Il primo capitolo de Il potere del falco, oltre a raccontare una storia accessibile al lettore occasionale, contiene una sfilza di interessanti elementi e succosi premi per l'appassionato della serie, che andiamo qui a sviscerare.
Innanzitutto,
giustamente, l'azione si svolge simbolicamente subito dopo Gli uomini in Nero (Martin Mystère): che razza di inizio celebrativo del nuovo corso sarebbe, se non si avesse l'accortezza di tornare alle origini del mito?
E, quindi,
ci ritroviamo a godere di un momento inedito, ma importantissimo: quello
in cui Martin esamina l'impatto emotivo e cognitivo degli eventi del citato n.
1 (Orloff ancora vivo e ostile, la biblioteca di Luxor perduta per sempre,
l'esistenza e la spietatezza degli UiN, la verità degli scritti surreali
di Ibn Battuta), e si rende conto che un intero mondo di certezze sta
crollando (certo, Martin già da tempo era sulle tracce di "qualcosa", ma
aveva raccolto indizi, non prove, mentre oggi, qui, di colpo, gli sono piombate
addosso enormi rivelazioni a catena, difficili da metabolizzare in poco tempo).
C'è
anche l'inedita ma illuminante prospettiva dell'Uomo In Nero "comune", cioè la manovalanza che
esegue gli ordini senza sapere o capire: coinvinto di aver aderito a
una consorteria che promette potere e contatti con persone influenti, il signor Borghetti si
trova invece a dover vestire insensatamente di nero in qualunque stagione, e a obbedire a
ordini provenienti dall'alto che per lui non hanno senso (come spiare
Martin e i perquisire suoi effetti).
In questa accurata ricostruzione
del mondo originale di Martin Mystère, esplorata attraverso angolazioni
inedite che la arricchiscono in modo assai castelliano, esplode poi il
prezioso e inimitabile elemento bibliofilo-letterario di approfondimento,
per molti anni quid esclusivo di Martin Mystère, che differenziava la serie da qualsiasi
altra produzione fumettistica (certo, oggi non è più vero, perchè per molti anni anche Dampyr ha portato avanti un discorso simile, prima di passare alla narrazione porno-soft). Dall'ossessione dell'accumulo di libri (che accomuna Martin Mystère, Alfredo Castelli e lo stesso Cappi, autore anche di romanzi dedicati a un cacciatore di libri) si passa alla mitologia egiziana, e qui subentra la classica intuizione alla
Castelli che connette due mondi completamente diversi: i romanzi
hard-boiled di Dashiel Hammet (e il mondo hollywoodiano dei relativi
film) e i segreti dei Cavalieri Templari. Non può mancare l'agile ma
accurata esposizione storica dei due argomenti, che Cappi dimostra di
conoscere in modo appassionato (e non per semplice riciclo di
nozioni della wikipedia). Si chiude la narrazione nel modo più mysteriano e arguto, con una teoria che attribuisce una nuova identità
all'idolo che i Templari adoravano, e che capovolge l'enigma del
Falcone Maltese di Hammet, andando a scomodare il binomio Horus/Gesù. Ogni pagina è inoltre corredata di illustrazioni a tema, che visualizzano (letteralmente) certi dialoghi del racconto.
Sarà davvero questo il primo tassello
del mosaico di un'indagine (per ora a noi ignota) di Martin Mystère, che
una presenza invisibile e ostile sta cercando di ricostruire?
E quale altra epoca della storia di Martin verrà esplorata la prossima volta?
Come anticipato all'inizio, ecco ora spiegato con chiarezza come funzionano questi racconti: sono narrazioni
autoconclusive, che approfondiscono momenti importanti della storia di
Martin Mystère e che offrono nuove conoscenze e speculazioni (com'è
ovvio che Martin faccia in continuazione nel tempo libero), ma sono corredate anche di un sottile e discreto filo rosso che le collega
tutte, formando un arco narrativo più ampio. Il isultato, già spiegato dallo stesso Castelli più volte, è che il lettore casuale si può godere la singola
storia senza disperarsi di sapere "come va a finire", e il lettore
fedele coglie il frutto dell'assiduità nel seguire la serie.
Sono anziano - Ovvero la tragedia del romanzo d'appendice a puntate su Martin Mystère
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