Storia di Luigi Mignacco
Disegni di Sergio Tuis e Giovanni Romanini
Scheda dell’albo
di Franco Villa
Come era inevitabile, con l’arrivo della fatidica data della “fine del
mondo secondo il calendario dei Maya”, anche Martin Mystère deve occuparsene: l’argomento è sicuramente
abbastanza congruente per un fumetto che ha in più occasioni illustrato una
“storia segreta” del mondo densa di profezie, catastrofi incombenti, complotti
planetari e arazzi di intrighi cosmici in cui forze di segno opposto si
scontrano senza sosta.
Ecco quindi spiegato l’albo n. 324 della serie, che riutilizza vari
elementi che la narrativa catastrofista di ogni genere ha partorito in questi
anni, mescolandoli in modo disomogeneo: se il gruppo di superstiti (ma non
troppo) in fuga su un aereo richiama il film 2012,
la comunità montana isolata vittima degli esperimenti segreti di una base
militare (ma non troppo) è invece presa di peso da The Mist;
ancora, l’isolamento di detta comunità, privata della tecnologia più moderna,
ricorda serie tv come Jericho o Revolution o Falling
Skies. La componente del gruppo di militari che prende il potere e
si dimostra inadeguato a gestire la situazione è stata vista in una quantità
troppo vasta di situazioni catastrofiche per non essere ormai un archetipo del
genere. Lo stesso vale per la classica banda di fuorilegge che affronta la
crisi a modo suo, le scene di sciacallaggio, i personaggi psicologicamente
fragili che impazziscono e diventano una minaccia, eccetera: tutto
l’armamentario dei luoghi comuni del genere è presente, anche quando non è
molto funzionale alla trama.
Si cambia genere invece con il finale, dove l’impianto apocalittico si
sgonfia bruscamente e clamorosamente, riconducendo l’intera vicenda a un
complotto segreto con super-cannone, nello stile dei film di James Bond.
La trama dell’albo è esile e quasi si smarrisce nell’accumulo di
situazioni e di conversazioni puramente speculative sulle conseguenze di una
crisi mondiale dei sistemi elettronici. Nel finale, dove l’intero impianto
delle premesse viene respinto, l’inconsistenza degli scenari ampiamente
descritti nelle pagine precedenti diventa palese. La crisi più pesante della
sospensione dell’incredulità colpisce quando il grande malvagio di turno si
spinge a giustificare il coinvolgimento di personaggi come Martin Mystère e i
suoi “colleghi”, definendoli elementi scomodi che sarebbe stato opportuno
eliminare visto che c’era l’occasione: riesaminato a mente fredda, il
cervellotico complotto per la distruzione della diga e della cittadina, con
morte-premio di scienziati scelti a caso e le cui attività non costituiscono la
minima minaccia per l'esistenza del suddetto complotto, diventa
involontariamente comico. In particolare, risalta lo sforzo (tanto
sproporzionato quanto inutile) per far credere a questi poveracci ignari e
innocui che una tempesta solare abbia avuto luogo, con tanto di “effetti
speciali” applicati a tutti i finestrini dell’aereo. Come ai tempi delle
vicende di Jonathan Swift o della Terra Cava, sembra di avere letto una storia
di Topolino particolarmente fiacca.
A posteriori, lo sviluppo della sceneggiatura risulta dilettantescamente disomogeneo a causa della
premessa elefantiaca, che enfatizza a dismisura dialoghi e situazioni
introduttive, per poi contrarsi e condensare in un precipitoso riassunto le più spettacolari
sequenze d’azione del finale.
Per usare una definizione tipica del fumetto di Martin Mystère, la storia sembra quasi il compito obbligato di uno
studente svogliato, un lavoro su commissione realizzato nel minor tempo
possibile: sviluppata secondo le direttive standard della serie, non riserva
nessuna sorpresa ed è quindi priva di sense
of wonder, nel suo convenzionale fluire stancamente verso una soluzione
prevedibile e abbastanza precotta.
Analogamente alla sceneggiatura, anche l’arte riserva poche sorprese:
ci sono alcune tavole che Tuis ha avuto il tempo di rifinire completamente a
livello di chine, e che risultano particolarmente gradevoli o comunque
interessanti (come la splash page col
sole che occupa due pagine e sei vignette); per il resto, le sue matite sono
state completate (o addirittura corrette) da altre mani, quando non sono del
tutto assenti: il risultato è un cozzare di stili particolarmente stridente,
soprattutto in certi dettagli come la fisionomia di Diana (che sembra essere il
vero mistero della storia: è davvero lei, oppure si tratta di una Skrull
geneticamente instabile?). Colpisce in modo particolarmente negativo la
frettolosa e graficamente improbabile progettazione del super-cannone: non solo
ha un design ottocentesco (per modo di dire), ma è anche un paradosso
della fisica, visto che un oggetto così strutturato dovrebbe sbilanciarsi e
schiacciare chiunque gli stia davanti in un attimo.
Per pura autoreferenzialità, segnaliamo che nella rubrica della posta
Alfredo Castelli parla in tono alquanto lusinghiero del nostro fumetto Get a Life!,
prodotto dall’AMys e distribuito gratuitamente online: come spiegato da
Castelli, Get a Life ha lo scopo di
raccontare le storie “perdute” di Martin Mystère (Il Teschio di Cristallo; il
Fantasma del Topkapi), di esplorare le contraddizioni e i nodi insoluti della
sua continuità (i coniugi Morgan/Jones; la Terra Cava) e, infine, di
reinterpretare le storie più improbabili della serie, applicando quella ironia
che è tipica dell’opera di Alfredo Castelli.
A questo proposito, ne approfittiamo per anticipare i temi delle
storie future di GaL: la storia mai
narrata della Terra Cava, dalla
catastrofe che distrusse Atlantide e Mu fino al giorno d’oggi; il primo mystero
di Mohenjo Daro; la musica delle
Sfere (quelle dell’Almanacco); gli Yeti
di Marte e altre forme di vita indigene; l’arcano delle parole crociate; le avventure inedite
di Algernon Mabus; i viaggi segreti
di Jonathan Swift e la vendetta dei Khryll; le avventure di Travis al teatrino della memoria corta.
E un fulminante ritorno dello Scheletro
di Cristallo Acefalo!
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