Tutta
la narrazione popolare moderna affonda le sue radici nel feuilleton, e Alfredo
Castelli non solo lo sa bene, ma lo ha spiegato molto chiaramente ai
lettori, più volte (gli Affari di famiglia del Docteur Mystere ce li
ricordiamo?). Se c'è una cosa in cui Martin Mystère si disintigue
(insieme a Dampyr, da un po' di anni), questa è la consapevolezza dell'eredità culturale, coniugata
alla proprietà degli strumenti per comprendere e apprezzare un'opera
dell'ingegno umano, di qualunque epoca essa sia, dalle pitture rupestri
ai poemi epici, dalla fantascienza delle riviste pulp ai cicli
cinematografici, dai fotoromanzi alle serie televisive (che, come Luca osserva di seguito, sono esattamente la trasposizione visiva dei romanzi a
puntate). Come accogliere, quindi, Il potere del Falco, romanzo (e molto altro) serializzato sulle pagine di Martin Mystère per dodici mesi, a partire dal n. 375 del nuovo corso della serie? Come affrontare la lettura di un saggio in pillole sulla vita di Martin Mystère (e della sua ascendenza) che a ogni episodio svela nuovi aspetti di vicende che credevamo consolidate?
SONO ANZIANO
di Luca Salvadei
No, non è vero, sono nel fiore degli anni, nel mezzo di cammin di nostra vita.
Però mi ci fate sentire, vecchio e anziano, con tutte queste lamentazioni per un romanzo a puntate, al punto che mi pensavo di prenotare un posto come OCS (Osservatore di Cantieri Stradali).
Perché ai miei tempi ho iniziato con sceneggiati televisivi che venivano trasmessi una volta a settimana. E poi proseguii con cartoni animati a scadenza giornaliera, ma che per un caso o un altro (ripetizioni di inglese, corso di nuoto, classe di musica,…) finivano per essere visti nuovamente a scadenza settimanale. Poi arrivarono i fumetti che, va bene, Topolino era settimanale, ma Tex e Zagor erano mensili. E ricordo una storia di Tex nei primi anni 1990 che durò 5 o 6 numeri… cioè cinque o sei mesi. Poi arrivarono le serie televisive e anche lì c’era scadenza settimanale. E tra una stagione e l’altra si aspettavano anche sei mesi. Mica come ora che vi vogliono rincitrullire sfidandovi al cosiddetto binge watching (sapete che in italiano è un'abbuffata visiva?), a guardarvi un’intera serie di 15 episodi da quasi un’ora l’uno in un’unica sessione. Per forza di cose alla fine non tutti colgono buchi di trama, incongruenze, bellezze o bruttezze degli ultimi episodi visti: si è cotti. E privi di memoria. Nel Panta Rei digitale, nel tutto scorre dei 15 episodi in una serata, nella visione frenetica e continua, non si viene stimolati a ricordare alcunchè. E forse neppure a capire.
Io ho dovuto aspettare 16 anni tra l’uscita de L’impero colpisce ancora e La minaccia fantasma (attesa che, a posteriori, avrei preferito eterna). Ho dovuto aspettare due anni per vedere l’ultima puntata della serie Ken il Guerriero perché me l’ero persa la prima volta e a quel tempo (il millennio scorso) non c’erano piattaforme, i DVD erano da venire, le videocassette oltre la mia portata e dovetti attendere che qualche scrausa rete privata si decidesse a ritrasmetterla.
L’attesa del piacere è essa stessa un piacere? Non lo so, ma vi sono abituato. Del resto quanti lettori auspicano il ritorno alla mensilità del Nostro e alla possibilità di avere storie su più albi? Non ricordano con rimpianto i primi cento numeri nei quali i finali in sospeso erano costituiti da una manciate di pagine di una storia alla fine dell’albo e si dovesse aspettare addirittura un mese prima di sapere come sarebbe andato a finire?
Qui abbiamo un romanzo seriale. Ma è poi un romanzo? Sono puntate singole, racconti che trattano di argomenti diversi. Momenti storici diversi. Certo, hanno il trait d’union del tema comune, e alcuni personaggi comuni, ma pochi: l’entità e Martin. E la statuetta. C’è poco da ricordare. E’ una specie di caccia al tesoro. Ogni tappa un evento a sé, seppure collegato agli altri.
Un feuilleton dell’800? Direi più un serial degli anni 1990. Stile Lost, Breaking Bad, Casa di Carta (per il finale del quale state aspettando da un paio d’anni, non di mesi). E siete certi che, a parte il medium, vi sia differenza nella narrazione? Avete paura di dimenticare qualcosa del “romanzo a puntate”? Eppure ogni puntata è autoesplicativa, e non verte su eventi narrati in precedenza. E se proprio non potete rassegnarvi, prendetela come una sfida, anzi, come un esercizio mentale: Martin vi aiuta a tenere attiva (o riattivare) la vostra memoria. Non è questo che lo differenzia dagli altri fumetti? Lo stimolo, la curiosità, la sfida, il non essere SOLO una novella d’intrattenimento ma ANCHE una novella di intrattenimento oltre che uno stimolo a crescere, a conoscere, ad approfondire e, perché no, a mantenere attiva la memoria.
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