la longevità derivata da tecnologie avveniristiche possa essere considerata estranea ad Altrove. Per non menzionare gli avatar virtuali che stanno cominciando già oggi a venire realizzati. E i paradossi temporali per cui Anya potrebbe essere originaria di un'epoca diversa. E le reincarnazioni. Insomma, è il futuro: un po' di elasticità! Ma torniamo ad Anya: la ragazza, che si presenta come la tipica nerd fanatica di storie avvenute secoli prima, richiama il primo Nathan Never (fan di Martin Mystère, possessore della collana a fumetti), ma Anya usa un tono che sembra derivare da una conoscenza personale della materia, e dal tipo di entusiasmo genuino e istintivo per un argomento che solo un bambino è capace di sviluppare (quasi come se Anya avesse scoperto le avventure di Martin sedendo sulle ginocchia del bis-bis-bis-nonno). Anche la sua scelta di incontrare capricciosamente il GM contribuisce a questa ipotesi!
Per farla breve, Recagno ha inserito una nipote nella “famiglia allargata” di Martin Mystère che è nientemeno che una divinità, e che si considera in debito con tutti coloro che hanno contribuito alla sua nascita. Ci auguriamo che questa aggiunta venga presto messa a buon frutto, ma intanto ribadiamo la nostra soddisfazione, già citata all’inizio di questa recensione, per questa mossa che dà senso e completezza narrativa alla vicenda: un inatteso e felice sviluppo coerente con Generazioni e mirato a costruire un altro tassello del futuro mysteriano, che ci trasmette l’epica grandiosità della Storia con l’iniziale maiuscola e del “passaggio di testimone” tra epoche e generazioni.

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