Soggetto di Alfredo Castelli.
Sceneggiatura di Carlo Recagno
Disegni di Franco DeVescovi.
Scheda dell’albo
Come è noto, ci sono momenti in cui i personaggi a fumetti fanno di testa loro, evolvendosi in modi che il loro creatore non aveva né previsto né richiesto. Il fumetto di questo Almanacco, per esempio, prosegue idealmente un filone narrativo che non sembra essere stato deliberatamente perseguito dagli autori, prendendo un leitmotiv classico e unificando di conseguenza tutte le storie relative in una sola “miniserie dentro la serie”.
Come accuratamente riassunto nel fumetto stesso, con ampi riferimenti agli albi in questione, si tratta del gioco letterario tipico di Martin Mystère secondo il quale molti (o tutti?) i personaggi della letteratura (specialmente popolare e avventurosa) sono esistiti veramente, o meglio siano ispirati a persone in carne e ossa che hanno vissuto vicende poi romanzate liberamente.
Il logico (ma non obbligatorio) passo successivo è che questi personaggi si conoscessero e che abbiano interagito tra loro, secondo una “logica Marvel” che i fan più sfegatati adorano, sebbene essa comporti concetti terribili come la malvagissima abominazione della continuità (mentre, per esempio, i lettori di Omero amano che, di volta in volta, si dica che Achille è stato ucciso da Paride, che Achille ha conquistato Troia, che Achille è tornato dalla sua sposa Penelope eccetera). Se questi personaggi si conoscono, allora potrebbero essere imparentati, e un fattore comune potrebbe spiegare la loro eccezionalità. E’ il gioco di Wold Newton, ideato dallo scrittore Philip José Farmer, e argomento principe di questo albo, che include il concetto della “parentela allargata” nell’universo di Martin Mystère.
Ecco quindi che Sherlock Holmes (visto nello storico “Aria di Baker Street” e poi in Storie Di Altrove), Milo Thorpe (alias Nero Wolfe, visto nello Speciale “Il cibo degli Dei”), Fu Man Chu, Lupin, Moriarty, Lord Greystoke (Tarzan) e chissà quanto altri di quelli incontrati da Martin Mystère, fanno parte di una segretissima “famiglia allargata” la cui principale caratteristica è una considerevole longevità.
In che senso, però, si tratta di una “miniserie nella serie” a insaputa degli autori?
Ma nel senso che anche Martin finisce con l’essere parte di questo gioco, a modo suo: nel memorabile “Affari di famiglia”, infatti, Alfredo Castelli ha dato inizio in sordina all’ingresso di Wold Newton nella sua serie, andando felicemente a connettere la genealogia di Martin Mystére con quella di un personaggio creato da Paul D’Ivoi, il celeberrimo Docteur Mystère (anche se il legame è col figlio adottivo, a dire il vero): in un solo colpo, quindi, quella storia applicava la tradizione del personaggio letterario esistito veramente, e creava il primo nodo di una ragnatela di connessioni alla Wold Newton.
E’ stata probabilmente questa storia a ispirare poi a JM Lofficier l’idea di andare ancora più a fondo, connettendo Cigale (forse) ai romanzi ottocenteschi di Paul Feval (si veda Almanacco del Mistero 2012, "L'ombra di Fantômas").
Ecco quindi che la “miniserie nella serie” si ispira secondo una propria volontà, servendosi del contributo e dell’apporto di autori diversi: il fatto che il Docteur Mystère sia stato a lungo ospite degli Almanacchi offre un’ulteriore sensazione di compattezza tematica a questo filone, che si sviluppa appunto sugli Almanacchi (in parallelo a quello di Storia Di Altrove, che da sempre mescola personaggi storici e personaggi letterari).
Che Castelli ami particolarmente questo gioco letterario è testimoniato anche dal racconto breve “La macchina pensante” uscito nel 1995, illustrato da Giancarlo Alessandrini e ristampato su Martin Mystère Extra. In questa storia, che non a caso viene citata anche nel fumetto dell’AdM 2009, Martin è descritto come figlio di Rossella O'Hara e del professor Aronnax.
Lofficier non è stato il solo a rilanciare la trovata di Castelli, in quanto nel 2006 lo scrittore Dennis Power ha inserito Martin nel Wold Newton Universe (“The Judex Codex”) facendolo discendere dall’esploratore Alan Quatermain. E non basta: lo stesso romanzo ha spiegato che un’altra creatura di Castelli, Alan Quatermain II, esiste realmente ed è cugino di Martin: entrambi discendono dal primo Quatermain e per questo motivo si somigliano fisicamente e caratterialmente (?).
Tra i personaggi della “famiglia allargata” di questo albo, si nota anche una donna: chi sarà? Mina Harker, magari, in omaggio alla “League of the Extraordinary Gentlemen” di Alan Moore? (Anche lei è comparsa nell’universo di MM, sebbene la si sia vista solo in SdA).
Di sfuggita, viene citato anche Doc Savage, che compare insieme a The Shadow e a Green Hornet (almeno credo), in una fantasticheria del produttore Aaron: sarebbe curioso vedere integrato anche lui nella realtà Mysteriana, visto che si tratta di un prototipo dello stesso Martin Mystére.
A proposito di fantasticherie, è da segnalare la gustosa fiction prodotta da Mystère’s Mysteries, che si esibisce in un racconto alla Farmer in cui le vite di Fu Man Chu, Moriarty, Lupin, Tarzan e Sherlock Holmes collidono in uno scontro per il dominio su Londra. E, naturalmente, Moriarty è il Capitano Nemo! Un esperimento fantasioso, argutamente sviluppato e con colpi di scena azzeccati e divertenti.
La disdicevole continuità mysteriana viene “tirata dentro” anche per quanto riguarda i curiosi senesi millesettecenteschi vestiti di nero, che sono intervenuti a far sparire certi frammenti di meteorite.
Il coinvolgimento degli Uomini In Nero, però, solleva anche qualche domanda, che nella storia resta senza risposta. La più ovvia è: come potevano gli Uomini In Nero sapere che solo certi meteoriti andavano fatti sparire? Gli Uomini In Nero sapevano che questi meteoriti avevano un’origine “diversa”, o forse sapevano del loro peculiare potere?
E ancora, ampliando la portata delle perplessità, qual era l’origine di questi meteoriti, che purtroppo la storia non rivela?
Ci sono anche dubbi a livello logico, che però sono solo relativamente significativi, in quanto spiegabili con “omissis” dovuti al limitato numero di pagine: per esempio, se i due membri della “famiglia allargata” che hanno unito i frammenti di meteoriti sono morti nell’esplosione, senza lasciare testimoni, chi ha raccontato la loro storia al resto della famiglia, specie il cruciale dettaglio di aver avvicinato i frammenti delle meteore?
Per coinvolgere Martin Mystère in questo mystero, purtroppo, è necessaria una trama “contemporanea”, il che si traduce ormai troppo spesso (e inevitabilmente) in una narrazione da poliziesco procedurale, che in sé ha ben poco di mysterioso: personaggi equivoci, desiderio di potere e di sesso, violenza, eccetera. Tutti i crismi del genere. A noi recensori poco obiettivi e curiosi mysteriani tutto ciò interessa poco, così come anche non facciamo molto caso alla relativa debolezza della trama (cosa sono i parenti non in linea diretta? Per esempio, il figlio della sorella della moglie “normale” del bisnipote di Moriarty potrebbe essere tale... ma ciò vuol dire che il “segreto” della Famiglia viene raccontato veramente a tutti!). Quello che ci interessa è ciò di cui abbiamo vaneggiato sinora, e che speriamo possa portare a ulteriori sviluppi in futuro (e tenete anche d’occhio gli episodi di ”Get A Life" per un incombentissimo gustoso tributo a questa miniserie non ufficiale).
La componente artistica è affidata a Franco DeVescovi, uno degli autori che ha saputo maggiormente adeguarsi allo stile grafico ufficiale della serie, rielaborandolo però secondo il proprio gusto, più solido, realistico e meno astratto. In certi primi piani, sembra quasi di scorgere un omaggio anche all’arte di Enrico Bagnoli dei vecchi tempi.
I dossier, in un caso ormai sempre più raro, sono a tema con la storia e a essa collegati: si parte dal Wold Netwon Universe nelle sue declinazioni offerte da differenti autori, si passa al dottor Quatermass (a pieno titolo un personaggio del citato Universo), e si conclude con Edgar Rice Burroughs, famoso creatore di alcuni dei personaggi più illustri di questo stesso Universo.
La copertina è adeguatamente melodrammatica per quanto riguarda la pioggia di meteore millesettecentesca anteriore, ma altrettanto anonima: è solo in quarta di copertina che si intuisce il tema dell’albo (scelta un po’ infelice, visto che in edicola si vede solo la prima). La colorazione è particolarmente piatta.
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