giovedì 1 luglio 2021

I mysteri dei lettori


IL MYSTERO MAI TRATTATO

Nella XIV prova del MyTH vi avevamo chiesto di descriverci (al massimo con 150 parole) un mystero che avreste voluto veder affrontato nelle storie del nostro Biondo Archeologo.

Come sempre avete risposto in molti e ci avete riempito di orgoglio leggendo le vostre idee, la vostra fantasia e spesso anche le vostre conoscenze. Enigmi archeologici, arcani quotidiani, rompicapi (fanta)scientifici, occultismo, parapsicologia, storia,… vi siete davvero sbizzarriti e non possiamo che rendervene onore pubblicando qui sotto le vostre storie, così come ci sono arrivate.

E se un enigma vi intriga, non esitate a fare come noi e documentarvi per saperne di più!

NB alcuni racconti (come ad esempio il numero 17 sul Voynich e il numero 6 sui cerchi del grano) esprimono più un finale alternativo ad un mystero già affrontato che un nuovo mystero tout court e quindi avrebbero potuto concorrere all'ottava prova del MyTH ma purtroppo non a questa. Per onore di cronaca verranno comunque qui riportati.


1.    Salvo Di Bella: Il fantasma della baronessa di Carini

Nel castello omonimo gira il fantasma della baronessa Donna Laura Lanza e ogni tanto si vede anche la sua mano insanguinata. È un po' classico come mistero ma è nella mia regione e mi fa piacere proporlo.


2.    Andrea Brambillasca: Le palle del Toro

Sulla pavimentazione della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano c'è l'immagine di un toro "vittima" del classico rito propiziatorio del calpestare i testicoli dell'animale ruotando tre volte su se stessi: perché?


3.    Ivano Rezzonico:  Il mistero della Maschera di Agamennone.

Una bellissima maschera funeraria che l’archeologo che l’ha scoperta sostiene essere del re di Micene, Agamennone. Se questo fosse vero, sarebbe una prova concreta e storica che la famosissima guerra di Troia sia stata fatta davvero. Purtroppo altri archeologi non sono d’accordo sulla veridicità di questa maschera, ma la realtà non la sa ancora nessuno.


4.    Alberto Simionato: La blockchain

Mi piacerebbe che Martin indagasse sulla blockchain e i suoi risvolti sia tecnologici (lui è uno che esplora sempre le novità tecnologiche) sia le possibilità che questa possa cambiare la vita umana (perché la cambierà di sicuro) magari con qualche spiegazione/evento che dà un punto di vista laterale! Il mistero, oltre alla sua aura di inviolabilità teorica che trascende le regole applicabili alle altre tecnologie, sta anche nel fatto che non si sa chi sia Satoshi Nakamoto, il suo presunto ideatore. Che ci sia anche un fine che noi non vediamo nell'ideazione? Una catena inviolabile può diventare anche una... prigione?


5.    Alberto Simionato bis: Lo scorrere del tempo

Altro mistero su cui indagare potrebbe essere quello della percezione dello scorrere del tempo. Intendo il fatto che a volte scorre troppo in fretta, a volte non passa mai, etc Al di là degli studi scientifici canonici che però non hanno chiarito tutto, non è che sotto sotto se Martin indaga è in atto una sorta di guerra DEL tempo in cui alcuni di noi sono coinvolti? Tipo Edge of Tomorrow, Tenet o simili?


6.    Alberto Simionato ter: I cerchi nel grano

Correggetemi se sbaglio, ma non mi pare che Martin abbia trattato il mistero dei cerchi nel grano come mistero principale di un suo racconto. Ne potrebbe venir fuori una storia tipo quella grandiosa delle linee di Nazca su qualche meccanismo automatico che li crea oppure qualcosa di tramandato via DNA ai discendenti dei Muviani/Atlantidei che li creano (in)volontariamente.


7.    Alberto Simionato quater: il diabolico Zarcone

Sull'onda del recente albo di Martin sugli 80 anni della Bonelli mi verrebbe da chiedere al nostro Detective di indagare sull'identità del misterioso Zarcone. Trattasi del disegnatore del primo numero di Diabolik, il quale, dopo aver consegnato le tavole sparì senza lasciare traccia. Il biografo di Martin, il Mahatma Castelli, ha scritto delle storie per DK e chissà che non possa aiutarlo in questa indagine metafumettistica!


8.    Tommaso Menchini Fabris: La piana della giare

La piana della giare in Laos, nella provincia dello Xieng Khouang.


9.    Marco Cioni: I bambini della famiglia Sodder

I bambini della famiglia Sodder.


10. Pier Luigi Aicardi: Il mistero delle streghe di Triora.

Martin viene invitato a una nuova edizione del famoso evento culturale Autunno Nero, in qualità di ospite esperto di folklore e di leggende e si trova ad indagare su quanto ci sia di vero sulla figura di queste streghe. Mistero italiano doc.....


11. Andrea Tognozzi: La quarta mummia di Borremose

Danimarca, 21/06/2021

Martin è stato chiamato a recarsi nell’Himmerland per il ritrovamento di una quarta mummia da aggiungere alle altre tre mummie di Borremore ritrovate negli anni 40.

Il nostro eroe, col Professor Tognozzen  dell’Università di Roskilde, si reca sul posto del ritrovamento.

Martin nota qualcosa di strano: nella mano della mummia è visibile un quadrato di metallo.

Martin ed il professor Tognozzen riescono a prenderlo senza rovinare la mummia. Martin pensa a dove lo ha già visto.

“Professore”, dice Martin. “Non assomiglia al tassello mancante del calderone di Gundestrup?” Se non erro è stato trovato qui vicino e manca, appunto, un tassello.”

“Giusto Martin”. Andiamo al Museo Nazionale”.

Giunti al Museo, i 2 posano il quadrato metallico sul Calderone ed improvvisamente appare loro una visione. Il calderone portava alla pazzia. Per questo la quarta mummia lo aveva tolto  rimettendoci la vita.

Martin toglie immediatamente il pezzo metallico.

Non è tempo di impazzire


12. Cesare Milella: La testa del turco       

Martin Mystere torno a Bari dopo vari anni dall'ultima volta quando era venuto alla Basilica di San Nicola alla ricerca del Graal.

Questa volta  cercava la cap du turche, misteriosa scultura di una testa umana in via della Quercia a Bari vecchia, perché sotto quella testa c'era nascosta la chiave per accedere a un grande segreto.

Secondo la leggenda la notte della Befana fra 5 e 6 gennaio c'erano due Befane, una buona che distribuiva dolci e una cattiva che tagliava le teste ai passanti.

Nell'anno 840 a Bari c'era la dominazione turca e l'emiro Mufarrag sfidò la sorte considerando i baresi fifoni; incontrò la Befana della morte che gli tagliò la testa che rotolo fino a conficcarsi nell' architrave di via Quercia 10 dove è visibile ancora oggi.

I baresi della città vecchia ancora oggi la notte della Befana hanno paura ad uscire: la Befana della morte cerca le sue prede ed è una notte magica in cui gli animali parlano e le cose prendono vita.


13. Corrado Smaila: Le costole del drago

Non ricordo se è già stato trattato ma prendo spunto da un "Mystero" locale bergamasco (ma so per certo che ce ne sono anche altri di questo tipo in giro per l'Italia) ovvero il mistero delle costole di drago sparse in molte chiese/santuari.

Quello famoso in Bergamasca che conosco perché visto di persona è  questo: http://www.ilpuntosulmistero.it/la-costola-del-drago-di-sombreno-palladina-bg/

Devo dire che sembra una tradizione consueta anche quella di custodire animali in chiesa da queste parti; in un'altra chiesa locale a pochi chilometri da casa mia c'è anche questa molto meno misteriosa: 

https://www.bergamonews.it/2019/06/30/un-coccodrillo-in-parrocchia-il-santuario-della-madonna-delle-lacrime-e-la-storia-del-leggendario-rettile/312793/

Su questo ci si potrebbe costruire comunque una storia...


14. Marianna Fanti: la piramide di ghiaccio

Esiste una piramide in Antartide. Ovvio che è la cima di un monte, ma ci si può lavorare su. E forse non mi piacerebbe nemmeno l'albo risultante. 

https://www.montagna.tv/173953/i-nunatakker-e-il-mistero-della-piramide-dantartide/


15. Marianna Fanti bis: il punto omega

Sarebbe interessante una storia sul punto omega, come trattato in Tipler e supportato da Deutsch. Forse verrebbe meglio su NN e forse alcune cose sono state trattate nelle vecchie storie con Jinx, ma qui siamo ad un altro livello. Allego trafiletto esemplificativo tratto dalla pagina wiki su Frank Tipler.

<<Teoria del Punto Omega

Nella "teoria del Punto Omega", riprendendo la teoria omonima dello scienziato gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin, Tipler prova a studiare il destino ultimo dell'universo, in maniera simile a L'ultima domanda di Isaac Asimov. Nella sua discussione, poggiante su opportune ipotesi, sorprendentemente giunge a giustificare, a partire dal concetto di "progresso eterno" e servendosi di argomentazioni scientifiche (basate sulla scienza dei calcolatori, relatività generale, fisica quantistica) il principio antropico forte (da lui portato all'estremo), la futura esistenza di un Dio (cioè un uomo o alieno divenuto immortale, una sorta di Oltreuomo), la resurrezione dei morti tramite computer e mind uploading: grazie a un supercomputer l'universo potrebbe essere piegato ai propri voleri, in una sorta di eterno ritorno guidato, ricostruendo anche eventi, mondi e persone del passato. In questa prospettiva transumanista, teoricamente scientifica (anche se non provata al momento attuale) e atea al tempo stesso, esiste una sorta di spiritualità escatologica non religiosa. Secondo Tipler, la legge delle probabilità che ha permesso all'universo di esistere in un tempo o spazio infinito, potrà permettere ciò.[5] Le tesi di Tipler hanno suscitato molte controversie nel mondo scientifico. In una recensione del libro di Tipler The Physics of Immortality per la rivista Nature, il fisico sudafricano George Ellis espone le obiezioni alla teoria del Punto Omega, definendola "un capolavoro di pseudoscienza [...] il prodotto di un'immaginazione fertile e creativa al di fuori delle normali restrizioni inerenti la disciplina filosofica e scientifica"[6] Lo storico della scienza Michael Shermer ha dedicato un capitolo del suo libro Why People Believe Weird Things ad elencare le contraddizioni alla base della tesi di Tipler.[7] Altri scienziati, come il fisico dell'Università di Oxford David Deutsch, considerano le argomentazioni di Tipler coerenti. Nel suo libro The Fabric of Reality (1997), Deutsch incorpora la teoria del punto Omega di Tipler nella sua teoria del tutto.[8][9]>>


16. Alex Crestani: MM vs Covid 19

Ci sono davvero tanti misteri da scoprire ancora insieme a Martin Mystère e molti sono in Italia, ma scelgo un mistero che mi incuriosisce davvero molto o almeno voglio vedere una sua interpretazione approfondita con Martin Mystère, ed è giusto il mistero che ci ha cambiato negli ultimi 2 anni, "Martin Mystère vs il Covid 19", ok, forse per il momento è un tema un po' delicato da approfondire, ma è quello che vorrei di più vedere affrontato nelle storie di Martin.


17. Daniele Baldino: Il manoscritto Voynich

Trattasi di testo medievale che ad oggi nessuno è ancora riuscito a decifrare nemmeno parzialmente. Si tratta di un volume di dimensioni abbastanza modeste, che l’antiquario Wilfrid Voynich trovò tra altri libri acquistati presso un collegio gesuita italiano bisognoso di fondi. Diviso convenzionalmente in quattro sezioni sulla base dell’argomento che, all’incirca, sembra trattato nelle illustrazioni, è per l’appunto riccamente illustrato con figure di vario genere e una fitta scrittura tutt'intorno. Sebbene molte delle immagini riproducano piante e vegetali, nessuna è stata mai ricondotta con certezza specie a noi note. Qualcuno vuole riconoscere in uno dei fiori un girasole, il che consentirebbe di datare il manoscritto almeno l’anno successivo la scoperta dell’America, ma l’identificazione è tutto fuorché certa. Anche la datazione infatti è oggetto di dibattito, e il carbonio 14 in questo caso non è dirimente, poiché può collocare unicamente il supporto cartaceo ma non l’inchiostro. Allo stesso modo, nemmeno le più moderne tecniche di decifrazione sono riuscite a tradurre il codice del testo.

Martin viene contattato per analizzare il manoscritto e ovviamente decifra il codice. Il manoscritto è stato redatto da un gesuita, imbattutosi in un portale verso un altro universo, per documentare parte di quanto da lui visto. Martin si reca sul posto indicato e trova il portale. Sopraggiungono però anche gli uomini in nero, che al solito vogliono occultare tutto. Scontro tra le parti, il portale si destabilizza e solo Martin riesce a salvarsi per il rotto della cuffia.


18. Roberto D'Urso: Tiahuanaco!

Luogo strano dove avvengono strani boati provenienti dal sottosuolo e strani bagliori improvvisi e scie di fuoco nel cielo, 270 blocchi di lava connessi tra di loro dal peso di 10 tonnellate posti a 3200 metri di altitudine, e poi c'è la Porta del sole (Porta cosmica) il più grande monolito scolpito sulla terra, alto 3m e largo 2m, che potrebbe essere un calendario o uno strumento astronomico... (chissà forse di origine MU).  


19. Marco Campagnari: Il graffito miracoloso del Santuario della Madonna delle Grazie all’Ortica

Nella periferia est della città di Milano esiste un santuario poco noto ai non milanesi DOC. La chiesa sorge dove nel 1182, il Barbarossa sfollò gli abitanti della città prima di raderla al suolo. In questa chiesa, da poco è stato scoperto e restaurato un antico graffito con il quale si chiede l’Intercessione divina per aver salva la vita. Come ben noto, l’imperatore era restio alla clemenza contro i rivoltosi. Alla fine l’intervento divino ci fu (qui il mystero) e i milanesi da allora si possono vantare di aver fatto un c…o all’imperatore e di poterlo raccontare.


20. Gianfranco de Michele: la tomba di Scipione         

I mysteri di Liternum. Perché Scipione pronunciò  la fatidica frase “ingrata patria non avrai le mie ossa”? E perché proprio lì è andato ad esiliarsi ?

Quando ero piccolo e giocavo a calcio nello spiazzo antistante la villa di Scipione, si narrava che la notte si sentissero  le voci dei soldati romani venire dall’interno dei resti della casa , specialmente da un  cunicolo nel quale tutti quanti avevamo paura ad addentrarci e si narrava di un tesoro nascosto (ho ancora una moneta romana trovata li all’epoca)…


21. Giovanni Battista Baiardo: il fantasma del Pyramiden

Per il Solstizio del 21 giugno 2021 propongo un mistero ambientato nel Grande Nord dove adesso c’è sempre luce.

Qual è il mistero della città fantasma di Pyramiden sull'isola di Spitsbergen alle Svalbard?

Ufficialmente si tratta di un insediamento minerario sovietico al Polo Nord, in territorio norvegese, attivo dal 1910 e abbandonato da tutti i suoi abitanti, sembra in fretta e furia, nel 1998.

Il nome deriva dalla forma a PIRAMIDE della montagna vicina. Fu un villaggio che superò i 1.000 abitanti e ospitò una sede del KGB. I nazisti la distrussero nella Seconda Guerra Mondiale, ma fu ricostruita. Nel 1996 130 abitanti di Pyramiden morirono in un disastro aereo.

Fu solo una miniera di carbone (molto del quale usato per mandare avanti l’insediamento) o qualcosa di più?

Sicuramente c’è pane per i denti di Martin sotto la coltre di neve di Pyramiden e nelle pieghe della sua storia.


22. Agostino Morosi: L’aeroporto di Denver.

La struttura è stata definita la ‘Cattedrale degli Illuminati’, piena si simboli occulti e riferimenti alle società segrete: la ‘Pietra Angolare’ che riporta simboli massonici che si trova nella cosiddetta “Grande Sala”, come la ala riunioni delle associazioni massoniche; il ‘Cavallo blu dagli occhi infuocati altro circa 10 metri che troneggia all’ingresso della struttura e che sembra quello descritto nel libro dell’Apocalisse; e gli inquietanti murales dipinti da Leo Tanguma che raccontano la storia che porterà ad un Nuovo Ordine Mondiale dopo la venuta di un qualche cataclisma di proporzioni globali.

Si sospetta anche la presenza di una fitta rete di gallerie, come una “cittadella” capace di gestire un grandissimo numero di persone e veicoli.


23. Francesco Argento: i misteri dell'Isola di Giannutri

Partiamo dalla storia della Marietta e del garibaldino Gualtiero Adami "esiliati d’amore" sulla piccola isola toscana. Ma era solo amore o custodivano un segreto legato alla storia dell'Isola, già covo di pirati nonché sede di una antica Villa Romana ricca di segreti e (trafugati) tesori?


24. Alessandro Giacobazzi: L’ultima fuga del Perla

“Il cielo è pieno di uccellacci neri. Volano in cerchi su di noi. Salvateci! Vogliono beccare il periscopio!”

“Uno spaventoso mostro ci insegue. È grande come una montagna. Ci sta per raggiungere, con la bocca spalancata! Pregate per le nostre anime: tra poco ci inghiottirà.”

(Radiogrammi trasmessi dal sommergibile Perla della Regia Marina, Mar Rosso, 22 giugno 1940)

I marinai del Perla furono preda di allucinazioni, qualcuno tentò di allagare scafo, molti furono legati per evitare il peggio.

Incagliatosi sulle scogliere, divenne un facile bersaglio per gli inglesi, ma l’equipaggio combatté eroicamente.

Il provvidenziale intervento della Regia Aeronautica lo mise miracolosamente in salvo.

Le indagini riferirono di un’intossicazione da cloruro di metile, presente nell’impianto di condizionamento.

Successivamente, per non arrendersi al nemico, il Perla compì l’impresa di circumnavigare l’Africa.

Cosa causò veramente le allucinazioni? Qual era la vera missione? Cosa difendevano eroicamente i marinai? Cosa si cela dietro all’ultima fuga?


25. Fabio Franzini: La vera antropogenesi del popolo campano, come perfino Alex Dante non è stato in grado di svelare durante la sua ultima fatica letteraria.

[NdE: riportiamo anche questo testo integralmente come ci è stato mandato specificando che non vi è alcun intento denigratorio ma va inquadrato nel contesto di una conversazione scherzosa tra due amici che si prendono bonariamente in giro. Soprattutto il testo fa riferimento alle storie Il segreto di Pulcinella - La smorfia napoletana associando la truffa che veniva sventata in queste storie a quella che perpetrarono invece i Muviani ai danni degli extraterrestri delle Pleiadi nel Gigante Il segreto delle Ombre Diafane.]

Mystero “concretamente esistente” e certificato da numeri della collana, ma “strisciante”, nel senso mai riconosciuto ufficialmente, e quindi inedito e di cui rivendico (come da consegna) la paternità.

Per quanto sia stata raccomandata “sintesi”, non posso non passare per il racconto di un aneddoto che sta alla base della mia ossessione.

Come ben sapete sono uno Juventino forgiato nella ghisa, e in quanto tale, al pari di un israeliano, condannato ad una “guerra senza tempo” con i miei avversari. Ebbene, un mio grandissimo amico e collega di lavoro, come me divoratore di fumetti e simpatizzante del nostro detective…è nientemeno che un accanito tifoso del Napoli (ha pure i ricci di Maradona). Sanguinose e fisicamente provanti sono le nostre battaglie del Lunedì post campionato, con le urla attenuate solo dal suono delle sirene della polizia e dei pompieri allertati da qualche rappresentante di passaggio. Un deja descrivere la protesta del mio amico: << Siamo stati derubati!...E’ tutto un complotto del Palazzo!....LA JUVE E’ IL PALAZZO! >>...E finalmente arrivano le 10.00, e si va insieme a bere il caffè in un clima festante, rilassato, in cui si parla e si ride su tutto, fumetti compresi: la comparsa di un’autentica “dimensione alternativa” per chi ci conosce e assiste ai nostri coloriti diverbi calcistici.

Ci siamo!...Durante una di queste “pause caffè”, rapito e straniato fissando lo stesso che scendeva nel bicchiere, ebbi un’illuminazione.

Che condivisi subito con lui…

<<Mio caro Vittorio, poc’anzi vagheggiavo su un Mystero introdotto inconsapevolmente dagli stessi autori sulle pagine di Martin Mystère. Per darti un’idea, un Mystero simile ha un precedente con l’arma dell’apocalisse “Fine Dei Tempi”: nel n.279 viene data la paternità della stessa ad Atlantide, mentre nel terzo Gigante questa passa a MU, per un mystero, questo, che rimane ancora insoluto dopo quasi quarant’anni. Ma veniamo al nostro! ...

Doppio albo “Il segreto di Pulcinella/La smorfia napoletana”, nn.140/141… Durante un’esplorazione sul fondo del lago Averno viene svelata la leggenda alla base della porta degli inferi: una base atlantidea in territorio campano.

Questo significa che, millenni fa, l’intera zona era sotto l’influenza atlantidea, il che non ha mai generato dubbi, visto che l’intera popolazione occidentale, proto-campani compresi, erano da sempre coerentemente assegnati a questo blocco.

E vengo al punto e svelo la contraddizione…Ma se gli antenati dei napoletani discendevano come componente fisica dagli atlantidei, mi spieghi perché caratteristiche come la personalità, l’identità psicologica e, oserei dire, “il Modus Operandi”, nel Gigante n.8, con un imprevedibile colpo di mano, vengono incoerentemente assegnati al popolo di Amaterasu? (Ecco che si ripropone lo scherzetto del satellite).

Mi riferisco all’origine del leggendario “PACCO”, marchio di fabbrica inconfondibile, ma ufficialmente messo in pratica per la prima volta da un popolo che dovrebbe stare agli antipodi rispetto quello che dovrebbe detenerne il copyright. E, sfacciatamente (altro segno distintivo), pure collaudato con alieni bellicosi, che hanno poi pensato di recensire la qualità dell’antimateria acquistata giocando a bowling col nostro pianeta.

Quindi, Signori della Corte, io convoco gli autori davanti alla commissione e chiedo loro di affrontare e sbrogliare definitivamente il MYSTERO DEI MYSTERI che vegeta da decenni su questa testata, pur essendo inedito perché mai ufficializzato come tale...” I CAMPANI SONO DISCENDENTI DI ATLANTIDE O DI MU?”>>

P.S

<< Sicchè, mio buon Vittorio, quando durante i nostri calorosi confronti io ti apostroferò…” A FIO’ DE ISEMORI!!!!!”…sappi che non si tratterà di un volgare “colpo basso”, ma vorrà semplicemente dire che la nostra discussione sarà ascesa a un livello più colto e antropologicamente corretto (in attesa che gli autori si diano una mossa)>>.


26. Giovanni Gaddoni: Martin Mystere e il potere dell'armonia

Un grande mistero desta preoccupazione e sconcerto nel mondo musicale:  durante le esecuzioni di musica classica dal vivo accade un fatto inspiegabile. (Alcune note non sono più udibili - oppure - il pubblico non prova alcuna commozione ed empatia - oppure - qualsiasi altro evento grave e non spiegabile). 

Il Maestro Muti forma un team con Martin Mystère. (I due vengono contattati da Altrove per risolvere il problema, oppure il Maestro Muti conosce casualmente Martin Mystere ad un evento mondano).

Gli eventi inspiegabili aumentano di frequenza e gravità; per indagare, MM e il Maestro si portano in Italia alla ricerca di antichi documenti, quali spartiti, manoscritti, etc. appartenuti ad un qualche famoso musicista, segreti oppure recentemente ritrovati, che permettano di risolvere l'enigma.

(La scelta  di Giuseppe Verdi permette di collegarsi al ritrovamento - vero - dell'antico baule appartenuto al Maestro, dello spartito del Re Lear, al furto - vero - della sua ultima lettera, e la scelta come malvagio di Svengali, un malefico demone della musica, col quale Verdi già si scontrò nel 1860 in una precedente Storia da Altrove.  Un'alternativa può essere Modest  Mussorgski,  e la sua Notte sul Monte Calvo, che permette l'aggancio alle varie versioni del film disneyano Fantasia e al relativo demone Chernobog, nonchè alla biografia travagliata, che mostra anche qualche  legame con l'Italia e il suo folklore, del compositore russo.)

Il piano malefico viene rivelato: il potente demone, eventualmente evocato/riattivato da un frustrato personaggio  (musicista, critico, sovrintendente), grazie al casuale rinvenimento di qualche oggetto o testo magico/mistico/scientifico paleomusicale,  cercherà di raggiungere il suo fine (far scomparire la musica,  le arti, i sentimenti - distruggere il mondo, o l'universo - impadronirsi delle anime) attraverso una musica infernale che pervaderà l'intero pianeta.

Il Maestro, edotto sulle contromisure dai precedenti ritrovamenti, si opporrà al malvagio piano, dirigendo la propria orchestra col potere dell'armonia,  in un combattimento all'ultima nota di dimensioni cosmiche, che rappresenterà la sequenza clou dell'intera storia.  Il demone naturalmente sarà sconfitto e annichilito, e l'umanità, il mondo, l'universo, saranno al sicuro per alcuni secoli.


27. Massimo Medina: la sacra sindone

O anche il Mystero del perché la Sacra Sindone non sia mai stata trattata dal BVZM. Racconta la leggenda che tempo fa, un prelato andò a parlare con il BVZA chiedendo, domandando ed informandosi sugli argomenti “ecclesiastici” che sarebbero stati proposti sulle pagine del fumetto.

E’ un caso? Era realmente un uomo di Chiesa o l’abito nero aveva un doppio significato.

E tutte le prove che stabiliscono date, composizioni del tessuto, presenza di pollini e qualsiasi altra cosa non visibile ad occhio nudo saranno reali? Magari la contraffazione venne fatta nel medioevo inserendo i segni del martirio per nascondere tracce ancora più antiche in grado di far risalire ad epoche antidiluviane il reperto. Si sa che gli UiN esistono da sempre e all’epoca erano già in possesso di tecnologie in grado di depistare possibili studiosi. L’ala estremista degli UiN ha tentato di far sparire le prove con diversi sistemi: screditando l’immagine, dissimulando incendi casuali per poterlo distruggere, ripiegandolo in modo tale che assomigliasse di più ad un quadro che rappresentasse il volto di Cristo e non a quello che veramente è, fino allo speciale su Youtube dello studioso del Cicap Massimo Polidoro “Sindone: 5 motivi per dubitarne”…


28. Claudio Bonci: Il Mystero della scapola di balena.

C'è un mistero che da sempre circola nella città senese. Quello della scapola di una balena, donata alla città da Cristoforo Colombo assieme ad alcune armi. Perché Colombo avrebbe deciso di donare tali oggetti ? Per quale motivo? Nessuno lo sa con esattezza. Sembra che il navigatore abbia studiato a Siena nell'età giovanile e che fosse innamorato di una fanciulla. Vi allego un link con i vari riferimenti. C'ho costruito un breve romanzo per questa penultima prova e come tutti i romanzi un po' di sentimentalismo ci sta sempre bene.

Università degli studi di Siena, anno 1471.

"Messer Colombo, la vostra partenza da questa città crea in me ansia e dispiacere"...

"Madonna, pregherò iddio affinché possa farci incontrare di nuovo, magari proprio sotto l'arco di Porta Camollia come la prima volta"...

Lui, tremante...lei, bella e graziosa, capelli mori e occhi scuri. I due si lasciarono con un bacio appassionato.

- 12 ottobre 1492

"Ammiraglio"! "Ammiraglio Colombo ! Terra" !!!

(...) Gli abitanti di essa (...) mancano di armi, che sono a loro quasi ignote, né a queste sono adatti, non per deformità del corpo, essendo anzi molto ben formati ma perché timidi e paurosi (...) Del resto , quando si vedono sicuri , deposto ogni timore , sono molto semplice di buona fede, e liberalissimi di tutto quel che posseggono : a chi ne lo richieggia nessuno nega ciò che ha, ché anzi essi stessi ci invitano a chiedere. ( Cristoforo Colombo)

La bella indigena, mora, occhi profondi e scuri, donò a Colombo una scapola di balena, considerata sacra da tutta la tribù, amuleto di buona sorte per il viaggio di ritorno e per la vita futura.

- Siena, giugno 2021

Chiesa di Santa Maria in Portico a Fontegiusta ( Porta Camollia).

Martin osserva la scapola, dono del navigatore Colombo che ancora oggi protegge la contrada a ricordo di un amore...

izi.travel/it/22d8-chiesa-santa-maria-in-portico-a-fontegiusta/it


29. Ivano Visioli: L’armata scomparsa

Un mystero che mi pare non sia ancora mai stato toccato è quello dell'armata di Cambise mysteriosamente sparita nel deserto nel 524 a.C.


30. Marcheselli Daniele: La vendetta Di Giulio Cesare

IL TENTATO AFFONDAMENTO DELLA “CRISTOFORO COLOMBO”  E IL MISTERIOSO AFFONDAMENTO DELLA “GIULIO CESARE”.

Lo sapevate che la Amerigo Vespucci aveva una gemella? La sua storia e triste… come quelle di altre importanti navi della marina militare italiana alla fine della seconda guerra mondiale… ma la storia di una di esse è triste ma anche …misteriosa! E’ la storia della corazzata “Giulio Cesare”.

La nave venne affondata da una misteriosa esplosione dieci anni dopo la fine della guerra nel 1955 e la  conseguente consegna ai Russi come risarcimento di guerra…. Mentre si trovava nella blindatissima base navale sovietica di Sebastopoli nel Mar Nero che i Russi considerano alla stregua di lago interno… e’ mai possibile? Chi ha colpito la Giulio Cesare?….. E’ stato un gruppo di uomini–rana agli ordini di Junio Valerio Borghese, comandante della Decima Flottiglia Mas? A dimostrare che la Marina Italiana non aveva dimenticato l’onta della consegna delle navi simbolo della marina Militare Italiana al nemico….

Ma l'ipotesi di un sabotaggio straniero tirerebbe in ballo anche gli inglesi, che avrebbero organizzato l'azione servendosi anche di uomini-rana italiani, nel timore che la corazzata potesse essere equipaggiata con armi nucleari, e per il fatto che alla fine di ottobre del 1955 una squadra navale britannica avrebbe svolto esercitazioni nell'Egeo e nel Mar di Marmara.

Oppure… c’è sotto un intrigo internazionale ancora più complesso?

Come citato infatti nel romanzo Lo Zar non è morto, romanzo collettivo pubblicato nel 1929 e scritto dal Gruppo dei Dieci si immagina che la Giulio Cesare sia stata venduta dall'Italia alla Cina, diventando così la prima nave da battaglia di tale Paese?

La mia Ipotesi Mysteriosa…

L’esplosione doveva nascondere una cessione segreta della nave alla Cina nell’ambito di un intrigo internazionale…. Da 70 una nave italiana con equipaggio misto russo e cinese è la prima nave atomica a solcare gli oceani…. Nessuno sa della sua esistenza. Forse alcune sparizioni famose e misteriose sono da attribuire a questa nave fantasma?

Le fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Cesare_(nave_da_battaglia)

http://www.isses.it/Convegno121103/CRISTOF.%20COLOMBO%20E%20G.%20CESARE.htm

Per approfondire:

Al termine della guerra, in ottemperanza alle clausole del trattato di pace, la corazzata venne ceduta all'Unione Sovietica, come risarcimento per danni di guerra. Il trattato prevedeva che le navi destinate alla cessione, fossero cedute in condizioni di operare e pertanto prima della cessione l'unità venne sottoposta ad alcuni lavori, effettuati nel Cantiere navale di Palermo.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/e/e7/Giulio_Cesare_1947.jpg/310px-Giulio_Cesare_1947.jpg

Il Giulio Cesare con la colorazione della cobelligeranza a Taranto nel 1947 affiancato al Riboty

Le dure condizioni imposte dal trattato di pace riguardo alla flotta, divisa tra i vincitori e con notevoli limitazioni per il futuro, portarono nel dicembre del 1946 alle dimissioni del Capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio Raffaele de Courten, che si dimise in segno di protesta contro le condizioni imposte dal Trattato, che non tenevano in conto nel modo dovuto del leale atteggiamento tenuto dalla Marina per tutto il periodo della cobelligeranza sin dal momento dell'armistizio.[56]

La cessione delle navi alle nazioni vincitrici, ed in particolare all'Unione Sovietica, dove si trovavano ancora migliaia di prigionieri di guerra italiani, creò un gran fermento fra gli equipaggi della Marina Militare e sdegno in tutta Italia, al punto che durante gli ultimi mesi prima della consegna vennero prese eccezionali misure di sorveglianza mediante ronde, sia sulla banchina che in tutto il porto, ed intorno alle carene delle navi destinate ad essere cedute avvenivano continue ispezioni subacquee, con immersioni di palombari ogni trenta minuti, nel timore che vi potessero essere applicate cariche esplosive in grado di provocarne l'affondamento. Tra le unità da cedere ai sovietici ad essere maggiormente indiziate di essere oggetto di sabotaggio erano la corazzata Giulio Cesare e la nave scuola Cristoforo Colombo e venne anche scoperto che appartenenti ai FAR e reduci della Xª MAS avevano pianificato l'affondamento del Cristoforo Colombo, che era un mito per tutti i marinai, avendo addestrato generazioni di ufficiali e che bisognava sottrarre all'onta della cessione allo straniero.

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Il Cesare nel 1948 in procinto del trasferimento all'Unione Sovietica

Ma il piano dei giovani “faristi” venne scoperto dai servizi segreti della Marina Militare in stretta collaborazione con polizia e carabinieri, i quali avevano da tempo infiltrato talpe nei Far.

Il 20 gennaio 1949 vennero arrestati a Taranto lo studente universitario Clemente Graziani ed il motorista Biagio Bertucci, mentre a Roma la polizia arrestò altri cinque ex marò proprio quando, alla stazione Termini, stavano per prendere il treno per Taranto. Erano  Paolo Andriani, Sergio Baldassini, Fabio Galiani, Fabrizio Galliani, e Alberto Tagliaferro, reduci del battaglione “Barbarigo” della XMas; che si erano coperti di gloria  sul fronte di Nettuno nel ’44. Nelle valigie vennero trovati sette chili di tritolo.  Un altro reduce  della XMas, Vladimiro Villani, venne arrestato a Lecce il 25 gennaio e nei giorni seguenti finirono in manette altri sette congiurati che si preparavano a far la loro parte. Tra essi Franco Dragoni  e lo studente Antonio Ajroldi, figlio di un noto magistrato.

A Taranto e a Roma avvennero clamorose manifestazioni di solidarietà per gli arrestati, manifestazioni tumultuose anche a Bari e a Brindisi. A Roma, in particolare, scoppiarono violenti scontri con la “Celere” con lanci di pietre e anche, in qualche caso, con corpo a corpo furibondi. Gli scontri si protrassero per tutta la giornata in tutto il centro cittadino.

La “Cristoforo Colombo”, poi, una volta acquisita dalla flotta sovietica, fu addirittura disalberata e adibita al trasporto di carbone. Supremo oltraggio per la Marina italiana, ma anche palese e ignominiosa mancanza di tradizioni marinare nella Marina sovietica e chiara ammissione di incapacità di manovrare un classico trealberi attrezzato con vele quadre.

Ma molti anni dopo il fallito tentativo di affondare la  “Cristoforo Colombo”  da parte del gruppo di Clemente Graziani, una misteriosa esplosione nella base navale sovietica di Sebastopoli fece pensare che i marinai d’Italia non avevano dimenticato.

Verso le ore 22 e 55 ( minuto più, minuto meno ) del 28 ottobre 1955 la corazzata ”Novorossijsk” (ex “Giulio Cesare”, ceduta all’URSS in esecuzione del trattato di pace) fu squarciata da una fortissima esplosione – registrata anche dai sismografi della Crimea – che perforò lo scafo, le piattaforme e tutti i ponti  della parte prodiera della nave da battaglia, provocando una falla spaventosa:  (48 mq.circa).

All’epoca si parlò di una mina da fondo tedesca, che sarebbe stata urtata da un’ancora della stessa nave, ma  questa ipotesi si rivelò insostenibile poiché la “Novorossijsk”  era ormeggiata alla boa N° 5 e quindi «non aveva dato fondo all’ancora.»( amm. B. N. Bobkov)

Ma anche altri, a cominciare  dallo stesso amm. Kuznetsov, comandante in capo della flotta sovietica, si dimostrarono scettici in proposito.

Ancora più concretamente l’amm. Bobkov, a conclusione delle sue riflessioni, ( citate nella nota 3) accreditò l’ipotesi di un sabotaggio ad opera di una squadra di incursori della  Marina Italiana.

Nel 1992 su Il Tempo  dell’8 aprile fu riportata una “smentita” dell’amm. Gino Birindelli ad un articolo sull’argomento, apparso sulla stampa a Mosca, suscitando vivo interesse anche all’estero. Birindelli affermava testualmente: «Magari fossimo stati noi ad  affondare la corazzata Giulio Cesare, che avevamo dovuto cedere all’ Unione Sovietica in conto riparazioni danni di guerra! Le presunte rivelazioni del settimanale moscovita  “Soverenho Secretno” [top Secret, n.d.a.] ,sono una patacca, una patacca navale»

Secondo Nicolaj Cercashin, autore dell’articolo, la nave da battaglia sarebbe stata minata da  un gruppo di uomini–rana agli ordini di Junio Valerio Borghese, comandante della Decima Flottiglia Mas.  Il gruppo sarebbe stato composto da Gino Birindelli, Elios Toschi, Luigi Ferraro M.O.V.M., ed Eugenio Wolk [comandante dei “gamma”, gli uomini-rana della R.S.I.]: un’equipe di prim’ordine, non c’è che dire, ma soltanto frutto di fantasia.

Il giornalista  russo ipotizzava un attacco portato con sommergibili tascabili, che avrebbero trasportato gli incursori nei pressi del bersaglio. Tale dettaglio tecnico pare poco attendibile, perché avrebbe comportato la disponibilità di mezzi di difficile reperimento, dovendo ovviamente escludere la complicità della Marina Militare italiana; tuttavia, se trascuriamo per il momento le modalità di avvicinamento al bersaglio, vorrei esporre prioritariamente considerazioni di carattere generale:

1)    Se accettiamo l’ipotesi, ovviamente la più  concretamente attendibile, che l’amm. Birindelli effettivamente non abbia partecipato all’azione clandestina di sabotaggio, ciò non esclude però che altri, senza che lui ne abbia saputo nulla, abbiano potuto partecipare al raid.  Esistevano infatti nel 1955 più di un centinaio di ex combattenti della XMas che erano stati istruiti, preparati e allenati severamente per l’attività di incursori; si trattava di ex appartenenti al ”Gruppo Gamma”, che nel 1955 erano ancora vegeti e vitali, meno anziani dei “campioni” citati dal giornalista russo e sempre ferventi di sacro sdegno per l’onta ricevuta dalla Marina italiana.

2)    Comunque questi altri ipotetici incursori che avessero voluto rivendicare  la responsabilità dell’azione sarebbero stati costretti a tacere per non soccombere alle incalcolabili, ma imprevedibili responsabilità di ordine morale, penale e civile, conseguenti all’attentato. Infatti  il disastro  produsse più di seicento vittime tra i marinai dell’equipaggio ed i soccorritori. La tragedia, però, fu aggravata dall’impreparazione dei soccorritori e degli ufficiali della nave stessa, la quale avrebbe potuto essere rimorchiata ad insabbiarsi in bassi fondali, evitando così il capovolgimento, che provocò moltissime vittime rimaste tragicamente intrappolate nella nave.

3)    Va inoltre tenuto presente che, se furono incursori italiani a tentare il sabotaggio, ebbero l’enorme vantaggio del fattore sorpresa, in quanto i russi, essendo ormai trascorsi dieci anni dalla fine della guerra, non sospettavano più di essere attaccati e, oltre tutto, nel mar Nero,     considerato un lago russo e, a maggior ragione, addirittura nella base di Sebastopoli. Pertanto ufficiali ed equipaggio si sentivano al sicuro, quindi la sorveglianza intorno alla nave era soltanto quella superficiale e formale del tempo di pace. Mentre incursori italiani, come si sa, erano stati capaci di eludere ben più agguerrite e coordinate misure di sorveglianza in tempo di guerra.

4)      Inoltre dobbiamo considerare che gli ipotetici incursori conoscevano bene il punto debole  della nave, che era stata sottoposta nel 1930 a lavori di totale ristrutturazione,  venendo pure allungata di dieci metri, aggiungendo una nuova sezione  a prua,  al corpo della vecchia corazzata, varata durante la prima guerra mondiale. Questa audace operazione di ingegneria navale, per quanto accurata ed attenta, aveva creato un  punto debole proprio nella congiunzione del vecchio scafo con i nuovi elementi strutturali di prua.

E proprio in questo punto fu portato l’attacco.

5)    Pertanto Nicolaj Cercashin  ipotizzò sagacemente che la carica esplosiva principale fosse stata occultata [in un doppio fondo, n.d.a.]  prima della consegna della nave ai russi.

E questa non è da considerare un’ipotesi priva di fondamento. Infatti all’epoca vi era molto fermento fra gli equipaggi della Marina Militare, al punto che, durante gli ultimi mesi prima della consegna, gli alti  gradi della Marina ritennero necessarie eccezionali misure di sorveglianza, anche alle carene delle navi destinate alla cessione.

In particolare la “Giulio Cesare” fu sottoposta ad un regime di strettissima  sorveglianza: addirittura un rimorchiatore girava continuamente intorno alla nave giorno e notte, provvedendo a far immergere palombari ogni mezz’ora per ispezionarne la carena[6]. Questo fatto conferma l’ipotesi che gli ammiragli avessero avuto sentore di un probabile attacco proprio alla “Giulio Cesare”.

Qualche ammiraglio, infatti, aveva avuto percezione dei propositi di molti fra marinai ed ufficiali in servizio. Pertanto, fu stabilito un regime di oculatissima vigilanza e quindi fu d’uopo per gli ipotetici aspiranti sabotatori rimandare l’operazione; ma non è da escludere perciò che possa essere stato preparato un adeguato sussidio per un’azione futura.

Va considerato ancora che i russi avevano una conoscenza molto superficiale di alcuni elementi strutturali dell’unità poiché i documenti tecnici sui materiali impiegati erano redatti soltanto in italiano. Si può quindi ragionevolmente ipotizzare  che non tutti i doppi fondi della corazzata siano stati ispezionati. Dobbiamo concludere inoltre che il giornalista russo, avendo intervistato molti esperti, abbia avanzato la sua ipotesi a ragion veduta.

Ricordo poi che, se c’erano pure stati collegamenti trasversali clandestini tra ufficiali della Decima   al Nord e ufficiali della Marina  del Sud già prima del 1945; a maggior ragione scambi di vedute e collegamenti avrebbero potuto esserci stati dopo per macchinare un sabotaggio.

Pertanto concordo pienamente con quanto ha scritto Uccio de Santis  su questa ipotizzata incursione: «La nave sarebbe stata minata da un gruppo di incursori italiani per riscattare l’onta della consegna. I particolari dei danni rilevati nell’opera viva, la dinamica degli avvenimenti, il giorno dell’incidente confermano e non smentiscono l’ipotesi.».[7]

6)    Consideriamo adesso le furbesche manovre effettuate  dagli ammiragli russi per occultare la data del sabotaggio.

L’attentato, come si è detto, fu portato ad effetto molto prima della mezzanotte del 28 ottobre, ma versioni successive  ne hanno ritardato scaltramente di più di un’ora l’indicazione (lasciandola tuttavia nel vago per non dover citare una data molto significativa). Distrattamente però qualcun altro è stato preciso, poi, nell’indicare l’ora del capovolgimento della nave, che avvenne alle ore 1,40.  Sennonché si è specificato pure, sempre più distrattamente, che avvenne «due ore e 45 minuti dopo lo scoppio della carica esplosiva», e con ciò si conferma che lo scoppio avvenne alle ore 22,55 del 28 ottobre. Risulta evidente dunque che si è voluta mascherare una data troppo suggestiva.

7)    A questo punto s’impone citare il libro  di V.A. Dardjavin che affronta provocantemente la tesi «di un atto di sabotaggio »[8]. Il contrammiraglio Armando Vigliano, nel recensire il libro citato, scrive:«Per valutare la possibilità di questa tesi, [sabotaggio n.d.a.] nel capitolo quinto, si parla dei mezzi d’assalto italiani e britannici, dei siluri umani, delle azioni contro le corazzate “Valiant” e “Queen Elzabeth” e dell’attacco alla “Tirpitz”.».

Essendo ben chiaro che gli inglesi non avrebbero avuto alcun interesse ad attaccare una nave russa – e tanto meno poi proprio la ex “Giulio Cesare” e comunque addirittura il 28 ottobre – trascuro  considerazioni sulle deficienze operative dei siluri umani inglesi, i cosiddetti chariots  (dal nome dei sigari di Churchil ), nemmeno lontanamente paragonabili a quelli italiani di cui erano una mal riuscita imitazione.

I mezzi insidiosi di assalto italiani, usati con successo, durante la seconda guerra mondiale, erano i Siluri a Lenta Corsa(S.L.C.), soprannominati ”maiali”, sostituiti poi dai  perfezionati e potenziati S.S.B. ( Siluri San Bartolomeo ). Come molti sanno, si trattava essenzialmente di siluri che portavano due arditi operatori a cavalcioni. La testata esplosiva di questi ordigni si poteva staccare  per agganciarla al di sotto della carena della nave aggredita.. L’autonomia di questi mezzi poteva essere di sei miglia marine ( poco meno di 12 km.), che si percorrevano normalmente in tre ore.

Non mi pare assurdo ipotizzare che qualche irriducibile gruppetto di marò e di ufficiali della XMas abbia deciso di occultare uno o più S.L.C. , o anche meglio, S.S.B., prima del crollo del fronte nel ’45, in attesa di poterli utilizzare alla volta buona, analogamente a quanto  altri fascisti fecero – certo più facilmente - con le armi leggere e forse anche pesanti , come sicuramente avvenne per i partigiani.

Per quanto riguarda l’ipotesi dell’uso di minisommergibili si potrebbe ammettere, per completezza, l’acquisto di un moderno minisommergibile  civile –  per uso turistico, scientifico, di lavoro – ma, in ogni caso, questa ipotesi comporta l’esistenza di un’adeguata organizzazione di sostegno, che potrebbe soltanto congetturarsi nella CIA. Mentre un intervento limitato ad un piccolo gruppo indipendente potrebbe essere ipotizzato intorno al trasporto prima ed all’uso poi, di un “maiale” o anche meglio di un S.S.B.. Il trasporto in zona d’operazioni potrebbe essere avvenuto con un piccolo mercantile, con un peschereccio, ma anche con un piccolo yacht, finanche a vela, agganciandolo sotto la chiglia.  Non escluderei neanche il trasporto a distanza operativa di uomini–rana e delle relative cariche esplosive.

Esaminate tante ipotesi praticabili, il più profondo mistero rimane nel come è stato effettuato il sabotaggio, ma traspare abbastanza chiaramente la “matrice fascista”, secondo una colorita dizione in uso da certi gazzettieri dell’epoca. 

Quindi? “Ceduta ai Russi come “riparazione” ai danni di guerra, nel 1955 mentre si trovava nella blindatissima base navale sovietica di Sebastopoli nel Mar Nero la corazzata italiana “Giulio Cesare” venne affondata da una misteriosa esplosione, dieci anni dopo, la fine della guerra. Chi ha colpito la Giulio Cesare? 

E’ stato un gruppo di uomini–rana agli ordini del comandante Borghese della Decima Flottiglia Mas per lavare l’onta della consegna delle navi al nemico? Oppure furono inglesi, nel timore che la corazzata potesse essere equipaggiata con armi nucleari? Nel romanzo Lo Zar non è morto, romanzo collettivo pubblicato nel 1929 e scritto dal Gruppo dei Dieci, si immagina che la Giulio Cesare sia stata venduta dall'Italia alla Cina, diventando così la prima nave da battaglia di tale Paese…. Nel romanzo lo Zar Romanov non e’ morto e vive in Manciuria…. Esplosione o intrigo internazionale? E cosa centra il Triangolo dell’Adriatico?”

La mia ipotesi Mysteriosa

Da 70 una nave italiana con equipaggio misto russo, cinese e italiano è la prima nave atomica a solcare gli oceani…. Nessuno sa della sua esistenza. Forse alcune sparizioni famose e misteriose sono da attribuire a questa nave fantasma? Le sparizioni del triangolo delle Bermude sono tutte avvenute prima del 1955…. Tra il 1920 e il 1948… non poteva essere la nostra nave… ma lo sapete che c’è un triangolo …dell’adriatico? Con morti sparizioni e apparizioni e onde misteriose dagli anni 70 in poi? Una nave grande e veloce e moderna che genera onde enormi potrebbe essere una spiegazione…. è il nostro Giulio Cesare? A bordo della misteriosa nave atomica Italiana non ci starebbe bene anche Ettore Majorana scomparso nel 1938?

Aggiungo una terza fonte…

http://www.crprato.it/sito/index.php?option=com_content&view=article&id=2370&Itemid=329

5 commenti:

  1. I cerchi nel grano sono un segnale del malessere della Terra ("Roncisvalle"), ma anche qualcos'altro nel caos della saga di Za-Te-Nay.
    Il manoscritto Voynich è stato indagato ne "Obiettivo Apocalisse" (e in parallelo in Get a Life! con "La donna che si spogliò per il Voynich").

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  2. Aggiungo un mystero di cui si parlava nella vecchia Enciclopedia dei Misteri del '94: quello della maledizione degli Strathmore nel castello di Glamys Castle, mi ha sempre inquietato e sarei curioso di vedere che soluzione potrebbe scoprire Martin! :)

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  3. Visto che ci sono un sacco di Mysteri italiani, volevo mandarne uno ma non riuscivo piu` a trovare l'articolo... Sono riuscito a recuperarlo e ve lo mando anche al di fuori della caccia al tesoro che magari potete girarlo al vate per costruirci una storia...
    http://raccontipiutti.blogspot.com/2009/08/la-grotta-di-attila.html

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    1. Tra l'altro si parla della "spada di Marte", puo` tornare utile per la nuova edizione mensile visto che danno la caccia alle 7 spade...

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